Interventi

Presentazione del libro FORME DELLA RIBELLIONE di Paolo Barbieri - 04 10 2018

ASSOCIAZIONE ARTISTI BRESCIANI

Giovedì 4 ottobre, ore 18, nella sede dell’AAB, Vicolo delle Stelle 4, Brescia

presentazione del libro: FORME DELLA RIBELLIONE


di PAOLO BARBIERI (giornalista e saggista)

Con l’Autore dialogano:

MASSIMO TEDESCHI (presidente dell’AAB),

CLAUDIO BRAGAGLIO (Associazione di Studi Emanuele Severino)

Il Libro è edito da Moretti&Vitali

In copertina: "Il mito di Sisifo" nel dipinto del Tiziano (Museo del Prado)

Non ci sono cose colorate in giro, solo persone

Egregio Direttore,

mi son chiesto – anche per la stima che ho per Lei – se prendere silenziosamente atto delle sue osservazioni critiche, o rispondere con garbo, limitandomi a dire che anche nelle polemiche pratico la “par condicio”. Quindi con lo stesso stile – apprezzato o meno che sia – per un calabrese od un valsabbino. Con le stesse ironie, cadute di stile o prese in giro…:, come Lei stessa – pungente - mi ricorda. A testimonianza mia porto l’esempio di varie polemiche con colleghi del Nord o del Sud, con i quali in generale mantengo rapporti di cordialità. Anche perché sempre – è la regola del ring – son loro a rispondere colpo su colpo…e di questo non mi dolgo per nulla. Fermandomi qui.
Ma, così facendo, non sarei del tutto sincero, perché mi è sembrato che Lei cogliesse un qualcosa di più e di troppo nel mio fastidio polemico verso il dottor Acri. Anche in quel mio voler violare il tabù con un provocatorio richiamo al “negher” e al “terù”.
E’ questo un aspetto delicato che non intendo aggirare, andando anche oltre l’inconsapevole Acri. Quindi anche oltre le sue bugie quando, dopo ben tre giorni, non gli è venuto di meglio che sostituire gli stranieri con delle ignare “famiglie arcobaleno” che, di colpo, son state da Acri persino espropriate della loro “italianità”. Che siano neri, gay o domani dell’altro per Acri sono le sgradite “cose colorate in giro”. E qui, parlando di persone, spero che lo svarione sia ascrivibile ad una sua sconcertante povertà di lessico. Laureato in medicina, si vede che sul resto, in Consiglio e fuori, si confonde.


Acri, i "terù" e i "negher" (ovvero la polemica sulle “cose colorate in giro”)

Che dire del debutto a Palazzo Loggia del consigliere comunale Gianfranco…Acri?! Lo stesso cognome suo di ascendenze greco-arabo-- fenicio-egizian-nordafricane avrebbe dovuto consigliargli in Loggia maggior prudenza, sul lamento contro le “cose colorate” in movimento per le vie di Brescia.
Stesso consiglio – immagino, ogni mattina – guardandosi nel suo stesso specchio in bagno. Per non dire pure in quello della sua coscienza che, per quanto ridotto ad uno specchietto retrovisore, si dovrebbe in genere comunque avere. Ed ogni tanto anche sbirciare per evitare dei grossi guai.
Giorni fa nel piano di mezzo del Metrò di via Marconi, nei pochi metri tra un ascensore e l’altro, pedalando in bici, un tizio cantava ad alta voce  “De negher e de terù non ne posso più”.
La volta prossima che lo vedo gli parlerò dell’amico Acri e spero di convincerlo ad accorciar la rima ai soli “negher”, perché pure i “terù” son passati dalla sua parte. Non so se mi riuscirà…se gradirà...se ci cascherà…Mi sembrava tutto, ma non un allocco. Perché l’intolleranza tende ad allargarsi più che a restringersi. E la prossima volta temo proprio che farà pure un qualche girotondo con la bici per completare un nuovo e più lungo elenco, oltre i "negher" e i "terù".
Di certo vorrei regalare al dottor Acri un libretto dello storico Carlo Cipolla intitolato “Allegro ma non troppo. Le leggi della stupidità umana”. Non parla di razzismo e di siculo-calabro-aspiranti ariani, e neppure  è  – tranquillo Gianfranco! -  di eccessivo impegno.
Ma son certo che pure Acri nel riflettere su quelle leggi - ch’egli mi pare stia osservando puntualmente - possa trarne un qualche giovamento. A volte - e saggiamente - anche solo non aprendo bocca.

