Sulla stampa le nomine di A2A, con varie valutazioni ed azzardati teoremi. Sono note le scelte dei Sindaci di Milano e di Brescia, Giuseppe Sala e Emilio Del Bono, in favore di Marco Patuano e del bresciano Renato Mazzoncini. Proposte ampiamente condivise. Certo, con osservazioni. Il primo rilievo critico riguarda l’avvicendamento degli attuali protagonisti: Giovanni Valotti e Valerio Camerano, sui quali si registra un giudizio positivo, con solidi riscontri economici e gestionali.
Nel prendere atto delle proposte dei due Sindaci, penso si possano esprimere anche opinioni personali. Fondate o meno, che siano. A mio parere, il primo punto riguarda il fatto che tale novità nasca non da un giudizio critico sulla precedente esperienza, bensì dalla necessità di costruire una nuova fase di ampio respiro, anche temporale, che prefiguri la futura A2A.
A fronte delle emergenze, sanitaria ed economica, si impongono risposte concrete. Peraltro, già operative per la sanità, come in campo economico quelle proposte dal ministro Gualtieri. Emergenze che rimandano a rischi d’un collasso economico e d’una allarmata paura tra i cittadini. Rischi reali da contrastare in tempo. Da un tale allarme è scaturita la proposta d’un “governissimo”, avanzata – come dioscuri in sintonia – da Salvini e Renzi. Ma con l’epilogo che sappiamo, visto il maldestro tentativo - camuffato da emergenza – per far saltare il Governo Conte ed il PD, e per far precipitare il tutto nelle elezioni anticipate.
Vicenda chiusa, quindi. Ma spero non per fare l’errore di confermare la strada dei mesi scorsi. Perché il problema è un reale “stato di emergenza”, più che il fatto di rintuzzare l’ennesimo assalto di Salvini. O d’un Renzi che è passato dal 6 al 3.5%, dopo il merito d’un 40% al PD. E con molti renziani ormai pentiti per quella sua improvvida scissione.
Il Paese è davanti al bivio, tra sbandate populiste o risposte adeguate all’emergenza. Ma, finito in pattumiera il “governissimo”, qual è la nuova “cornice politica” del Governo Conte e del PD?
Domanda ancora priva d’una risposta adeguata. Di certo lo stato di emergenza non può esser messo tra parentesi, illudendosi – ma la tentazione è forte - di proseguire come prima. In altri tempi di acuta crisi le classi dirigenti non si sono sottratte a risposte coraggiose, senza dover risalire al “Brain Trust” del New Deal di Roosevelt. Infatti, nell’emergenza degli anni ’70, l’Italia di Moro e di Berlinguer seppe darsi “governi di solidarietà nazionale”, con una maggioranza parlamentare ben più ampia dell’area di governo. Con il “pendant” anche nei Comuni, come a Brescia con la “Giunta aperta” di Trebeschi in Loggia. Nel ’93, con il Governo Ciampi, i “Tavoli di concertazione” con tutte le forze sindacali e produttive. O, nel 2011, con il Governo “Napolitano-Monti”, allora bistrattato, ma poi pure riscattato. Porto esempi non come materia d’esame per ripetenti, ma per sostenere che la politica non possa uscire dalle emergenze con il modello dello “status quo”, con cui nella crisi vi è entrata.
MARTEDÌ 18 FEBBRAIO, ALLE 16:30, IN PALAZZO LOGGIA (BRESCIA)
INCONTRO PUBBLICO IN RICORDO DEL PROF. EMANUELE SEVERINO, SCOMPARSO IL 17 GENNAIO.
ASES (Associazione Emanuele Severino) e COMUNE DI BRESCIA Martedì 18 febbraio, ore 16.30, presso il Palazzo della Loggia, piazza Loggia 1, Brescia TRIGESIMO IN RICORDO DEL PROF. EMANUELE SEVERINO Partecipano: EMILIO DEL BONO (Sindaco di Brescia), INES TESTONI (Presidente di ASES), ANNA SEVERINO (Vicepresidente di ASES), Con le testimonianze di: FRANCO ANELLI (Rettore dell’Università Cattolica di Milano), GIAN MARIO BANDERA (Direttore del Centro Teatrale Bresciano), ILARIO BERTOLETTI (Direttore di Editrice Morcelliana), ROBERTO CALASSO (Direttore della Casa Editrice Adelphi), PAOLO CORSINI (Senatore, storico), GIULIO GOGGI (Vicepresidente ASES), MICHELE LENOCI (Professore dell’Università Cattolica), MAURIZIO TIRA (Rettore dell’Università Statale di Brescia). ------ Incontro pubblico
Martedì 18 febbraio, alle 16:30, in palazzo Loggia (Brescia), si tiene un incontro in ricordo prof. Emanuele Severino, scomparso il 17 gennaio.
