Ringrazio di questa breve, ma ricca raccolta di dati e dell’analisi storica di una situazione che la città ha vissuto, o meglio, ha subito nel corso del tempo ed è corretto ricordare che, in realtà, i progetti di sventramento dei centri urbani risalgono a ben prima del fascismo, perché con lo stato unitario questa necessità era diventata incombente. Da un lato, essa era giustificata da una mal interpretata idea di risanamento dei centri storici, il che ha voluto sempre dire “prendere” la popolazione più povera che abitava nei centri storici degradati e spostarla nelle periferie: ciò è accaduto a Brescia, come a Roma e in altre realtà urbane tra inizi Novecento e il secondo dopoguerra. Dall'altro lato, l'operazione legittimava una evidente speculazione edilizia che raccoglieva investimenti, pubblici, ma soprattutto privati, e trasformava in modo definitivo i volti storicizzati delle città storiche. Detto questo, va anche riconosciuto un dato, che credo sia importante condividere, prima di affrontare il problema che ci vede qui riuniti stasera, cioè il fatto che il progetto di Piacentini era ed è, indubbiamente, sia dal punto di vista storico, sia da punto di vista della storia dell’architettura, un progetto significativo e importante.