Eppur si muove . Note su La morte e la terra di Emanuele Severino

Prof. Eugenio Mazzarella

1. La persuasione che il divenire degli enti sia il loro venire dal nulla e il ritornarvi, cioè, da un punto di vista ontologico, il risolversi della verità dell’essere nella fede nel divenire, la riduzione dell’essere a nulla, la sua assunzione nichilistica “vista” nella e tramite la manifestatività degli enti, nella visione originariamente offerente con cui si danno al sapere, è ciò contro cui è volto da sempre l’ impegno filosofico di Emanuele Severino.

Un monumento aere perennius a questa persuasione – che gli scritti di Severino da sempre argomentano come autocontraddittoria – è certamente nel pensiero contemporaneo l’ontologia fenomenologica heideggeriana, l’originario corpo a corpo da cui parte la meditazione del filosofo bresciano. Ontologia fenomenologica, quella di Heidegger, dove il senso dell’essere – la direzione in cui l’essere viene all’ente e ai nostri occhi, se lo sanno vedere – è determinato come tempo: temporalità originaria (Temporalität), in cui si radica e germina la temporalità (Zeitlichkeit) dell’Esserci e di ogni ente come tale.

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