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Presentazione libro di Gianfranco Pasquino - 14 aprile 2022

Gianfranco Pasquino
Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana
(UTET 2021)

presentazione del volume
giovedì 14 aprile alle ore 18.00
Auditorium Fondazione DS, via Metastasio 26 – Brescia

l’autore Gianfranco Pasquino
dialoga con il giornalista Marcello Zane

introduce Boretti Nicoletto Presidente Fondazione DS Brescia

Gianfranco Pasquino, accademico italiano, Professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna, già direttore della rivista “Il Mulino”, docente presso l’Università di Firenze, Harvard e Ucla in California, socio dell’Accademia dei Lincei dal 2005, è autore di numerosi volumi oltre che condirettore con Norberto Bobbio e Nicola Matteucci, del prestigioso “Dizionario di Politica”.

Un augurio a Guindani e Galperti per il nuovo Gruppo Civica Italia Viva

Mi è già capitato di esprimere pubblicamente una valutazione positiva, con riferimento alla iniziativa assunta mesi fa da alcuni amici (Benzoni, Avanzini, Coen ed altri) per una aggregazione “liberal” a Brescia, avente a riferimento nazionale Calenda e Renzi.
Altrettanto positivo - ma con caratura accresciuta per i ruoli amministrativi ed istituzionali ricoperti - mi sembra la costituzione d’un gruppo consiliare Civica Italia Viva, quale quello promosso da Guindani e Galperti in Loggia.
Per ciò che mi riguarda non avendo mai condiviso l’idea fondativa del PD inteso come partito unico maggioritario di Centro Sinistra, non posso che vedere positivamente tutto ciò che si muove invece nella logica di una alleanza convergente, ma tra forze distinte e diverse, di Centro e di Sinistra.
Il tutto fatto con la chiarezza programmatica necessaria. Ma – ritengo - anche a vantaggio dello stesso PD. Di una propria maggiore identità politica e programmatica. Di un ruolo coalittivo, ma ben lontano dalla presunzione d'una propria scontata autosufficienza.
Una chiarezza ed una novità, al passo con i tempi politici, che si rendono quanto mai opportune anche sul piano locale. Infatti per quanto positiva e condivisa sia stata l’esperienza in Loggia con sindaco Del Bono, quella del 2013 e riconfermata nel 2018, risulta del tutto evidente come ogni passaggio di Sindacatura comporti anche un necessario cambiamento.

Draghi per il Quirinale un pilastro per il futuro del paese

Rimango convinto che, se non ci fosse il “miracolo” della conferma del Presidente Mattarella, la soluzione più opportuna per il Quirinale sia quella di Mario Draghi. Si sfida un possibile caos con altre soluzioni del tutto deboli. O finalizzate ad operazioni neocentriste, contro il bipolarismo. O che - destabilizzanti - ci portano dritti alle elezioni in primavera. Procedendo quindi bendati verso l’ignoto d’una “tempesta perfetta”. Le tensioni di recente registrate – proprio contro Draghi – anche in merito alle nuove misure per l’emergenza Covid ci dicono molto. Persino troppo, nel prefigurare anche prossimi cambi di maggioranza da parte della Lega di Salvini. E non solo. Pensando, ma illudendosi, che il Presidente Draghi rimanga comunque incatenato alla “macina” del Governo, mentre una “guerriglia” apre brecce nelle mura di difesa in Parlamento e nel Paese. Per non dire poi dell’uscita dell’on. D’Alema, che mette nel bersaglio, con un sol colpo: Draghi, Bersani e Speranza, Letta. Un capolavoro! In particolare, contro la sinistra riformista e lo stesso Governo Draghi, visto che essi sono saldi punti di tenuta, per quanto non unici, evidentemente.
Mi auguro che il segretario del PD, Enrico Letta, confermi le sue recenti posizioni già assunte e che siano fatte proprie dalla prossima Direzione Nazionale del PD. Ma che, se si dovesse riattivare nel PD un ambiguo “doppiogiochismo” contro il segretario Letta - come è già avvenuto - vi sia un’adeguata reazione, anche da parte della sinistra interna, in suo sostegno. Perché non si può giocare con il fuoco, a fronte del futuro non solo del PD, ma dell’intero Paese.


