PD, Centro Sinistra, Congresso - Un “nuovo Prodi” come federatore della coalizione
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Pubblicato: Domenica, 18 Dicembre 2022 00:00
In prossimità del Congresso non posso che pensare alla gran confusione che ci avvolge. Come nebbia. Troppe parole per poche idee. Ma, “quando è grande la confusione sotto il cielo”, diceva Mao Zedong, “la situazione è eccellente!”. Confesso che, per il caso nostro, m’è ben chiara la prima parte di questa affermazione, ma molto meno la seconda. Va per la maggiore che per venirne fuori il PD debba prima darsi una identità e poi la politica. Ma è tipica di chi, senza bussola, in realtà non sa dove andare. Come se dovessimo ripartire sempre da zero.
L’identità! Ci provammo con Fabrizio Barca nei famosi tre giorni del PD a Bologna, nel 2019… tant’è che nessuno più se li ricorda. L’identità d’un partito è nient’altro che la sua politica. Sia quando essa è di alto profilo, sia che – ed è il caso nostro – tale profilo è basso. Possiamo aggiungere dell’altro, certo, ma senza quel perno politico anche tutto il resto della ruota non gira.
Una tale politica deve misurarsi non con i peana della retorica della partecipazione, d’un partito aperto…e via via puntualmente elencando buone, ma inutili intenzioni. Costatando che apri sì i circoli, ma non ci entra nessuno perché non riconoscono la tua funzione. Persino l'utilità. Il problema d’un partito è ciò che si propone di rappresentare della società, del lavoro, dell’emarginazione e delle disuguaglianze sociali, del mondo culturale…
Congresso del PD e Loggia: alcune critiche riflessioni
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Pubblicato: Giovedì, 15 Dicembre 2022 18:11
Non basta l’ovvietà quando è in gioco la sopravvivenza del PD ed è da tali situazioni estreme che deriva il “primum vivere deinde philosophari”. Ma il PD per ora vaga in cerca d’una nuova identità e rischia persino di rinviare sine die l’opposizione a questo Governo di destra. Manco di tatto, ma ciò mi richiama l’icastica metafora di “colui che, del colpo non accorto, andava combattendo ed era morto”.
Abbiamo avviato un Congresso rifondativo. Ma prima s’è già fatta la scelta dei candidati, solo poi con le forbici di Arlecchino si ritaglierà il vestito multicolore da indossare per il voto degli iscritti. C’è chi s’attarda sul “Manifesto” del PD del 2007, senza chiedersi come, dal 2007 al 2018, il PD sia passato da 12 a 6 milioni di voti. Che ne è rimasto d’un PD maggioritario di Veltroni, d’un mancato PD ulivista di Bersani del 2011, per poi ritrovarci Renzi – figlio per nulla degenere del PD – ma sulla sponda opposta? Con relative scissioni. Che dire poi del mito delle primarie, con ben 3,5 milioni di voti, con Veltroni Segretario, ma che ci ha piantato in asso dopo soli 14 mesi. Il primo di 10 segretari, in 15 anni di vita del PD, che sarebbero dovuti essere – come da Statuto! - tutti candidabili a premier del Governo!
Per non dire dei “due Partiti Democratici” dei sindaci, ma con opposte anime faustiane nell’unico petto del partito. Con il “partito dei sindaci”, che s’è sempre adeguato alle scelte nazionali del PD maggioritario, con leggi elettorali “bipartitiche” ed ipermaggioritarie, mentre nel territorio ha vinto promuovendo – e per fortuna nostra! – una politica opposta, fatta dalle più ampie alleanze e di civismo. O delle due componenti – sinistra riformista e cattolicesimo democratico – che nel PD han sì convissuto, ma elidendosi tra loro. Con un PD del bipartitismo che, ipnotizzato dalla conquista del centro, perdeva l’anima sua popolare, lasciando il campo ad un M5S del 33%.
Vi sono candidati e schemi adeguati per un Congresso rifondativo? La mia risposta è molto perplessa. Sia sul fronte di Bonaccini che di Elly Schlein. Vedremo se vi sarà dell’altro. Per ora nebbia, come mai m’è capitato in un Congresso. Peraltro in attesa anche d’una positiva iniziativa del candidato Majorino per la Lombardia.
Questa Costituente mi sembra solo un inizio. Ma, dopo anni di governismo, temo che il PD non sia ancora consapevole della lunga traversata che lo attende nel deserto dell’opposizione. Con l’illusione di avere presto programma ed identità. Penso invece sia prioritario verificare volontà politica e tenuta unitaria del proprio gruppo dirigente. Questo l’hic Rhodus che interpella drammaticamente il PD, ovvero un “patto politico” per poter reggere un lungo e difficile cammino . Se non scatta questo “quid” coesivo non ci sarà Congresso che tenga contro il rischio di spinte centrifughe. Con spartizione di spoglie nel PD, a vantaggio di progetti tra loro opposti.