La svolta del segretario PD Zingaretti per un “partito nuovo” è una scelta di coraggio e di lucidità che merita il sostegno. Di coraggio, perché molte sono le incognite: dalle elezioni in Emilia alla tenuta del Governo, dalle trappole dei Referendum alla legge elettorale. Di lucidità, perché delinea un “campo nuovo”, pur nell’incertezza del risultato. A differenza dalla nascita del PD, avvenuta nel 2007 con partiti già strutturati.
Il richiamo è alla società civile, ai sindaci, a vari movimenti ed alle forze sociali. Sullo sfondo anche l’evoluzione del M5S. Mentre poco rimane d’un Centro Sinistra nazionale, per responsabilità anche del precedente PD. Quindi si tratta d’un cantiere di nuova ricostruzione, più che d’un assemblaggio di cose già esistenti. Un cantiere, però, che nei territori e nelle Città – come a Brescia ed in Lombardia – può avvalersi già d’un Centro Sinistra Civico ramificato e forte.
E’ un percorso che rimanda ai versi di Antonio Machado: “Caminante, no hay camino…Viandante, non c’è cammino, ma il cammino si fa andando”. Questa la novità – e il rischio - del Congresso, perché esige di definire la “direzione” d’un cammino, ma non ancora tracciato.
Difficile una “rifondazione strategica”, date le fragilità del Campo progressista, o le vicende esplose nel M5S, o l’incognita delle Sardine. Oggi, ad un PD al Governo, s’impone una navigazione a vista, ben attenta ai bassi fondali, per evitare l’insidia rovinosa d’un qualche scoglio del M5S o di Renzi. Nel mentre si stanno scrutando anche le carte nautiche d’una traversata dell’Atlantico.