Per la Loggia una risposta a Pasotti

Ascolto e mi confronto con Flavio Pasotti, sempre con grande interesse. Sempre con idee, provocazioni e giudizi di valore. Come nell'ultima intervista a Bsnews. Molte le cose da me condivise. I suoi giudizi su Brescia, le iniziative da assumere, avendo in testa le sfide della città del futuro, non la sopravvivenza del passato. Invece altri giudizi, più problematici, su cui soffermarsi. Il suo “appello alla borghesia”. Da uomo di sinistra lo ritengo da parte mia pienamente condivisibile. Dirò di più. Dopo la stagione della mediazione “operai e capitale” della DC e di Boni, e la contrastata vicenda Lucchini, i tentativi in Loggia di giocare in proprio da parte di Gnutti nel '94 o di Della Bona, non sono stati sostenuti neppure dalle loro categorie di provenienza (AIB). Anche perché la Loggia è stata considerata un riferimento di autorevolezza ed affidabilità, anche senza avere un “industriale” - modello berlusconiano -  al comando. Senza poi tralasciare il piccolo “dettaglio” che per certi posti in democrazia si contano i voti popolari e non le azioni di una spa.  Pasotti è critico verso i sindaci “selezionati dalla politica, in questi anni”. Se si riferisce al solo Paroli, non c'è alcun dubbio. Se si allarga “ai sindaci”, allora gioca sull'ambiguità e non son proprio d'accordo. Perché sindaci come Martinazzoli e Corsini, o prima, come Panella, Padula o lo stesso Trebeschi,  “selezionati dalla politica”, hanno reso grandi meriti e onore alla nostra città.

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