Con gli attuali criteri Brescia Perde 12 milioni di Davide Bacca (giornale di Brescia)
La traversata del deserto non è ancora finita, perché bisognerà capire quali “correttivi” verranno effettivamente messi in campo dalla regione per modificare i fabbisogni standard. Eppure Brescia vede la luce in fondo al tunnel. Progetti e programmi dicono di un potenziamento del trasporto pubblico: più bus, più treni, più qualità. Ma senza risorse è come fare un matrimonio con i fichi secchi. Senza le modifiche approvate in questi due giorni dal Consiglio regionale Brescia era sull’orlo del baratro, per usare le parole di Claudio Bragaglio, presidente dell’agenzia del Tpl di Brescia.
Comune e Provincia non approveranno il Programma di trasporto fino a quando la Regione non sanerà il trattamento su autobus, metro e pullman di Mimmo Varone (Bresciaoggi. 08/12/18)
Il rifiuto del sindaco Emilio Del Bono e del presidente della Provincia Samuele Alghisi di approvare il Programma di trasporto di bacino (Ptb) preparato dall'Agenzia del Tpl sta creando una situazione seria. Loggia e Broletto prima di dare l'ok vogliono che la Regione sani la «iniquità» con cui tratta Brescia in termini di contributi per bus, pullman e metropolitana.
Ma il tempo passa, nulla sembra muoversi nonostante l'impegno dei tre assessori regionali bresciani, Davide Caparini al Bilancio, Fabio Rolfi al Territorio e Alessandro Mattinzoli allo Sviluppo economico. Dunque, urge un tavolo di trattativa per tentare un accordo.
Una mossa in questa direzione la fa il presidente dell' Agenzia Claudio Bragaglio, che giovedì ha inviato al Governatore Attilio Fontana, a Del Bono e ad Alghisi una lettera in cui il (pressante) suggerimento traspare chiaro tra le righe
Se non si arriva rapidamente a un accordo, con conseguente approvazione del Programma, l'Agenzia non può procedere alla definizione del Piano economico finanziario, di conseguenza non può definire i capitolati della gara per l'affidamento al gestore unico del servizio sull'intero territorio provinciale, città comprese.
La situazione che si è creata con il ritiro della candidatura di Marco Minniti è particolarmente critica per il PD. Soprattutto per le motivazioni allarmanti che l’hanno motivata e riguardanti il rischio concreto di nuove scissioni e lacerazioni. Comunque la si pensi va reso un sincero omaggio alla serietà, alla affidabilità ed all’impegno di Minniti.
Le notizie contraddittorie che si erano accavallate da giorni ci sembrava fossero positivamente rientrate con la rinnovata disponibilità che Minniti aveva peraltro confermato proprio martedì, qui a Brescia. Accolta da parte mia, come immagino da parte di molti, come una buona notizia per l’insieme del PD.
Per quanto mi riguarda, nel sostenere ormai da mesi la candidatura di Nicola Zingaretti, ho sempre nel contempo ritenuto che fosse altresì indispensabile andare oltre la contrapposizione tra renziani ed antirenziani attraverso una reciproca legittimazione dei tre più significativi candidati: Zingaretti, Minniti e Martina. Con una legittimazione sostanziale e non di quelle ipocrite e formali. Al punto da ritenere prioritario questo loro comune impegno per il futuro del PD anche rispetto alla vittoria di ciascuno dei tre diversi candidati.
Sono infatti momenti drammatici in cui è il tutto d'un partito che deve prevalere sulle singole pur legittime parti. E questo per una sola e precisa ragione: l’oggetto vero di questo Congresso non è la vittoria di uno o dell’altro di questi tre candidati, ma è la salvezza del PD e d’un progetto di alternativa basato sul centro sinistra. D'una possibile alternativa per il Paese davanti al baratro nazionalpopulista.
Salvare il PD. Anche da se stesso, oltre che dalla paralisi che lo attanaglia dalla sconfitta del Referendum (2016) in poi.
Questo per me è l’imperativo ed il “perché” è presto detto. L’alternativa al disastroso governo Lega-M5S non può che esser costruita con il PD, non già senza il PD e tantomeno contro.
Il mio non è un canto partigiano. Non avrei neppure l’intonazione giusta, viste le critiche rivolte al PD, già in fase costituente e senza aver atteso Renzi. Che peraltro ho ritenuto un “figlio legittimo” di quel PD. Contrariamente a chi dell’anti-Renzi ora se ne fa pure un alibi per nascondere i propri errori precedenti.
Ma è il “come” del salvataggio il nodo più complicato.
C’è chi sostiene – candide anime – il ritorno al PD delle sue origini. Se si allude alla “Carta dei valori” ci sta. Ma se invece ci si riferisce alle scelte politiche, mi pare che ci stia ben poco. Mito delle primarie, vocazione maggioritaria, bipartitismo, indulgenze neoliberiste, il capo partito come capo di governo… una sequenza di scelte ormai archiviate. Dopo dieci anni senza una sola vittoria nazionale, persino quando il PD alle elezioni è giunto primo.
Claudio Bragaglio, presidente della Agenzia del TPL di Brescia “IL TRASPORTO PUBBLICO E’ A UN BIVIO, SENZA RISORSE RISCHIA IL COLLASSO” Intervista di Davide Bacca (Giornale di Brescia 19 11 18)
Claudio Bragaglio non ha dubbi. «Il trasporto pubblico bresciano è a un bivio. O imbocca la strada che noi abbiamo disegnato, quella di un servizio di qualità, ma allora servono più risorse per accompagnare la sua crescita. Oppure, se resta l’attuale assetto delle risorse, il trasporto pubblico bresciano rischia il collasso». In ballo, per il presidente dell’Agenzia del Tpl di Brescia, non ci sono solo i 9 milioni per la gestione del metrò. C’è il «concreto rischio» che al budget bresciano manchino «15-20 milioni», con un conseguente «taglio alle corse dei bus del 20-25%». Questione affrontata anche venerdì, nell’ultimo vertice in Regione, e che sarà oggetto di un incontro coi sindacati nei prossimi giorni.
Presidente Bragaglio, gli incontri dei giorni scorsi tra Amministrazione, Agenzia, assessori e consiglieri regionali sembrava aver garantito al Tpl di Brescia le risorse per il 2019. Perché questo nuovo allarme?
«Gli incontri sono stati molto positivi, hanno consentito di fare un quadro delle risorse e dei rischi. Lì è nata l’idea di un patto politico-territoriale oltre gli schieramenti politici per valorizzare il trasporto pubblico bresciano. È una battaglia locale giocata dentro la battaglia della Regione, che noi sosteniamo, per avere una redistribuzione più equa del fondo nazionale trasporti. Ma, numeri alla mano, l’idea che garantire al territorio bresciano le stesse risorse del 2018 sia una buona soluzione, è sbagliata. Consolidando quelle cifre, ci esporremmo a un rischio elevatissimo: nel 2019 e soprattutto nel 2020, con l’entrata in vigore dei fabbisogni standard, avremmo una vera e propria amputazione del sistema del Tpl, pari al 20-25% dei km percorsi».