Lo sconquasso delle crisi – come “montagne russe” in varie guerre ed in borsa - temo ci sottragga la possibilità d’una adeguata risposta democratica. Pure in Italia. Al punto da subire anche le elezioni anticipate, ma con il Centrosinistra nella burrasca in alto mare. I tentativi per un’Alternativa, con mobilitazioni sociali e per la pace sono già in campo. Ma è il quadro politico che arranca. Recenti convegni, come quello di “Comunità Democratica” a Milano - ma con la “stella” di Ernesto Ruffini, già eclissata – confermano tali incertezze. In quanto poi al Congresso anticipato del PD – come minaccia per la Segreteria Schlein - vede tramortiti gli stessi improvvidi proponenti.
La proposta d’un “Centro politico” sembra un tema lontano dai problemi reali, mentre è vero il contrario. Perché coincide con la sfida decisiva per la leadership del Paese. Infatti, nella crisi d’un tale Centro – sul piano sociale, ben prima che politico - si riflettono le difficoltà del Centrosinistra. Si tratta infatti della crisi del rapporto del PD con vasti settori sociali, produttivi e di ceto medio. Nonché della crisi di rappresentanza di buona parte del 50% di elettori che non vota, ma perché non trova convincente la “offerta politica” d’un Centrosinistra diviso e non affidabile.
Alle spalle la crisi d’un PD precipitato dal 40% a poco più del 20%. Ancora oggi ci si aggrappa al “Campo largo” di Zingaretti, segretario PD di anni fa, come fosse la stessa “visura catastale” dei vari lotti sparsi del Centrosinistra, derivati dal fallimento d’un PD maggioritario. La drammatica situazione esige invece una “Alternativa democratica”, intesa come una coalizione maggioritaria, ma plurale com’era l’Ulivo iniziale. E che Martinazzoli e Corsini, nel Comune di Brescia, avevano contribuito a promuovere.
Senza un "Centro Democratico" non c'è alternativa di sinistra alla destra
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