Riflessioni sul PD e il Convegno dei Cattolici
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- Categoria: Partito
- Pubblicato: Giovedì, 16 Gennaio 2025 00:00
Il Convegno di Milano del 18 gennaio, promosso da Cattolici democratici, mi si associa ad un Mogol-Battisti: “Io vorrei…non vorrei…torno già a volare, le distese azzurre, le discese ardite, e le risalite, e poi giù il deserto…”. Più volte infatti l’area cattolica ha posto un problema reale nel PD. Pur con quel mogoliano: “ancora in alto, con un grande salto”,… ma che poi non vien mai fatto. Ricordo, l’anno scorso, la polemica di Castagnetti con Schlein
Eppure il Congresso PD aveva offerto ai cattolici varie opportunità per evitarsi un…”e poi giù il deserto”! Ma che si son tradotte nel sostegno gregario alla candidatura di Bonaccini, convinti d’una sua vittoria. Per poi scaricarlo, dopo la vittoria della Schlein.
Ma tale situazione è analoga alla paralisi della Sinistra del PD. Atene piange, ma Sparta non ride. Nel tempo il PD ha fatto scelte sbagliate. Nel 2007 il bipartitismo di sistema, con un PD a vocazione maggioritaria che poi si ritrova ora poco sopra il 20%, ma con una decina di punti in meno della somma di Ds, Margherita ed altri soci fondatori. E con una scalcinata alleanza con il duo Renzi-Calenda e con il fu Grillo-Conte del M5S!
Vi sono fondamenta che non reggon più. Ripartendo – ahimè - dai lontani anni ‘90. Dalla scelta d’un bivio sbagliato. Infatti, alla crisi di sistema dell’89 il PDS di Occhetto rispose con i “Progressisti”, ma contro il PPI di Martinazzoli, nel voto del ‘94. Entrambi sconfitti da Berlusconi. L’errore di quella scelta – mutatis mutandi – s’è diramata nell’Ulivo, fino ad oggi. Infatti si son rimosse le rispettive “originalità” del Cattolicesimo popolare e della Sinistra italiana, espressione di diversificati mondi sociali. Si tratta di quel “caso italiano” che non era una arretratezza in Europa. Anzi. Ripensando ancora oggi a Berlinguer e Moro...
Si dirà, ma da Brescia in Loggia con Martinazzoli e poi con Prodi in Italia la risposta è stata l’alleanza dell’Ulivo. Non è proprio così. Infatti nell’Ulivo, quasi fin da subito, s’è aperto un divario tra un futuro Partito Democratico (Prodi) ed un Partito Socialista (D’Alema). Mentre l’Ulivo rimaneva come alleanza, ma solo a livelli territoriali. Anche per la schizofrenia delle leggi elettorali del ’94 (dal Mattarellum in poi) che favoriva due opposte prospettive. Quella delle alleanze negli Enti locali e il bipartitismo maggioritario in Parlamento. Infatti la crisi dell’Ulivo nel ’98 è stata tutta politica. Ed acuita dalla proposta di referendum a favore d’un rigido bipartitismo. Con la ghigliottina annunciata per vari partiti. Compresa “Rifondazione”, che quindi rovesciò il Governo.
E lo si vede bene in Lombardia. A Brescia. Il bipartitismo ha depotenziato un Ulivo plurale, fatto di alleanze politiche, civiche e sociali. La famosa “disintermediazione” politica di Renzi è arrivata buon ultima! Ma non da lui inventata...