“Costi quel che costi”, ora tocca a noi

E’ stato giusto porre fine all’accanimento terapeutico d’un confronto che si stava avvitando sugli incarichi ministeriali, al punto da sfasciare anche quella positiva alleanza che sul Conte 2 si è determinata tra Pd, M5S e Leu. Una alleanza che, seppur non del tutto consolidata, va confermata, come hanno sostenuto sia Zingaretti che Orlando, a nome del PD. Operazione certo difficile, ma possibile se son chiare le prospettive del futuro. Senza rimuginare impossibili ritorni alle diverse origini di ciascuno. Di fronte alle gravi emergenze del Paese oggi ci si impone il sostegno alla proposta di Draghi avanzata dal Presidente Mattarella. Nulla merita - neppure la polemica - la bulimica e millantata rivendicazione di troppi padri putativi della proposta di Draghi. Per noi fondamentale oggi è il giudizio sul futuro del suo Governo, consapevoli che esso coincide con la decisione del presidente Mattarella. Questo il punto di non ritorno d’un rischio, non già d’una crisi politica, ma d’una crisi del sistema istituzionale, di cui essere consapevoli. Con un Presidente che, avendo fatto - anche a differenza di alcuni suoi predecessori - della sua “neutralità politica” la cifra rigorosa del suo mandato, renderebbe l’eventuale fallimento del “Governo del Presidente” ancora più drammatico di fronte alle tre gravi emergenze da lui richiamate. Il PD ha già risposto con coraggio e chiarezza, consapevole anche del valore d’un percorso da condividere con gli alleati del Governo uscente. Consapevole altresì che le decisioni di oggi segnano il destino del futuro.
Nel dibattito si fa riferimento al precedente Governo Ciampi inteso come governo tecnico e politico. Sta bene. Ma ancor più rilevante è tale evocazione perché – ora come allora – essa si è posta come una soluzione emergenziale che, seppur diversamente motivata, rinvia anche oggi ad un cambio di sistema politico.


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