Per un nuovo PD: alleanze, pluralismo, collegialità

Nasce un’area Bonaccini nel PD? Per me è un bene! Tutti pronti a criticare – giustamente - il correntismo, ma esso si espande proprio perché mancano le…correnti! Diciamo meglio: mancano aree politiche definite e chiare. Legittimate da Mozioni e da Congressi. Solo un PD che regola la dialettica delle sue componenti può mettere a freno il correntismo più deteriore. La balcanizzazione. Infatti il pluralismo del PD è quello degli iscritti che si riconoscono in aree culturali e politiche.
Bersani sbagliò a fare il “Segretario di tutti”, senza un’area propria, tra le diverse aree. Schlein rischia su questo stesso punto. E’ quindi meglio definire in modo democratico e con politiche chiare le varie componenti che si confrontano, assumendo responsabilità in una cornice unitaria del PD. Piuttosto che avere dei pretoriani a difesa della “Tenda del Capo” di turno, nel campo d’un Agramante, con tutti contro tutti. Da non dimenticare i 10 generali/segretari liquidati nei 15 anni di vita del PD! A cui aggiungere i “101 congiurati", nel 2013, contro Prodi!
E’ meglio infatti un pluralismo trasparente piuttosto che un correntismo sregolato. Personalizzato spesso sugli “eletti” - dai Sindaci ai Parlamentari - che si fanno partito nel…partito! Con proprie finanze e strutture. Quindi un PD degli eletti “versus” un partito-società!
Tutto ciò che va nella giusta direzione è il benvenuto! A partire da aree, come il riformismo di sinistra, il cattolicesimo democratico ed altre ancora, ma che nel vecchio PD si sono purtroppo scomposte e spesso...imboscate. Aree distinte non perché “l’una contro l’altra armate”, ma per assumere responsabilità anche d’una gestione unitaria del PD. Come mi auguro per i prossimi Congressi del PD in Lombardia e a Brescia. Evitando tentazioni - già affiorate - di mettere in campo ristrette logiche di potere o di candidature personali.
Quindi un augurio all’area di Bonaccini, anche se non è certo la mia area di riferimento! Ma è un segnale anche per chi ha vinto un Congresso, ma non s’è ancora mosso a sufficienza. Anche sulla collegialità della guida politica. Sapendo che le vittorie van da subito “messe a terra” perché comportano responsabilità a 360°. Sapendo che ad una travolgente azione - se poi mal gestita - corrisponde un’analoga, ma opposta forza di…reazione! In politica, come in fisica, vale il “terzo principio della dinamica”. Come quella, ci direbbe Schlein, d’una slavina che t'arriva addosso senza neppur averla avvistata!
Si crede che l’ultimo congresso del PD sia nella norma e non – come ritengo – un’eccezione. La vittoria di Schlein non è la conferma d’un moto ormai pendolare dell’ennesimo cambio di segretari e di linee nel PD. Ne è invece la sua più radicale sconfessione, che parte da Letta, per risalire fino a Veltroni. Nessun segretario escluso.




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