di Claudio Bragaglio
Nell'interessante libro di Osvaldo Vezzoli si snoda la vicenda storica della comunità di San Pancrazio: un piccolo centro costantemente esposto all'attrazione di forti polarità municipali rappresentate dai comuni contermini di Palazzolo, Erbusco ed Adro. Una comunità, nata all’interno di questo più ampio campo magnetico, che è stata direttamente influenzata per ragioni territoriali e sociali dal contesto di un'area che si estende alla Franciacorta occidentale.
Nel corso dei secoli, in particolare fino a metà '800, queste località si sono culturalmente e politicamente definite come un territorio di frontiera. Una frontiera strategica tra Ovest ed Est, di carattere politico e militare in primo luogo, per via di quella secolare stagione che ha diviso l'Italia settentrionale, posta in tensione tra la dominazione veneta, entro cui è gravitata anche la provincia di Brescia, ed il ruolo egemonico dello Stato di Milano.
Non meno significativa, anche se meno evidente, una seconda linea di confine ha interessato realtà come San Pancrazio. Una linea orizzontale, tracciata tra il Nord ed il Sud, in particolare per gli aspetti produttivi, culturali e del paesaggio agrario, che ha diviso la fascia montana - costituita dalla cornice alpina dominata in terra bresciana dall'Adamello - da quella vasta area rappresentata dalla Pianura padana. La fascia pedecollinare dell'intera Lombardia – come ha rilevato anche Carlo Cattaneo nel suo studio: "Notizie naturali e civili su la Lombardia" - presenta una tipicità culturale, non sempre immediatamente avvertita, spesso ignorata nelle sue peculiarità e che invece nella storia delle società agricole ha assunto un rilevante rilievo.