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Le ragioni di un NO, ancor più chiaro, all'accordo con la Destra in Provincia

Contro l’iniziativa squadristica di Brescia si sono levate voci di sincera e preoccupata contrarietà. Da parte di tutte le forze democratiche. Dell’antifascismo sociale, civico e politico. Con l’indizione di una manifestazione per venerdì 20, alle ore 17.30, di fianco a Piazza Loggia. La gravità di simili fatti ci induce ad una riflessione anche sulla contiguità dei rapporti di tali  organizzazioni con la Destra nazionale. E pure con quella bresciana. Più volte - e da più parti -  è stata richiamata la gravità della scelta della intitolazione del Circolo Cittadino – in particolare giovanile ed universitario  -  di Fratelli d’Italia a Pino Rauti. Ovvero al fondatore di quell’Ordine Nuovo, con le ben note sue pesanti corresponsabilità nella vicenda della strage di Piazza Loggia.  E questo – col pieno consenso del Presidente di FdI, Diego Zarneri - proprio nella città del 28 maggio! Un fatto – un oltraggio! - da dover considerare nella sua gravità anche nella valutazione di un PD e di un Centro Sinistra  che propongono per il Broletto un accordo politico con un tale Centrodestra  e per una gestione condivisa della Provincia. Un accordo, peraltro, con un Centrodestra con posizioni del tutto maggioritarie rispetto ad un minoritario  Centrosinistra!
Dicevo dei Comunicati del tutto allineati: unanimi, indignati, allarmati. Ma vi dev’essere poi un qualche ragionevole nesso tra tali Comunicati e le scelte politiche? Penso proprio di sì. Non solo a Roma, ma pure a Brescia. Infatti si dà il caso che alcune delle organizzazioni che hanno promosso tali manifestazioni squadristiche in varie città hanno anche  un rapporto con la Destra che vien poi candidata e siede nei nostri Consigli  Comunali.  Anche a Brescia. Candidati ed eletti che sostengono ora la Lega, ora Fratelli d’Italia, ora entrambi.




Un no chiaro all'accordo col Centrodestra in Provincia

Dalla lettera inviata a: Segretaria nazionale, Elly Schlein, Segretaria regionale, Silvia Roggiani, Presidente Direzione regionale, Barbara Pollastrini, Segretario provinciale di Brescia, Michele Zanardi
                                               
Ho deciso di inviare questa “lettera aperta” anche ai nostri Dirigenti per comunicare il mio “strappo politico” con il PD, in particolare bresciano. Ed in ragione delle varie iniziative assunte per ricercare l’accordo con il Centrodestra per la Provincia di Brescia ho deciso di rendere pubblico la mia contrarietà. Scelta per me estrema e dolorosa, anche considerando i miei 53 anni d’una ininterrotta appartenenza politica – di militante e di dirigente, dal PCI al PD - avendo sempre apertamente contrastato scissioni e defezioni, subite in questi anni anche dallo stesso PD. Una scelta motivata e resa per me necessaria per il percorso intrapreso, ma senza alcun mandato della Direzione provinciale che a fine agosto (e non più convocata) si è limitata a votare le Liste dei candidati per il voto in Provincia. Non altro. Mentre in questi tre mesi e pubblicamente si è proceduto con l’obbiettivo di costruire un accordo politico con il Centrodestra. Oltretutto in presenza d’un PD e d’un Centrosinistra, con posizioni minoritarie. Stante il fatto che le elezioni hanno espresso un rapporto tra 7 e 9 consiglieri, che diventano poi 10 per il Centrodestra, con il Presidente della Provincia di area FdI.
L’esito di quattro Congressi del PD (nazionale, regionale, provinciale e cittadino) è stato chiaro. Con Congressi vinti con la piattaforma della Segretaria Schlein ed all’insegna dell’alternativa al Centrodestra, con PD e Centrosinistra uniti.  Ma se tutto ciò mette poi capo nella Provincia di Brescia - la più grande (al netto delle aree metropolitane) della Lombardia e pure del Paese  - ad un accordo politico col Centrodestra, da noi stessi ricercato e che sta destabilizzando PD e Centrosinistra, vuol dir che siamo di fronte ad una insostenibile  doppiezza. Meglio: ad un deragliamento! Riferito non già e solo a calcoli “governisti” per deleghe affidate a singoli eletti, ma anche a possibili rapporti ed intenti “neocentristi” tra Centrodestra e Centrosinistra, di cui essere consapevoli. E che peraltro stanno dentro ad una parte problematica anche della storia politica bresciana. Ma non solo, viste le iniziali aperture di settori PD verso la candidatura in Regione della Moratti.  Scelta che di sicuro non sta – non ci può stare! - nell’esito d’un congresso del PD che ha visto a Brescia il 61% in provincia ed il 73,7% in città a favore della Segretaria Schlein..…se tali voti li si vuol rispettare. E visto che, in una recente riunione, l’Area Schlein  si è pronunciata, nella sua ampia maggioranza, in termini di contrarietà ad un accordo con il Centrodestra.





