Lettera aperta a D'Alema

CONTRO LA RESA DELLA SINISTRA

D’Alema, non t’ho mai scritto una sola riga, pur avendo sempre sostenuto a Brescia le tue battaglie più importanti, quand’anche alcune neppure condivise. Ma al punto in cui siamo lo faccio, senza attendermi neppure una tua risposta. Quattro pensieri - tanto sgradevoli e di getto, quanto sinceri - affidati a questa mia bottiglia, semplicemente gettata in mare. Le vicende drammatiche, di questi giorni e di questi mesi, ci dicono d’un pericolo mortale per il futuro della sinistra riformista in Italia. D’una fine miserevole, per consunzione, scissione silenziosa e dispersione della nostra storia migliore. Una disfatta, una resa incondizionata, senza neppure un vera battaglia, del tutto priva di speranza per il futuro. E ben più di quanto ancora non appaia a livello nazionale nello sfarinamento complessivo e con alcuni dei nostri che - da arresi, ingaggiati o vinti - s’atteggiano pure a vincitori. Tu sei l’unico - l’unico - che può dare un contributo decisivo per tentare d’invertire l’inesorabilità di questo declino. Tentando di mettere in campo un nuovo progetto politico che parli - prima ancora che all’opinione pubblica ed al nostro elettorato, così come son conciati oggi, con una sinistra sociale e politica plagiata persino dal grillismo - ai quadri dirigenti intermedi, sia di antica che di nuova formazione. A quelli che finora hanno saputo resistere e che hanno voglia di ricominciare, anche assumendosi il rischio d’una nuova avventura politica ed organizzativa. D’altronde ci è ben noto che l’esercito si forma a partire dai capitani, e pure da noi sergenti di trincea, oggi letteralmente allo sbando, proprio in quanto privi d’una guida.

 

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