I GIUDIZI CRITICI SUL PD PROPOSTI DA ENRICO LETTA

       L’intervento dell’on. Enrico Letta alla Festa del PD di Brescia ha rappresentato, a mio parere, una sollecitazione valida e coraggiosa.

I suoi giudizi critici sono risultati particolarmente incisivi. L’accelerazione delle elezioni anticipate e la sbrigativa chiusura della stagione Prodi, favorite anche da un PD che ha “autoaffondato” la propria coalizione. Una lettura sbagliata sull’effettiva profondità della sconfitta subita. Gli sbandamenti di linea politica del gruppo dirigente, all’indomani delle elezioni. La realtà di un partito ancora tutto da costruire.

Un ragionamento lineare, fatto senza animosità polemica, con la misura consapevole delle enormi difficoltà che ci stanno di fronte nella stagione non breve di un lavoro di opposizione.

Una convincente chiave di lettura che nelle serate precedenti era echeggiata, sullo stesso palco, nel confronto tra i Parlamentari bresciani, anche nelle efficaci parole del sen. Guido Galperti.

Ritengo anch’io che si debba partire – anche a Brescia -  da questo angolo visuale, consapevoli che non esistano ulteriori scorciatoie, dopo quelle – già numerose - imboccate nel recente passato e che ci hanno portato esattamente alla situazione in cui ci troviamo. Scorciatoie sul “far da soli e liberi”, sulle “fusioni fredde” del PD, su un “nuovismo” inconsistente, sul sistema elettorale rigidamente bipartitico, destinato a far esplodere la coalizione e ad impedire ogni rapporto con l’UDC.

 

Non nascondo che i motivi di una riflessione critica su questi vari aspetti non sono certo nati all’indomani della sconfitta, ma erano già stati evidenziati. Ed erano presenti anche nella fase in cui il Pd chiuse inopinatamente il rubinetto dell’ossigeno all’estremo tentativo di un governo Marini.

Letta è stato impietoso sull’illusionismo dei risultati attesi, promessi e conditi da inattendibili sondaggi, da una scarsa conoscenza del Paese reale e delle effettive possibilità di Berlusconi di ricostruire la sua coalizione, che solo pochi mesi prima era a pezzi.

In questa difficile situazione si chiede di anticipare il Congresso del PD. Che vi sia la necessità  di un appuntamento che metta minimamente in ordine linea e gruppo dirigente mi pare fuori discussione. Resta da stabilire se con gli appuntamenti di iniziativa di massa – che pure vanno organizzati -  previsti per l’autunno, in assenza di tesseramento, con le ormai prossime scadenze delle elezioni amministrative ed europee vi siano le condizioni per svolgere un Congresso vero. Vero, non una kermesse propagandistica pre-elettorale o, peggio ancora, una resa dei conti, così come emerge dagli attacchi a Veltroni messi sconsideratamente in campo da Parisi.

Tempo e coraggio di un Congresso vero dovevano essere quelli decisi immediatamente dopo la sconfitta. Brandire la scelta oggi, in autunno, come una clava non mi sembra augurabile.

Il segretario ed il gruppo dirigente hanno legittimazione, responsabilità e sedi per decidere una comprensibile linea politica che ci porti alle elezioni europee ed amministrative. Che eviti un nuovo “bagno di sangue”.

Quando – come oggi - a parlare deve essere un gruppo dirigente - o l’inesistente “Governo ombra” - diffido da chi se la svigna dicendo “ora la parola al popolo”. Il problema è che il popolo, anche del PD, ha parlato, parla e parlerà, ma non  si può dire certo che finora sia stato ascoltato o capito.

Abbiamo bisogno di sintesi e direzione politica. Di una guida politica che assuma ora le sue responsabilità. Ora, non con un rinvio all’esito di un Congresso, con altri mesi di confusione e sbandamenti.

Nel bel mezzo di una battaglia di opposizione, che ancora deve essere attivata con chiarezza e determinazione, non si può certo dare al Paese ed al partito la sensazione che Roma non schiera le forze in campo, ma che si limita a discutere, chiusa al proprio interno, mentre Berlusconi prosegue l’ulteriore espugnazione di Sagunto.

Al Congresso si deve arrivare, non per celebrare un rito dovuto, ma per metterci nella condizione e nei tempi di far crescere il valore di un nuovo progetto politico. Ora la priorità è dare corpo ad un partito, sul piano della sua rappresentatività sociale, dell’iniziativa politica e della sua organizzazione territoriale.

In questi mesi sono venuti contributi di riflessione politica molto importanti e significativi da varie Associazioni. Contributi necessari al partito che mi auguro si sviluppino anche nei prossimi mesi. Penso a quelli promossi dall’Area “A Sinistra nel PD”. Penso a quelli dell’Associazione RED (Riformisti e Democratici), ed in particolare alle proposte di D’Alema e di Bersani che sulle varie questioni (economia, sistema elettorale, rapporto con i cattolici, politica delle alleanze…) sono risultate sicuramente le più convincenti.

Senza scorciatoie, ma sulla base di un aperto confronto, anche nel PD, merita inoltre d’essere affrontato il tema del rapporto con l’area della sinistra e le sue varie componenti. In particolare con Sinistra Democratica, all’indomani della vicenda elettorale della Sinistra Arcobaleno e del congresso di Rifondazione.

E’ questa una problematica che riveste una significativa importanza, in particolare a Brescia. Essa merita un aperto confronto, consapevoli che vanno create le condizioni, anche all’interno del PD bresciano, per una lettura disponibile alla novità della situazione sul versante della sinistra politica e sociale, nonché sul ruolo rilevante che riguarda ambiti importanti dello stesso mondo del lavoro, e che non possono certo essere disconosciuti o sottovalutati.

 

                           

Claudio Bragaglio
del Comitato Nazionale
“A Sinistra nel PD”

   

 

 

Brescia, 27/08/08

 

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