Al dolore per la scomparsa dell’avv. Cesare Trebeschi, sindaco di Brescia dal 1975 al 1985, si associano i ricordi di vicende civiche, amministrative e politiche tra le più importanti per Brescia. Scelte tra le più rilevanti anche di ASM – come il teleriscaldamento - quando era Presidente della società municipale.
All’indomani della strage di Piazza Loggia del 28 maggio del ‘74, con quei fischi in piazza e la fine della stagione di Bruno Boni, la scelta di un nome, di una esperienza e d’un simbolo che favorisse la ricomposizione di una città profondamente lacerata. All’insegna di una cultura democratica che inverasse coerentemente l’antifascismo cattolico. Con Cesare figlio di Andrea Trebeschi, d’un padre deportato prima a Dachau, a Mauthausen e martire a Gusen, nel 1945. E che ogni anno - come ancora quest’anno, il 24 gennaio - un padre ricordato da Cesare e da tutti i suoi familiari, insieme a tutti gli altri martiri antifascisti e della Shoah, nella Chiesa di S.Faustino.
Una rilevante figura di sindaco, con le sue caratteristiche di amministratore, indipendente, cattolico e civico.
L’avvio nel 1975 della esperienza in Loggia delle “Giunte aperte”, con il PCI di Piero Borghini segretario provinciale, di Francesco Loda capogruppo e di Giuseppe Berruti vicepresidente di ASM. Lo straordinario intervento di Trebeschi preparato per la visita a Brescia di Enrico Berlinguer, nel giugno del 1977, in Piazza Loggia. L’indimenticabile incontro del Consiglio Comunale di Brescia – all’insegna della "operosa concordia" - con il papa Paolo VI, in udienza in Vaticano nel 1997, voluto da Cesare Trebeschi, aperto anche ai rappresentanti del PCI, forzando resistenze della Curia romana. Riportato poi con grande evidenza in prima pagina dall'Osservatore Romano.