Il PD di Letta: centralità della coalizione

Chi ritiene Letta l’ultima “chance” per il PD deve imporsi un chiarimento sugli errori di questi anni. Compresa la liquidazione dell’Ulivo. Tale “svolta” riguarda non solo Renzi, diventato l’alibi sbrigativo per troppi “gattopardi”. Dopotutto anche Renzi è stato a tutti gli effetti il PD, con il 70% dei consensi alle primarie, e non già una improvvida “deviazione”.
Se un Letta segretario dice “coalizione” e Veltroni, nel sostenere Letta, dice “o il PD è a vocazione maggioritaria o non è” significa sostenere tesi opposte. Con Veltroni che ripete se stesso dal 2007, ma avendo fatto il Segretario - dopo aver vinto con 3,5 milioni di votanti alle primarie – solo per 16 mesi per poi andarsene. In fatto di “verità”, quella richiesta da Letta, si procede ancora nella nebbia.
Se la “vocazione maggioritaria” è un richiamo all’interesse nazionale d’un partito, ci sta. Ma se invece è una politica dirimente significa che il “focus” della battaglia si sposta nel campo degli alleati, tutt’altro che bendisposti verso “vocazioni minoritarie” o a dover sparire in omaggio alle vocazioni del PD. Infatti…
Non è storia solo di oggi pensando alle divisioni tra il PCI berlingueriano ed il PSI craxiano, con il dibattito aspro sulla “egemonia” intavolato allora da Norberto Bobbio, con l’epilogo che sappiamo. “Avversari”, quindi, diventano proprio gli amici recalcitranti a fronte d’un loro ruolo minoritario. Ed è ciò che è già avvenuto quando le “vocazioni maggioritarie” si sono divise tra i fautori d’un partito democratico sul modello americano (Prodi) ed i sostenitori del modello socialista europeo (D’Alema). Il tutto giocato - allora sulle spoglie d’un Ulivo da poco nato – anche sul referendum attivato nel 1998 per l’abolizione della quota proporzionale del 25% del Mattarellum.
Ma se Letta evoca oggi il Mattarellum, e non già per parlarci della preistoria, è un problema.
L’Ulivo s’è sfasciato sullo scoglio, più che delle 35 ore di Bertinotti, sulla minaccia della liquidazione delle liste di partito presenti in quel 25% di proporzionale, che era poi l’anticipo del “partito unico” dell’Ulivo. Si dirà: bassa cucina. Già ma pur sempre cucina di cui vive la politica, se immaginata nel suo pluralismo e nelle sue autonomie di partito.
La “vocazione maggioritaria” tende per logica di cose – vedi Veltroni al Lingotto – al bipartitismo e comporta una legge elettorale maggioritaria conseguente. Ma anche un relativo “fuoco amico”!

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