Partito

Campus Edilizia un nodo politico da sciogliere

Mi auguro un chiarimento per evitare un’ulteriore frattura nel PD e nel Centro Sinistra in Loggia. La proposta di Campus Edilizia è stata zigzagante. Prima s’è parlato d’una condivisibile “Fondazione di partecipazione”, con un’impronta culturale. Nel Programma elettorale di Castelletti Sindaco vi era un solo cenno. Nel Documento approvato in Consiglio un salto in alto. Poi un ulteriore cambiamento con lo Statuto, oggi all’esame. Se, come dice l’Assessore Tiboni, Campus offrisse un contributo culturale non ci sarebbero problemi. Anzi. Ma irrisolti sono interrogativi importanti. Come mai Campus Edilizia passa da una “Fondazione di partecipazione” ad una Fondazione di Terzo Settore? Come mai soggetti economici di tipo profit, esclusi per legge dal Terzo Settore, adottano proprio una Fondazione di Terzo Settore? La differenza sta in una parola: “co-progettazione”, tra pubblico e privato. Come previsto dalla legge per quelle particolari realtà sociali e cooperative no profit.
Il capogruppo PD, Roberto Omodei, sostiene che la legge non prevede la coprogettazione in campo urbanistico. Vero e lo prendo in parola. Ma se una Fondazione, che si regge sulla coprogettazione, vede presenti soggetti privati direttamente interessati alla edilizia come fa il Comune a non avvertire l’esigenza politica di tutelarsi. Sia per l’oggi che per il domani. E se in futuro vincesse il Centro Destra di Rolfi? Tutelando gli stessi imprenditori, quelli corretti, che non vogliono confondersi con eventuali profittatori. Di cui è pieno il mondo e le cronache ogni giorno! Anche solo per un principio di cautela. L’emendamento Curcio è nient’altro che questo. Non ci si può limitare a dire solo ciò che non è previsto, ma scrivendo - nel dubbio - ciò che va escluso, e cioè la coprogettazione dei Piani urbanistici. Superfluo? Meglio, ma ci si tutela per l’oggi ed il domani. La netta separazione tra gli interessi in campo fa parte della nostra storia migliore degli assessori all’urbanistica, da Bazoli con Benevolo a Gorlani, da Corsini a Venturini. Memori anche dello scandalo Giancatterina che mise in ginocchio la Giunta Trebeschi nel 1983. Una Loggia quindi che si confronta con tutti soggetti economici, ma pure sociali: Sindacati, Associazionismo, Quartieri…Ma con l’autonomia delle proprie decisioni, nell’interesse generale della città.



https://bsnews.it/2024/02/11/campus-edilizia-tutelare-futuro-brescia-claudio-bragaglio/

Interrogativi sul rapporto tra “Fondazione Campus” e Loggia

Ho condiviso l’apprezzamento della Sindaca Castelletti sulle ricerche presentate dalla Fondazione Campus in Loggia. Ma mi pongo interrogativi sui rapporti tra Campus ed il Comune. La formula proposta è sorprendente. Infatti soggetti rappresentativi di grandi categorie economiche e di costruttori (Aib, Ance, Collegio Costruttori…) adottano la formula della “Fondazione del Terzo Settore”, pur non essendo assimilabili alla sua socialità. Infatti si adotta tale speciale Fondazione in quanto essa fa propria per legge la co-progettazione tra enti pubblici e privati, ma applicata ad ambiti sociali, ben diversi dalla pianificazione urbanistica e dal governo del territorio.
Ci si pone l’interrogativo della presenza del Comune tra i soci fondatori. Infatti, all’indomani di accordi con vari “Stakeholder” di Campus, la voce stessa del Consiglio e degli altri soggetti della partecipazione cittadina risulterà affievolita. Ma su temi così strategici chi oggi è maggioranza non può escludere di ritrovarsi in futuro all’opposizione, ma con una voce resa afona per propria responsabilità. Possibili poi i cortocircuiti d’una Giunta che sul governo del territorio potrebbe ritrovarsi a svolgere ruoli “double face”, magari confliggenti.


