Sala: una candidatura per Milano anche da... bresciano

Varie le valutazioni su Giuseppe Sala, sindaco di Milano. Ma vorrei subito deludere un amico del PD che considera il mio sostegno a Mr. Expo come tardiva confessione - parafrasando il filosofo – del fatto che ‘non possiamo non dirci renziani’. Non è così.
Per me la sfida di Milano era obbligata per Pisapia. Dunque un errore il suo ritrarsi. Da ciò i nostri problemi.
Perché Sala? Per diverse ragioni, già motivate. E senza nulla togliere ad altre candidature. A mio parere v’è poi anche una ragione ‘bresciana’: la convinzione che il nostro futuro passerà, ancor più di prima, da Milano. Questione che va oggi ri-focalizzata, anche alla luce delle novità legislative.
Il voto dei cittadini si sa è decisivo. Ma dopo la vittoria c’è pure il governo d’una metropoli complessa. Ciò significa rapporti anche con soggetti sociali, sindacali, economici, finanziari. Significa ‘governance’ con varie realtà, altro che ‘disintermediazione’ renziana. Su questo piano Sala potrebbe avere una marcia in più.
Ma di che Milano stiamo parlando? Non del solo Comune, ma d’una ‘Città metropolitana’, che comprende un terzo della Lombardia. Tre milioni di persone e la concentrazione economica più rilevante del Paese. La terza in Europa. Non d’un rito solo ambrosiano, tanto meno meneghino. Con il Sindaco di Milano che, per la legge Delrio (l.56/2014), è anche il Sindaco metropolitano. E domani – come da Statuto – da eleggere, a suffragio universale, e che adotta un ‘Piano strategico generale’, con funzioni ancor più rilevanti di quelle regionali. Sullo sfondo, invece, le nostre ex Province derubricate dal nuovo Titolo V della Costituzione.

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