Partito

Salvare il Pd uscendo dal contrasto tra pro ed anti Renzi

Salvare il PD. Anche da se stesso, oltre che dalla paralisi che lo attanaglia dalla sconfitta del Referendum (2016) in poi.
Questo per me è l’imperativo ed il “perché” è presto detto. L’alternativa al disastroso governo Lega-M5S non può che esser costruita con il PD, non già senza il PD e tantomeno contro.
Il mio non è un canto partigiano. Non avrei neppure l’intonazione giusta, viste le critiche rivolte al PD, già in fase costituente e senza aver atteso Renzi. Che peraltro ho ritenuto un “figlio legittimo” di quel PD. Contrariamente a chi dell’anti-Renzi ora se ne fa pure un alibi per nascondere i propri errori precedenti.
Ma è il “come” del salvataggio il nodo più complicato.
C’è chi sostiene – candide anime – il ritorno al PD delle sue origini. Se si allude alla “Carta dei valori” ci sta. Ma se invece ci si riferisce alle scelte politiche, mi pare che ci stia ben poco. Mito delle primarie, vocazione maggioritaria, bipartitismo, indulgenze neoliberiste, il capo partito come capo di governo… una sequenza di scelte ormai archiviate. Dopo dieci anni senza una sola vittoria nazionale, persino quando il PD alle elezioni è giunto primo.


Segretari Pd: perchè è positiva la scelta di Peluffo in Regione, Zanardi in Provincia, Gaglia in città

In risposta alla intervista di Giorgio De Martin
Ho letto con tutto l’interesse che merita l’intervista di Giorgio De Martin (Giornale di Brescia, 8.11.18). Sorvolo volutamente gli aspetti polemici, per concentrarmi su quelli politici. In parte condividendoli, in parte no. Condivido le valutazioni riguardanti il successo del PD e del Centro Sinistra in Loggia con Del Bono sindaco. Lo sforzo unitario e l’impegno d’un PD in città diretto dallo stesso De Martin. Ed altro ancora.
Su altri passaggi ho un’opinione diversa. Le “componenti” interne al PD sono previste nel PD, che è un partito pluralista e non leninista. Né grillista, né berlusconiano. Si vota al Congresso per mozioni, su diversi candidati e sulla base di queste si compongono gli organismi dirigenti (unitari o in base a maggioranza/minoranza) con i voti degli iscritti. Il PD non ha mai voluto regolamentare le componenti in modo trasparente (finanziamenti, rappresentanze…), questo il problema. E la relativa confusione. Con la Leopolda, per esempio, e tutti quanti poi con le proprie “Leopolde e Leopoldine” del caso. A Roma come a Brescia. Tutti ordinatamente contro le correnti, nel tentativo di far fare brutta figura ma alle correnti degli avversari. Con limitatissime eccezioni.




BRAGAGLIO: PER UNA DIALETTICA UNITARIA AL CONGRESSO PD Valutazioni sulla vicenda delle candidature a segretario di Mottinelli e di Zanardi

Nel prendere atto della dichiarazione dell’amico Pierluigi Mottinelli penso si debba ringraziarlo ed apprezzare le motivazioni della sua scelta. Decisione non facile – tra segreteria del PD e candidatura europea – ma che, per come si è svolto il confronto al “Tavolo” , convocato dal segretario Michele Orlando, era stata ritenuta dai più una scelta indispensabile.
Potevano esserci percorsi e decisioni anche diversi? Può darsi. Anche perché il clima unitario interno al PD bresciano, a maggior ragione dopo la grande vittoria in Loggia di Emilio Del Bono, è reale e poteva far maturare una convergenza su un solo candidato.
In questa stessa direzione si è opportunamente mosso anche il Sindaco Del Bono, con la proposta da lui autorevolmente avanzata. Ben interpretando così gli auspici di molti, compreso il sottoscritto. E come al Tavolo in effetti poi è avvenuto con l’unanimità dei consensi sulla candidatura a segretario PD di  Mottinelli. Non è un caso, infatti, che si è decisa una delegazione per sottoporre tale scelta allo stesso Mottinelli.

