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Renzi dal 41,2 al 36,3%, meno 5 punti in un solo mese

Renzi: dal 41,2 al 36,3%. Meno 5 punti in un solo mese, per colpa di quel  ‘gran gufo’ di Ilvo Diamanti.  Vero che è solo un sondaggio, per fortuna. Ma è pure il segnale d'una crepa, anche se non ancora d’un allarme. Per questo può essere un segno di tempi, seppur modesti, da salutare e da rilevare - per lui e per tutti noi - per capire quel che finora Renzi non ha capito e per far  risalire la china sua e del Paese. Quindi per ‘cambiare il verso ’ di questi suoi deludenti mesi di governo!“Cambiamento” è stata finora la magia della parola di Renzi.  A volte, per l’opinione pubblica, come la polverina magica di Trilli, la fatina di Peter Pan. Spesso, per i 'nemici' di cui ha bisogno ogni giorno in overdose, come una frusta.  Bene. Ma, come direbbe il Qoelet biblico, c’è un tempo in cui il cambiamento (come una frusta) vale per gli altri ed  un tempo in cui il cambiamento (sempre come una frusta)  deve valere pure per se stessi. Renzi incluso.

Documento del Coordinamento di Brescia: per l'unita' della sinistra riformista del PD

Nelle giornate di sabato 15 novembre e di sabato 22, sono convocati a Milano due importanti appuntamenti politici per la Lombardia, con la partecipazione dell’on. Bersani e dell’on. Speranza, successivamente, dell’on. Cuperlo. Entrambe sono valide iniziative di analisi e di approfondimento politico della minoranza interna al Pd sulle tematiche che riguardano le scelte del Governo Renzi, la Legge di stabilità, il Jobs Act e l’articolo 18, le riforme costituzionali e la legge elettorale, le politiche di ripresa economica e dell’occupazione, a fronte del perdurare d’una grave recessione, i tagli alle risorse degli enti locali, le iniziative sociali e del sindacato. Il dibattito riguarderà quindi temi fondamentali per il futuro del PD e del Paese, sui quali la sinistra riformista può e deve dare un contributo di analisi e proposte anche per superare i propri i limiti. A partire dall’impegno decisivo per una riforma elettorale che non preveda un “parlamento di nominati” e per una modifica dell’art. 18 che non sacrifichi fondamenta diritti dei lavoratori.

Oltre 100 adesioni PD alla manifestazione CGIL del 25 ottobre

Noi aderiamo alla manifestazione nazionale della Cgil di sabato 25 ottobre perché:

Riteniamo, partendo dal presupposto che non si possano scambiare tutele con i diritti, che il diritto al reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa non sia un orpello del passato, ma una difesa del soggetto più debole nel rapporto capitale-lavoro. Ad una generazione di precari non si può consegnare un futuro fatto di una vita lavorativa senza questa garanzia, che, in varie forme, c’è in tutta Europa;

Riteniamo un errore aver posto la fiducia al Senato e voler porla alla Camera su una legge-delega che necessita della più ampia discussione in Parlamento;

Riteniamo che, attraverso una forte mobilitazione sociale, siano possibili quei cambiamenti che recuperino lo spirito originario del Jobs Act: introduzione del contratto unico a tutele crescenti, estensione degli ammortizzatori sociali, convenienza del contratto a tempo indeterminato rispetto a quello determinato;

Riteniamo che se il contratto unico deve essere a tutele crescenti al termine di un triennio al lavoratore debba essere riconosciuta la pienezza dei diritti, compreso l’art. 18.

Pagani Paolo Esec. Provinciale Pd 

Balliana Massimo Direzione Provinciale Pd 

Bonzoni Louise Direzione Regionale

Bragaglio Claudio Direz. Regionale 

Bazzani Antonio Sindaco Bovezzo

Domenighini Matteo Segretario Prov. Giovani Dem.

Bandera Serafina Presidente Assemblea Prov. Pd

Curcio Andrea Segreteria Prov. Giovani Dem.



SI O NO AD UN PD “PARTITO DELLA NAZIONE”

Può darsi ch’io prenda un abbaglio (anche se mi seccherebbe un po’),  ma su questa storia del PD come “partito della Nazione” vedo troppa confusione. E pure un qualche elemento positivo.

Intanto bisognerebbe ripescare l’originaria riflessione di Alfredo Reichlin che ce l’ha proposto, per risparmiarci almeno stupidaggini. Poi porci in un’ottica di  non pregiudiziale contrarietà, cercando di andare come sinistra riformista ai nodi essenziali. E per noi più ostici e duri. V’è oggi in campo un’alternativa a Renzi, che vada oltre la battaglia giusta e sacrosanta su precise e decisive questioni (legge elettorale, riforma costituzionale, articolo 18, legge di stabilità…)? Intendo una  vera e propria “alternativa politica”? Un progetto che possa prevedere anche la costituzione d’un nuovo e diverso soggetto politico con relativa leadership? Con  chi, con Civati, Landini, Vendola…?

A seguito d’una simile realistica valutazione si aprono per la sinistra  i problemi più seri. Risparmiamoci intanto cervellotiche  linee di fuga e pure quella  voglia matta che serpeggia  spesso nel voler rimuovere – dopo la sofferta vicenda Bersani e Letta – una riflessione seria su noi stessi e sulle nostre attuali divisioni.

C’è una “terza via” tra il diventare tout court  renziani (come i Giovani Turchi) o antirenziani.. a prescindere? Penso di sì, ed a Brescia, come in Lombardia ci si sta provando mi pare positivamente, anche nell’ultima vicenda delle elezioni  della Provincia. Ma ciò che manca alla sinistra PD  è l’indispensabile quadro nazionale, oggi  letteralmente confuso e scomposto.

25 ottobre. Incoerente per un PD la piazza della CGIL?

Ho sostenuto il Sì per il voto di fiducia sull’art. 18 perché così è stato deciso dalla maggioranza del PD.  Ma il senso di responsabilità e di lealtà non è tale da dover rovesciare una diversa convinzione. In quel voto c’è il merito.  Già di per sé sbagliato. Ma poi anche un significato politico più generale, in tema di minori diritti del lavoro. Esplicito, tale significato, sia per chi s’è opposto, sia per chi l’ha condiviso. Su questo punto politico la vicenda non s’ è aperta certo  col voto del Parlamento,  ma neppure in quell’Aula  s’è  chiusa.

C’è chi vuol precludere la piazza ai PD che han votato la fiducia. C’è chi ritiene incoerente esser del PD ed in piazza il 25. C’è chi pensa che sia una piazza contro il Governo. C’è chi, da sprovveduto, sollecita persino misure disciplinari. Ma c’è anche chi del PD, coerentemente, ritiene che ci sia una piazza per una diversa politica del Governo.  Per quel che mi riguarda sono iscritto al PD da 7 anni ed alla Cgil da 43. In un PD che ha 7 anni ed in una Cgil che ne ha più di 100.

Vero che oggi va per la maggiore solo il nuovo. Ma è cosa anch’essa nel frattempo già diventata vecchia perché è ormai da più 20 anni, nel campo del centro sinistra soprattutto,  che si convive in partiti nati e sfornati come pizze. Anche se tutti nati e battezzati all’insegna finalmente d’un nuovo grande inizio, d’un nuovo grande partito, d’una nuova e sempre più grande storia.

Ma troppi ed ambiziosi padri fondatori  si son rivelati solo dei modesti eredi e, taluni, pure degli incauti affondatori.

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