L’evento è stato voluto e organizzato dall’Associazione di Studi Emanuele Severino (ASES) e dal Comune di Brescia con il sindaco Emilio del Bono che ha aderito per testimoniare la vicinanza della Città alla famiglia del filosofo.
Il legame tra Emanuele Severino e Brescia – città dove è nato e ha vissuto – è sempre stato molto intenso tant’è che anche quando alla fine degli anni ‘60 lasciò l’Università Cattolica – dopo la celebre polemica con il mondo cattolico in seguito alla pubblicazione di “Ritornare a Parmenide”, e la conseguente sentenza dell’ex Sant’Uffizio che dichiarò il suo pensiero incompatibile con il cristianesimo – rifiutò di trasferirsi all’Università di Roma per non allontanarsi dalla sua città. «Mi ci trovo come nelle mie pantofole» aveva dichiarato in un’intervista per poi aggiungere che a Brescia si sentiva a suo agio «Come il beduino si trova a suo agio sul suo cammello».
Ma il legame di Emanuele Severino con Brescia va al di là dei ricordi biografici. È particolarmente significativo quindi ricordare che proprio con le case editrici bresciane ha pubblicato le sue prime opere: “La struttura originaria” nel 1958 con La Scuola ora edito da Adelphi anche se La Scuola lo ha riproposto qualche anno fa in copia anastatica. Sempre La Scuola, nel 1960, ha dato alle stampe il saggio “Per un rinnovamento della interpretazione della filosofia fichtiana”, che ora è inserito in “Fondamento della contraddizione” di Adelphi. Recentemente è inoltre uscito “Educare al pensiero”. È di Paideia la prima edizione di “Essenza del nichilismo” con il famoso saggio “Ritornare a Parmenide”, uscito in precedenza sulla “Rivista di filosofia neoscolastica”.
UN CONFRONTO PUBBLICO SU: "PD PER IL CENTRO SINISTRA IN ITALIA E A BRESCIA" con L'ON. ANDREA ORLANDO LUNEDI 10 FEBBRAIO, ORE 20.30 PRESSO LA SALA 28 MAGGIO, SEDE PD via Risorgimento 18, Brescia Interventi di: ANDREA ORLANDO Vicesegretario nazionale PD MICHELE ZANARDI Segretario Provinciale PD MIRIAM COMINELLI Direzione nazionale e Assessore al Comune di Brescia
introduce CLAUDIO BRAGAGLIO Presidente della Direzione lombarda del PD
La svolta del segretario PD Zingaretti per un “partito nuovo” è una scelta di coraggio e di lucidità che merita il sostegno. Di coraggio, perché molte sono le incognite: dalle elezioni in Emilia alla tenuta del Governo, dalle trappole dei Referendum alla legge elettorale. Di lucidità, perché delinea un “campo nuovo”, pur nell’incertezza del risultato. A differenza dalla nascita del PD, avvenuta nel 2007 con partiti già strutturati.
Il richiamo è alla società civile, ai sindaci, a vari movimenti ed alle forze sociali. Sullo sfondo anche l’evoluzione del M5S. Mentre poco rimane d’un Centro Sinistra nazionale, per responsabilità anche del precedente PD. Quindi si tratta d’un cantiere di nuova ricostruzione, più che d’un assemblaggio di cose già esistenti. Un cantiere, però, che nei territori e nelle Città – come a Brescia ed in Lombardia – può avvalersi già d’un Centro Sinistra Civico ramificato e forte.
E’ un percorso che rimanda ai versi di Antonio Machado: “Caminante, no hay camino…Viandante, non c’è cammino, ma il cammino si fa andando”. Questa la novità – e il rischio - del Congresso, perché esige di definire la “direzione” d’un cammino, ma non ancora tracciato.
Difficile una “rifondazione strategica”, date le fragilità del Campo progressista, o le vicende esplose nel M5S, o l’incognita delle Sardine. Oggi, ad un PD al Governo, s’impone una navigazione a vista, ben attenta ai bassi fondali, per evitare l’insidia rovinosa d’un qualche scoglio del M5S o di Renzi. Nel mentre si stanno scrutando anche le carte nautiche d’una traversata dell’Atlantico.