Referendum regionale e libertà di voto
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Il Referendum del 22 ottobre, promosso dalla Giunta Maroni, entra nel vivo sia per il merito del quesito che per il senso politico dell’intera operazione.
Nel merito, la richiesta d’una maggiore autonomia non può che essere condivisa. Vorrei dire scontatamente condivisa. L’art. 116 del Titolo V della Costituzione, riguardante il “federalismo differenziato”, è stato a suo tempo voluto con il Referendum (2001) proprio dal Centro Sinistra, ma duramente contrastato dal Centro Destra. Ed è parte identitaria della politica autonomistica del Centrosinistra.
Ritengo sia stato quanto mai opportuno che il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e Beppe Sala, Sindaco di Milano, con Emilio Del Bono e Pierluigi Mottinelli, Sindaco e Presidente di Brescia, ed altri sindaci di capoluogo, abbiano assunto, come amministratori pubblici e rappresentanti delle loro comunità, una posizione favorevole al quesito. Non sottacendo, peraltro, critiche per il carattere generico del quesito, il mancato confronto con il governo che rimane comunque il passaggio ineludibile stabilito dagli art. 116 e 119 della Costituzione.