di Claudio Bragaglio
Il romanzo di Pier Luigi Milani ci cattura in una densa rete di avvenimenti stesa tra Valcamonica e Brescia agli albori del 1200. Sorprende ed incuriosisce quel suo fitto annodar di fili e maglie, tra monaci e pastori, vescovi e curiali, signorotti e delinquenti. Un mondo medievale complicato, al punto da voler invogliarci fin da subito a cercare aiuto nelle note storiche collocate dall’Autore a piè di pagina, per meglio comprendere l’esatto contesto che fa da scenario a quel lontano XIII secolo. È il tempo storico di un territorio, montano e urbano, da rivivere ed attraversare, con la curiosità di voler esplorare un sottosuolo di miti, riti e lavori arcaici, attraverso luoghi dimenticati che, all’improvviso, sembrano riattualizzarsi nel presente. Con un sottofondo di personaggi e avvenimenti animati da quel loro antico dialetto, seminato qua e là in avvincenti pagine che meritano la nostra attenzione e la nostra simpatia.
Il pensiero corre in parallelo ai classici del romanzo storico e alla malìa – così ben riuscita al nostro Autore - di accompagnarci in tempi e ambienti così lontani e trasfigurati dallo scorrere dei secoli che, come una veloce macchina del tempo, restituisce nel reale della nostra fantasia ciò che riposa in quell’arca sepolta, in buona parte ancora da esplorare.