Discorso su Marx – Intervento di Massimo D’Alema all’Università di Pechino 5 maggio 2018

Intervento di Massimo D’Alema - Peking University, Beijing
Nel 1992, nel clima culturale che si era determinato nel mondo occidentale dopo la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’Unione Sovietica e del sistema dei paesi socialisti dell’Est europeo, Francis Fukuyama pubblicò un libro: “La fine della storia” che sembrò aprire un’epoca nuova e indicare una tendenza non reversibile.
In esso si teorizzava che, con la fine del comunismo, il mondo si sarebbe unificato sotto l’egemonia del capitalismo e della democrazia liberale. Il dominio del mercato avrebbe non solo posto fine al conflitto sociale – a quel conflitto tra servo e padrone teorizzato da Marx come il motore della storia -, ma avrebbe creato le condizioni del migliore dei mondi possibili. L’economia di mercato e il capitalismo avrebbero corrisposto ai bisogni fondamentali e garantito una allocazione razionale delle risorse; mentre lo sviluppo economico e tecnologico avrebbero progressivamente omologato le differenti culture e i particolarismi nazionali unificando il mondo sulla base del modello culturale del capitalismo occidentale.

IL TRIBUTO AL FILOSOFO EMANUELE SEVERINO A BRESCIA

2 e 3 marzo 2018, in Palazzo Loggia e presso le Università Statale e Cattolica
Promosso dall’ASES (Associazione di Studi Emanuele Severino) venerdì 2 marzo, dalle ore 8.30 alle 13, in Palazzo Loggia si tiene il Convegno sul filosofo Emanuele  Severino, con apertura alla cittadinanza ed ai rappresentanti delle istituzioni. Il Convegno poi prosegue nel pomeriggio ed il giorno successivo, presso le sedi della Università Statale e dell’Università Cattolica.

Cesare Trebeschi: Udienza con Paolo VI. Libro di Massimo Tedeschi

Quando gli anni scappano a decine, capita di passar in rassegna molti cimiteri: ricordo di aver ammirato con Mino, la sobrietà di quello della sua Orzinuovi, essenziale nelle epigrafi puramente anagrafiche, mentre a un tiro di schioppo i figli dolenti del defunto costruttore di orologi da campanile si premurano avvertire vivi e defunti “che continuano la ditta”.  Costretto dalla professione a frequentare cimiteri e anticamere, Massimo Tedeschi (che peraltro nella sua monumentale, semiclandestina, storia del nostro Consiglio comunale non aveva dimenticato l’u­dienza) escogita un anniversario quarantennale: molti hanno festeggiato nozze d’ar­gento e messe d’oro; ahimè, 40 pare richiami il numero della quaresima. Pochi mesi dopo quell’udienza Paolo VI sarebbe scomparso: col suo struggente pen­siero alla morte la presagiva; dopo 40 anni come non legger quell’incontro co­me un testamento, un legato te­sta­mentario del gladiatore morente alla sua città?
In quell’occasione impressionò il suo penoso camminare come su sassolini: ben ricordo in altra udienza i fulmini dei segretari quando mia mamma si permise di dirgli ma santità, si sieda, faccia come fosse a casa sua!  sassolini? era schiacciato da un macigno, il macigno del pontificato.

Bragaglio: Paolo VI ed il Consiglio comunale di Brescia in Vaticano

Tra i momenti più significativi dei miei più lontani ricordi, sicuramente vi ritrovo l’Udienza del Consiglio Comunale di Brescia con Paolo VI, tenutasi il 10 dicembre 1977 in Vaticano. Un’emozione, profondamente avvertita, neppure trattenuta, mentre ci incamminavamo con i colleghi del Consiglio Comunale, lungo il colonnato del Bernini, poi a destra, entrando da un ingresso laterale, su per gli scaloni del Vaticano, con lo sguardo rivolto alla bellezza straordinaria delle architetture e delle pitture, fino alla Sala del Trono. Tale Udienza ha rappresentato un evento tra i più significativi della storia cittadina. E non solo.



 

Bragaglio: Brescia e Paolo VI la storica udienza in Vaticano 40 anni fa

L’Udienza del Consiglio Comunale con Paolo VI, tenutasi il 10 dicembre del ‘77 in Vaticano, rappresenta un evento tra i più significativi della nostra storia cittadina. E non solo. Una vicenda oggi puntualmente ricostruita da Massimo Tedeschi in: “La Loggia in Vaticano”, edito da Morcelliana ed in questi giorni nelle librerie.
Un incontro che è andato anche oltre le formalità e che ha visto il Papa evocare, con la vivacità della sua intelligenza, ricordi suoi anche personali. Un Papa però che, mentre nella “Sala del Trono” si avvicinava a noi Consiglieri con un incedere affaticato, ieratico, manifestava anche la sofferenza degli anni, e forse del suo stesso magistero.
Ed è questa immagine sofferente che verrà evocata dal sindaco Cesare Trebeschi, nel Consiglio Comunale convocato il 9 agosto del ‘78, all’indomani della morte di Papa Montini.
“Scomparso improvvisamente – afferma Trebeschi - si è detto da chi non ebbe la ventura, in questi ultimi anni di vederlo fronteggiare senz’altre forze che una volontà sovrumana la propria agonia e l’agonia del mondo: così che attoniti non lascia tanto la sua morte quanto il suo sopravvivere ad un lavoro eccezionale e a dolori atroci, per tanto tempo….eppure chi lo avvicinava era soggiogato da questo fisico fragilissimo, capace di reggersi e di reggere un ingovernabile timone…”.



