Provincia camuna? Valcam-exit: il localismo porta in un vicolo cieco (graffiti n. 321 - settembre/ottobre 2023) di Claudio Bragaglio

La stagione delle riforme istituzionali presenta un bilancio fallimentare. Ad un tale giudizio non si sottrae neppure il Centro Sinistra, considerando le proposte fatte per forme di governo - nazionale e locale - o per leggi elettorali. La causa più insidiosa d’un tale comportamento è quella di immaginare le riforme, più che dal punto di vista del Paese, in base a mutevoli interessi politici. Con “riforme” intese come varianti del consenso momentaneo per i partiti o – negli Enti Locali – anche per gruppi locali di potere, spesso trasversali.
Il giudizio critico riguarda le contraddittorie proposte di riforma avanzate sia per forme di Stato e di Governo, che per Regioni ed Enti Locali. Passando dalla Commissione Bicamerale del 1977, presieduta da D’Alema, alla Riforma costituzionale Renzi-Boschi. Della Commissione D’Alema s’è salvata solo la riforma del Titolo V della Costituzione, riguardante Regioni, Province e Comuni, approvata nel 2001. Mentre la riforma Renzi-Boschi è stata respinta nel Referendum del 2016, con il 60% di voti contrari. Bocciando quindi anche la scelta di sopprimere le Province, prevista in tale testo anche in chiave “anticasta”.

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