Con Draghi al Colle al sicuro l'Italia, una doppia prospettiva per il PD

Fin troppo facili  i pronostici  sbagliati,  per due opposte  scelte  sulla Presidenza della Repubblica.
La prima, rischiosa e da evitare, una soluzione fintamente unanime, su una candidatura “debole” e condizionata. Che sia il giovane o la donna…o i vari nomi di Casini, Cartabia, Amato, Pera,…che in un’Aula divisa avranno i loro padrini determinanti – già facili da individuare – con la messa all’angolo del PD. E non solo. Con lo stesso Draghi che figurerà tra gli sconfitti e che si ritroverà nel Vietnam d’un anno elettorale. Di cui si son già avuti i segnali con la recente sconfessione della sua maggioranza e lo sciopero di Cgil e Uil, motivato da quello stesso sfregio. Al punto da immaginarci anche un benservito dello stesso Draghi, richiamato dall’Europa.
La seconda, di Draghi Presidente – e a mio parere da sostenere - motivata da un punto di vista sul futuro del Paese, più che sugli interessi di partito – PD incluso – per il periodo del ’22-’23.
Tutti i dati dell’emergenza – dalla pandemica a quella economica - impongono la priorità della “messa in sicurezza del Paese”, sul medio periodo. Anche a fronte d’una possibile vittoria della Destra. Mentre il ricatto d’un voto contrario a Draghi – se candidato - non esiste perché tutti i Parlamentari - della migliore o della peggior specie – sperano di tagliare il traguardo del '23, visto che la maggioranza di loro non rivedrà più il proprio scranno.


Pure un "partito dei sindaci" nel PD? Meglio un PD federativo di un ampio campo progressista

La vittoria del Centro Sinistra e del PD indica la strada per un ampio “campo progressista”. Anche per Brescia, pensando al prossimo voto per la Provincia, il Comune Capoluogo e la Regione.
Leggo quanto sostiene con tono perentorio il Presidente dell’Anci nazionale, Antonio Decaro: “Se Letta ci trascura siamo pronti a fare nel PD il partito dei Sindaci”. Dice alcune cose vere, ma con il sincronismo d’un orologio inceppato. Senza rendersi conto di ciò che è già cambiato. Compresa la liquidazione d’un “congresso straordinario” evocato contro Letta. Per non dire poi del “refrain - anche a Brescia - della carovana in viaggio per il lancio d’una leadership nazionale di Stefano Bonaccini. E che, non a caso, anche Decaro richiama. Parlo non di legittimità, ma di politica visto che l’ultima sua proposta era il rientro di Renzi e di Bersani nel PD, ovvero la paralisi del “rigor mortis”!
Ma là dove arrancava una tale politica è arrivata risolutiva la cogente verità dell’urna elettorale. Che poi questo comporti anche una valorizzazione dei Sindaci è così evidente da non dover attendere lo slancio spericolato d’un Decaro verso porte già spalancate. Ma che ciò avvenga con forme lobbistiche – com’egli evoca, ma nel vuoto d’una politica alternativa a Letta - non mi sembra il massimo, data anche l’alta responsabilità che dovrebbe ricoprire.
Intanto non è possibile immaginare un “partito nel PD” di tali Sindaci che, quand’anche iscritti, son Sindaci non del solo PD, ma d’un ampio Centro Sinistra Civico. Ma, ancor più incomprensibile, è l’aspetto politico, ben sapendo che i Sindaci iscritti appartengono a tutte le componenti del PD: dal sopravvissuto renzismo a posizioni opposte. Quindi questo suo partito di Sindaci nel PD dovrebbe prescindere dalle loro idee politiche nel …partito stesso! Mi paiono contorsioni su un filo appeso al vuoto.


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