Netta contrarietà ad un accordo del PD con la Destra in Provincia

Netta la mia contrarietà ad un accordo tra Centrodestra e Centrosinistra in Provincia. Un conto è una situazione obbligata dalla parità di 8 a 8 consiglieri, mentre del tutto opposta invece una posizione minoritaria di 10 a 7 per il Centrosinistra. Quindi in ginocchio, nell’alleanza con un Centrodestra maggioritario!
Ci troviamo oggi in una fase diversa dalla “Casa dei Comuni” che prevedeva poi il superamento delle Province come “Enti di area vasta”. Fallita la legge Delrio in un prossimo futuro ci si ritrova in campo, ma con nuove Province ed il voto dei cittadini.
Chi propone oggi la gestione unitaria è fermo alla coda del percorso precedente. Quindi non è proiettato verso la prossima fase d’un Centrosinistra contro il Centrodestra. Oppure intende fin d’ora sperimentare – qua o là in giro per il Paese - un possibile “nuovo campo centrista”. Tertium non datur! “Nuove cose” che nel PD si eran già affacciate quando non ci si immaginava la vittoria al Congresso della Schlein. O il risultato delle elezioni europee e delle regionali in Emilia e Umbria. Ma con un qualche segno premonitore, anche in Lombardia, col tentativo di aperture nel PD verso la candidatura in Regione della Moratti.


Provincia di Brescia: un bivio obbligato tra Centro Destra e Centrosinistra

E’ opportuna un’attenta valutazione sulla vicenda della Provincia nel PD e nel Centrosinistra. Emilio Del Bono ha proposto un patto per una gestione unitaria tra Centrodestra e Centrosinistra. “E’ la casa di tutti – sostiene - e la Provincia non può avere maggioranza e minoranza politica”. Una tesi che non condivido. Corrisponde ad un’idea di tempo fa, col Broletto come “Casa dei Comuni”. Ma – per esempio - non credo possa valere oggi per la stessa Loggia, bersagliata ad ogni piè sospinto dal Centrodestra di Rolfi, immaginando poi una sua recita in Broletto con opposte “parti in commedia”! Così come per gli altri Comuni. E’ evidente l’equivoco, perché le politiche amministrative che dividono i Comuni, non si anestetizzano poi in Provincia. Anzi! Infatti stiamo parlando non dell’Anci, ovvero della Associazione di tutti comuni, ma di governi locali eletti in base a diverse liste politiche, quand’anche civiche. E che tali restano anche in Broletto. Non a caso il tavolo della trattativa in atto è quello dei partiti provinciali. Oltretutto, in un modo troppo ristretto, perché mi pare non coinvolga i Sindaci, a partire da Laura Castelletti, Sindaca del Capoluogo.