Un decalogo di dubbi su Elly Schlein candidata in Europa

Alcuni dubbi e riflessioni critiche sull’eventuale candidatura della Segretaria, Elly Schlein – in tutte le cinque Circoscrizioni od in parte – per il voto in Europa. In un personale modesto…decalogo.
Primo. La progressiva occupazione di ruoli – Segretaria del PD, Deputata alla Camera, poi Parlamentare in Europa - ma nell’impossibilità di poterli sommare, quindi  non potendo poi farvi fronte.
Secondo. Il rischio della riproposizione del peggior “politicismo”, con candidature istituzionali ritenute strumentalmente funzionali solo ad un interesse di corrente o di partito.
Terzo. Il danno per le altre candidature femminili in Europa, derivato da una obbligata concentrazione degli sforzi sull’esito della Segretaria nazionale. Di conseguenza, delle tre possibili “preferenze” con alternanza di genere, le due rimanenti – come da precedenti esperienze - vanno in netta maggioranza a candidature maschili.
Quarto. L’effetto di imitazione della probabile candidatura in Europa dell’on. Meloni. Nell’illusione di avvalersi della contrapposizione: Meloni-Schlein. Quando il meglio della Segretaria del PD – e la ragione del suo successo congressuale - sta proprio nel suo esplicito rifiuto di queste logiche di potere.

Un Pd “federativo” per un’ampia coalizione - l’esperienza bresciana

L’on. Pierluigi Castagnetti critica Elly Schlein perché nella Segreteria del PD non c’è un “Popolare”. Schlein risponde che “senza cattolici non c’è PD”. Bene. Ma in questo pingpong vi sono due nodi irrisolti. Perché l’Area di Bonaccini, data la sua composizione, non ha reclamato un Popolare in Segreteria? Perché dovrebbe esserci tale rappresentanza, ma in assenza d’una Area cattolica strutturata nel PD? In realtà queste contraddizioni derivano da un problema irrisolto dal PD. Lo stesso nodo che ha portato alla crisi l’Ulivo di Prodi nel ’98 ed è rimasto irrisolto nel 2007 con la nascita del PD.
E’ il problema che deriva dalla singolarità del “caso italiano”, rappresentato dal decisivo rapporto tra un’area cattolico-democratica e la sinistra riformista. Già risalendo all’Aldo Moro della “terza fase” ed al Berlinguer del “compromesso storico”. Confermato – per converso - anche dalla “débâcle” dei Progressisti di Occhetto, nel voto del ’93, schierati contro i Popolari. Da lì poi la svolta - di rilevo nazionale - verso l’Ulivo con Martinazzoli Sindaco a Brescia nel ‘94 e per la quale s’è vinto allora e si rivince ancora oggi in Loggia.
Nell’Ulivo prima e nel PD poi si sono scontrate due opposte tendenze che guardavano al di là dall’Italia. Al Partito Democratico degli USA, con un PD dal confuso “meticciato culturale”. Anche da ciò – ritengo - la mancata adesione al PD d’un Martinazzoli. La seconda, ad un Partito socialista europeo. Con una tale dualità anche a sinistra tra Veltroni e D’Alema. Con nel petto del PD queste anime opposte.

Un Pd pluralista alla prova delle varie "anime" nazionali e territoriali

Dopo i Congressi: regionale, provinciale e cittadino, si può aprire a Brescia una nuova e positiva fase per il PD. All’insegna d’un percorso unitario che ha eletto i rispettivi Segretari: Roggiani, Zanardi e Cammarata. Ma tutto ciò sollecita anche una riflessione più ampia. Il Congresso nazionale con l’elezione della Segretaria Schlein ha sì segnato una discontinuità nel PD, ma non ha ancora gettato l’arcata del ponte sul futuro. Ci troviamo ancora in bilico sia sulla strategia politica che sulle alleanze. Quindi sul ruolo stesso del nuovo PD.
Ma qual è oggi la natura plurale del PD? Quella “bipolare” del Congresso nazionale, con Schlein contrapposta a Bonaccini? O quella successiva ed unitaria in Lombardia? O con in campo entrambe le diverse opzioni? Visto che anche in Lombardia lo schema nazionale è stato pur tentato con la candidatura a segretario regionale di Del Bono. Ma che poi è rientrata.
Il pluralismo del PD fotografa non solo la sua organizzazione interna, ma ancor più la sua linea, le sue alleanze politiche e sociali.


https://bsnews.it/2023/11/08/pd-futuro-congresso-nazionale-claudio-bragaglio/

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