Partito

Paolo Corsini e le fatiche di...Sisifo

Leggo sulla stampa , le dichiarazioni del sen. Paolo Corsini a favore di Giorgio Gori in Regione. Ottima decisione. Ma, pure insistita la cantilena delle sue dichiarazioni sul proprio disimpegno in politica. In tutte le versioni immaginabili e le occasioni possibili. L’ultima, nel recente confronto con mons. Giacomo Canobbio, sul suo bel libro: “Laici o cristiani”, presso la Libreria Paoline.
In fondo ci si abitua. Infatti per me la cosa non è del tutto nuova. E neppure recente, ricordando un lontano precedente dell’87, anch’esso proclamato in pubblico. Quando, a seguito d’una disavventura parlamentare, Paolo dichiarò un ritorno ai suoi amati studi ed alle sudate carte, tracciando così un disincantato distacco dalla politica.
Per fortuna nostra (e pure sua) il professor Corsini applicò poi una raffinata esegesi interpretativa alle sue stesse parole - tra una glossa e l’altra, come frequentemente avviene per le Sacre Scritture - che gli consentì di non contraddirsi. Dedicandosi sì agli amati studi, che peraltro mai ha dismesso, ma senza mai allontanarsi troppo dalla politica. Anzi. Un precedente, direi, che ancora oggi può far dottrina.


Bragaglio: giusto partecipare alla manifestazione antifascista di Brescia

Con riferimento alla manifestazione antifascista ed antirazzista in Piazza Mercato a Brescia, desidero precisare che considero la presenza di esponenti PD e, per quel che mi riguarda anche del sottoscritto, sia stata pienamente motivata e condivisibile. Ritenendo altresì l’assenza del PD da varie e diverse manifestazioni nazionali meritevole invece di valutazioni critiche. Penso sia stata opportuna, a maggior ragione dopo l’appello del Sindaco di Macerata, la posizione assunta dal PD nazionale per la manifestazione in quella città. Ma l’aver fatto conseguire da una motivata valutazione di opportunità per il clima di tensione che lì si era creato, un’assenza pressoché generalizzata del PD dalle altre piazze ritengo invece sia stata una decisione non convincente. Bene quindi hanno fatto, per esempio, l’on. Fiano e l’assessore Maiorino a partecipare a Milano. Come abbiamo fatto noi a Brescia, ma l’errore a livello nazionale è evidente. Anche per questo condivido in pieno la speranza, come sostiene l’on. Piero Fassino, che si possa recuperare presto ritrovandoci tutti uniti contro i rigurgiti fascisti il 24 febbraio.
All’obiezione d’un qualche amico sulla inopportunità della mia presenza, in ragione del mio ruolo di Presidente della Direzione regionale del PD, non posso che rispondere in pubblico negli stessi termini della conversazione privata. Peraltro senza alcun intento polemico. Ma con motivi in più nella mia convinzione.


Su liste e voto in Direzione Regionale e su Brescia

La Direzione Regionale del PD ha approvato all’unanimità le Liste PD per la Regione Lombardia. Compresa la Lista di Brescia che, nella sua fase di formazione, ha registrato un passaggio critico e problematico. Con riferimento alla vicenda nazionale delle candidature non posso che condividere il giudizio molto critico espresso in Direzione dallo stesso segretario regionale, Alessandro Alfieri.
“Vicenda devastante”, è stato detto dal Segretario nazionale, Matteo Renzi. Giudizio, che andrebbe però ampliato e declinato, a mio parere, con riferimento anche alla legge nostra elettorale il “Rosatellum”, nonché alla gestione centralizzata a Roma delle candidature, che ha penalizzato pesantemente territori e pluralismo interno del PD.
Ciò è avvenuto anche per Brescia. Con candidature paracadutate dall’esterno, prive d’un senso comprensibile, con decisioni che hanno stravolto il percorso unitario costruito a Brescia. Pensando in particolare alle scelte nazionali, per nulla condivisibili, riguardanti, i parlamentari uscenti Guido Galperti e Miriam Cominelli.



Bragaglio a Rosati (LeU): “Sottrarsi alla coalizione. Una scelta criticabile”

intervista di Mauro Zappa (Bresciaoggi) 24 01 18

Claudio Bragaglio, presidente della direzione regionale del Partito Democratico, risponde al suo predecessore Onorio Rosati. Quest’ultimo, candidato di Liberi e Uguali alla successione di Roberto Maroni, aveva illustrato le ragioni che hanno portato il suo partito defilarsi dalla coalizione di centrosinistra che sostiene la sfida lanciata da Giorgio Gori.

Le posizioni assunte da LeU in Lombardia sono frutto di scelte operate a Roma?
“In Lombardia la legge elettorale, come peraltro nei Comuni, prevede la contrapposizione di coalizioni che si combattono per ottenere il premio di maggioranza. Sottrarsene riduce evidentemente le possibilità di vittoria. Ciò premesso credo che quanto accaduto derivi da una scelta di carattere romano, da un’aspra contrapposizione verso il PD. Atteggiamento criticabile, a maggior ragione dopo che la segreteria nazionale, cambiando posizione, aveva aperto alla formazione di coalizioni di centrosinistra. Si trattava di inserire un cuneo per rendere più agibile questo percorso, viceversa da parte di LeU c’è stata una sottrazione. Una bandiera che doveva essere issata è stata malauguratamente ammainata”.

Candidature civiche o maschere di lotte intestine?

Con riferimento all’intervento su Bresciaoggi (7.1.2018) dell’ing. Giacinto Musicco, che ringrazio, mi corre l’obbligo d’una precisazione su un possibile equivoco riguardante stimabili persone.
Le mie considerazioni sulla vicenda amministrativa del 1991-92 in Loggia (Bresciaoggi 29.12.2017) sono critiche nei confronti di alcune forze politiche e non già verso il prof. Mauro Piemonte. Al punto che sottoscrivo quanto Musicco afferma sul suo valore professionale e personale. Il punto che ha finito poi per coinvolgere anche il prof. Piemonte, riguarda la strumentalità di alcune operazioni politiche dell’allora DC.
Lo spunto è nato da una riflessione sulla proposta di candidato sindaco, fatta dagli on. Gelmini e Paroli, del prof. Enrico Agabiti Rosei. E da un accostamento con Piemonte: analogo profilo professionale, stessa età, in quiescenza dagli Ospedali Civili, stessa modalità di proposta nel bel mezzo d’una profonda frattura politica dei partiti che lo sosterrebbero. Se nulla ho detto su Agabiti Rosei, alcune cose posso invece richiamarle per Piemonte. Quasi immaginando, appunto, anche una storia parallela.
Intanto, lo dico all’amico Musicco, non è vero che “la sovranità popolare si era espressa a larga maggioranza (circa settantamila voti) a favore del prof. Piemonte, come sindaco in pectore”. Piemonte era capolista della DC, ma il sindaco, peraltro di coalizione, veniva eletto dal Consiglio Comunale. Non necessariamente il capolista o il più votato con le preferenze. Infatti un Bruno Boni, redivivo in Loggia nel 1985, prende 10 mila preferenze, 2 mila più di Piero Padula, ma è Padula a diventare Sindaco. Nel 1990 è Padula che prende 9.500 preferenze, ma il Sindaco lo farà – nel caos più totale della DC – Gianni Boninsegna.


In evidenza

Cerca nel sito

Fotografia del giorno

Con il sindaco ...

Nuova Libreria Rinascita