A maggior ragione se considero, quanto lo stesso Del Bono ha sostenuto, in una recente Assemblea interregionale del PD, con una dura accusa – da me condivisa – contro il centralismo della Giunta Lombarda nei confronti dei Comuni e con riferimento alla “autonomia differenziata”, da contrastare con un Referendum. Opzioni, quindi, del tutto divaricanti. Ben sapendo che le materie della Provincia sono diventate purtroppo la protesi della Giunta regionale nelle diverse realtà locali!
L’idea della “Casa comune” per le Province deriva dalla “riforma” Delrio. Ma tale legge s’è rivelata un errore, sia per il sistema elettorale (tant’è che si richiede il voto dei cittadini), ma soprattutto per la soppressione/riduzione di competenze provinciali, a scapito degli stessi Comuni, esposti così ad un centralismo regionale. Il tutto perché non riformando le Province (con la riduzione anche del numero da 110 a 70), è venuto meno anche l’equilibrio tra le varie rappresentanze locali e si son messi i singoli comuni alla mercé delle Giunte regionali! Ma da quell’errore è necessario uscire restituendo alle Province riformate il ruolo politico d’un governo comprensoriale. Consapevoli delle diversità politiche riguardanti materie come: tutela del territorio, ciclo idrico, cave e discariche, depuratori…Magari per revisioni del Piano Cave e del depuratore del Garda…

Nelle more di questo passaggio ci si era immaginato per Brescia anche un risultato elettorale di parità. Ovvero di 8 e 8 eletti tra gli opposti schieramenti, con il Presidente ancora in carica. Il ché ci avrebbe costretto – opus contra naturam – ad un accordo per evitare la paralisi della Provincia.
Ma il risultato è stato diverso, con il Centrodestra in maggioranza di 10 a 7, comprensivo anche del Presidente Moraschini, che si era posto super partes, ma che è pure lui di Centrodestra.
Questa la realtà.


Bragaglio: la Provincia non è la casa di tutti - bivio obbligato tra destra e sinistra (BsNews 11 novembre 2024

La sfida aperta dal nuovo PD per il “campo largo” a Roma e a Brescia

Dovrebbero bastare le allarmanti vicende di Italia, Francia, Germania,… con l’espansione della Destra, anche estrema, per imporci scelte coraggiose. Mentre invece non mi convince la discussione sulle alleanze del Pd. Sui petali sfogliati tra un sì ed un no per Renzi, per Calenda o per un M5S diviso tra Conte e Grillo. Un tale confronto è fuori orbita rispetto alla gravità del momento. Ma ogni cosa ha il suo tempo. E quello del PD oggi è per la più ampia alleanza contro la Destra meloniana al governo. Risparmiandoci il dubbio amletico se vien prima l’alleanza od il programma. Pur di star fermi. Quindi si parta dalla politica e che sia: “Campo largo”! Peraltro già in ritardo di ben 5 anni, visto che Zingaretti da segretario del PD lo lanciò nel 2019.
Ma tale ritardo non è ascrivibile solo alla riottosità degli alleati. Che pure c’è stata! Perché la maggiore responsabilità è in capo al PD. Che, fin dalla sua nascita nel 2007, s’è dato uno schema bipartitico. Quindi, contrario alla promozione delle alleanze politiche. Con quella sua fumosa “vocazione maggioritaria”, nel tentativo di rispondere alla crisi dell’Ulivo con il “partito unico” del centro sinistra. Esponendo peraltro il PD ad una suicida politica schizofrenica, tra un PD solitario a livello nazionale ed un PD invece coalizionale in Regioni, Province e Comuni. Basti ricordare in Loggia la vittoria di Castelletti sindaco, con il 55% di otto liste, ma con il PD al 26,6%!
Con la vittoria di Schlein al Congresso molto è cambiato. Ma nello Statuto del PD è rimasta l’ambiguità di quel PD “bipartito”, che fa del Segretario del PD lo scontato candidato a capo del Governo! Un’assurdità, in uno schema coalizionale, che va rimossa.



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