SI O NO AD UN PD “PARTITO DELLA NAZIONE”

Può darsi ch’io prenda un abbaglio (anche se mi seccherebbe un po’),  ma su questa storia del PD come “partito della Nazione” vedo troppa confusione. E pure un qualche elemento positivo.

Intanto bisognerebbe ripescare l’originaria riflessione di Alfredo Reichlin che ce l’ha proposto, per risparmiarci almeno stupidaggini. Poi porci in un’ottica di  non pregiudiziale contrarietà, cercando di andare come sinistra riformista ai nodi essenziali. E per noi più ostici e duri. V’è oggi in campo un’alternativa a Renzi, che vada oltre la battaglia giusta e sacrosanta su precise e decisive questioni (legge elettorale, riforma costituzionale, articolo 18, legge di stabilità…)? Intendo una  vera e propria “alternativa politica”? Un progetto che possa prevedere anche la costituzione d’un nuovo e diverso soggetto politico con relativa leadership? Con  chi, con Civati, Landini, Vendola…?

A seguito d’una simile realistica valutazione si aprono per la sinistra  i problemi più seri. Risparmiamoci intanto cervellotiche  linee di fuga e pure quella  voglia matta che serpeggia  spesso nel voler rimuovere – dopo la sofferta vicenda Bersani e Letta – una riflessione seria su noi stessi e sulle nostre attuali divisioni.

C’è una “terza via” tra il diventare tout court  renziani (come i Giovani Turchi) o antirenziani.. a prescindere? Penso di sì, ed a Brescia, come in Lombardia ci si sta provando mi pare positivamente, anche nell’ultima vicenda delle elezioni  della Provincia. Ma ciò che manca alla sinistra PD  è l’indispensabile quadro nazionale, oggi  letteralmente confuso e scomposto.

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