La proposta della candidatura di Enrico Letta alla Segreteria Nazionale del PD - che mi auguro possa da lui venir accolta - merita, a mio parere, di essere condivisa e convintamente sostenuta.
La necessita di “salvare il PD, rinnovandolo” è assolutamente inderogabile, in particolare con riferimento alla profonda crisi che vive il Paese ed alla necessità che il Governo Mattarella-Draghi sia all’altezza del suo difficile compito, pienamente sostenuto dal PD e dal centro sinistra.
Per questo è per nulla opportuna la soluzione transitoria di un “reggente” e l’immediata indizione di un Congresso con mesi di ulteriori tensioni, sconquassi ed instabilità, magari fomentati da settori per quanto marginali del partito stesso, come peraltro è avvenuto ed ha denunciato il segretario Zingaretti con le sue stesse dimissioni.
Bisogna “ritornare allo Statuto”, con i gruppi dirigenti che si assumono le proprie responsabilità, con i Congressi celebrati a scadenze statutarie. Dando così al Segretario eletto lo spazio e la fiducia della propria azione politica, con il voto di una Assemblea con un migliaio di delegati congressuali pienamente legittimati.
In Letta si riflettono capacità, autorevolezza, una linea che dall’Ulivo al PD, ha rappresentato una componente cattolico democratica costitutiva del pluralismo del PD, aperta da sempre al dialogo con la sinistra riformista e le altre componenti liberaldemocratiche ed ambientaliste. Con un’idea di centro sinistra particolarmente attenta al mondo del lavoro e dei ceti produttivi. Così come Letta ha dimostrato nel tempo con intensi rapporti con le aree del Nord, della Lombardia e con il rapporto coltivato con la stessa realtà bresciana, che lo ha visto frequentemente presente ed attivo.