Bragaglio: Un secolo di "Castelli"

FONDAZIONE CASTELLI
UN SECOLO DI "CASTELLI"  
L'Itis «Castelli» compie un secolo di vita e, per festeggiare la ricorrenza, domani alle 17 nell'aula magna riper- correrà le pagine più luminose della sua storia attraverso il libro del professor Giovanni Boccingher «Dal Moretto all'Itis Castelli - 100 anni (ed oltre) di istruzione tecnica a Brescia». Sul tema volentieri pubblichiamo un intervento del professor Claudio Bragaglio, già docente di Diritto ed Economia dell'Itis.
di Claudio Bragaglio

Con il volume: «Dal Moretto all'Itis Castelli» (Fondazione Federico Palazzoli), scritto dal professor Giovanni Boccingher, viene ricostruita la storia più che centenaria di una delle strutture scolastiche più importanti di Brescia. Un volume corredato anche da fotografie e da documenti di grande interesse.
Dal pregevole lavoro di Boccingher emerge, oltre il percorso che va dalle prime esperienze della formazione d'una professionalità tecnica fino agli anni '60, lo spaccato dell'evoluzione della Brescia industriale. Una «rivoluzione» caratterizzata, com'è noto, da uno specifico percorso di accumulazione di capitali, di lotte sociali e sindacali, di scelte politiche ed istituzionali. Di recente riesaminato dal lavoro di Paolo Corsini e di Marcello Zane sulla «Storia di Brescia». Ma, non meno importante per una comprensione approfondita della «brescianità industriale», è lo studio del «capitale umano», come lo si definisce oggi, ovvero del ruolo svolto dalla professionalità tecnica ed innovativa della manodopera. E' quanto opportunamente rileva, nell'introduzione al volume, il presidente dei Periti industriali, Arturo Bonetta, quando evidenzia - nel cammino che va dal «Moretto» all'Itis Castelli - il ruolo professionale svolto dai periti e dai quadri tecnici. Un ruolo fondamentale per l'organizzazione e l'innovazione produttiva di Brescia. E non solo. Essi hanno costituito, nel corso dei decenni, un fattore decisivo per l'imprenditoria aziendale sul territorio, per l'estensione della rete di piccole e di medie imprese industriali.

Severino: il Filosofo e la sua Città

di Claudio Bragaglio
(Bresciaoggi 03.03.2017)
Molteplici e qualificati i momenti che caratterizzano la presenza del prof. Emanuele Severino anche nella vita pubblica e culturale bresciana. Il Sindaco Emilio Del Bono ha giustamente parlato d’una sua “generosità” verso la città. Ma solo per cenni è possibile richiamare in questa sede alcuni significativi passi di questo cammino.
Come si sa il Professore ha considerato Brescia come un’oasi elettiva rispetto al suo impegno universitario a Venezia e Milano. Ma un significativo cambiamento si è determinato con la strage del 28 maggio del ‘74, quando proprio Bruno Boni, suo carissimo amico, lo convinse a collaborare al nuovo giornale Bresciaoggi. Dove scrisse per alcuni anni, vari interventi raccolti e rielaborati poi in: “Techne, le radici della violenza”. Ed è proprio all’indomani della strage che Severino scrisse un articolo sulla natura politica di tale drammatico evento. Di recente meritevolmente ripubblicato, ed accompagnato da una intervista, a cura di Ilario Bertoletti, per l’editrice Morcelliana.
Ma la sua attività pubblicistica, che poi si estese per decenni anche sulla stampa nazionale, era pur sempre sottratta al contatto più diretto con la città.


Brescia onora Il filosofo Severino

BRESCIA ONORA IL FILOSOFO SEVERINO
di Massimo Tedeschi
La benedizione più autorevole all’incontro di ieri in palazzo Loggia l’ha data lo stesso festeggiato, il filosofo Emanuele Severino: “ Vi ringrazio per quello che ho imparato, a proposito di me stesso, da quanto detto. Spesso noi siamo più ignoti a noi stessi che gli altri”.
Un’ironia lieve e profonda per ringraziare i numerosi intervenuti e “benedire” – nel giorno del suo 88esimo compleanno – la nascita della Associazione Emanuele Severino, provvisoriamente ospitata in Santa Giulia. Una realtà che se manterrà propositi e premesse porterà Brescia nel circuito dell’alto dibattito filosofico internazionale...



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