Per un nuovo e diverso PD…la ripartenza da Brescia?

La vittoria del sindaco Del Bono, oltre che oggetto del desiderio è anche motivo d’una riflessione critica per il PD nazionale? Nutro più d’un dubbio. Anche in presenza di autorevoli valutazioni fatte dall’on. Gentiloni a dall’on. Martina, segretario del PD. Infatti il PD ha finora solo sfiorato il cuore del problema. Si dice: vittoria del buon governo. Vero. Ma fu pure vera la sconfitta del buon governo di Martinazzoli e di Corsini, nel 2008. Come vera anche la sconfitta del buon governo di Fassino a Torino. Il buon governo, quindi, è condizione imprescindibile, ma non sufficiente.
Il “di più”, di cui oggi dice Brescia, è un’operazione - tutta politica - di costruzione d’un nuovo Centro Sinistra e del Civismo. Come ieri a Milano con Giuseppe Sala. Quindi non generici appelli alla società civile ed ai corpi intermedi, ma una leadership inclusiva ed un progetto, chiaro ed aperto, in cui forze sociali e cittadini possano riconoscersi. E non già leadership o partiti monocratici ed autoreferenziali. Con “Cantores” del PD saliti sul carro del vincitore, pur sostenendo ancora politiche opposte.
Le due vittorie di Del Bono – 2013 e 2018 - rappresentano l’ordine logico degli addendi di alleanze politiche, sociali e civiche. E non già quelle del “Rosatellum”, con alleanze prima rigettate e poi inutilmente improvvisate. Già nel 2013 le primarie di Del Bono con la lista civica di sinistra con Fenaroli, già segretario della Cgil. L’apparentamento con Castelletti e la sua lista civica e socialista. Insieme poi al civismo moderato e cattolico di centro.

Finalmente il Congresso! Per rifondare il PD con il contributo anche di Brescia

Le decisioni assunte dalla Assemblea Nazionale del PD ritengo siano ampiamente condivisibili. Dopo un dibattito non facile, abbiamo evitato rotture e conclusioni pasticciate, che peraltro sarebbero state rigettate da un partito in pesante sofferenza, a seguito delle sconfitte che si sono subite.
L’elezione di Maurizio Martina a segretario nazionale e le modalità ravvicinate per la celebrazione del Congresso Nazionale rappresentano quindi un punto fermo per fuoriuscire dalla confusione e dalla paralisi di questi ultimi mesi.
Situazione allarmante, ben colta anche dal PD di Brescia. Infatti vorrei sottolineare come il recente pronunciamento unanime della Direzione Provinciale, su proposta del segretario Michele Orlando, sia stato quanto mai opportuno e giusto. Come giusta ed opportuna l’iniziativa assunta ai vari livelli, regionale e nazionale, dallo stesso Segretario.
Si era parlato, fino ai giorni scorsi, d’un Congresso spostato all’indomani delle elezioni europee, ovvero ad un anno e mezzo di distanza dalla disfatta del 4 marzo. Una tale decisione avrebbe di sicuro procurato una profonda lacerazione e disatteso una volontà di ripresa che invece è indispensabile. Avrebbe altresì rappresentato un ulteriore segnale di paralisi, dovuto a logiche inaccettabili interne al gruppo dirigente nazionale.
La scelta dei Congressi rappresenta invece la volontà di reagire con determinazione per salvare e rinnovare il PD, contro ogni logica dissolutiva ed ulteriori divisioni. Per rifondarlo, il PD, come ha detto giustamente il segretario Martina. E per metterlo nella condizione di fare una ferma opposizione a questo Governo e di costruire una alternativa ampia e di centro sinistra

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