Interventi

Bragaglio: contro la paura. Una riflessione di Luciano Costa

Su Bresciaoggi del 29 dicembre, Luciano Costa ha scritto il suo Domenicale: “Liberiamoci dalla paura e il 2020 sarà un buon anno”.
Ampio, ancor più delle omelie che ormai tendon sempre più ad esser invece fin troppo asciutte e svelte, Luciano sviluppa una serie di considerazioni che spaziano dai nomi nazionali (Mattarella, Papa Francesco) ai locali (Del Bono e Mons. Tremolada) che si schieran contro la paura, con buoni ragionamenti che mi sento di poter condividere pienamente.
Più che di generosi e profumati grani di incenso a favore dell'ottimismo, quel che mi è piaciuto nel pezzo è questo suo "schierarsi contro" la paura. Contro i pavidi. Combattivo. Paura che certo c'è, ma - dice Luciano- va pur contrastata. Da lì anche il pronostico suo sul 2020. Che mi sentirei di condividere, toccando ferro, magari coi dati elettorali dell'Emilia tra le mani. Certo anch'io son fiducioso perché il vento sta cambiando in meglio. Sarà per ora solo un refolo... ma come scriveva anche Verdelli, il Direttore di Repubblica, sabato  28 dicembre:  "Avviso ai naviganti, non sprecate il buon vento".


Mario Tambalotti: testimonianza del figlio Andrea

Una delle tante cose che ho imparato da mio papà è che quando si parla in pubblico non si può leggere un testo. Bisogna farlo a braccio, anche se naturalmente sulla base di un canovaccio ben studiato. Lui faceva così. Ed infatti, quando faccio delle presentazioni per lavoro, cosa che mi capita abbastanza spesso, ci penso, mi preparo, so cosa voglio dire, ma non seguo un testo scritto. Mi è impossibile farlo. Ma in questo caso, perdonatemi, devo leggere. Per due motivi. Primo, senza un testo, avrei divagato e parlato troppo, perché sono figlio di mio padre. Secondo, non credo che sarei riuscito ad arrivare in fondo. Vediamo se ce la faccio così.
Una persona straordinaria
Mio papà era una persona straordinaria. Credo che ciascuno di voi lo possa testimoniare. Era straordinaria la sua biografia, straordinario il suo carattere, ed è straordinario quello che ci lascia, tramite le sue opere, quello che ha fatto, e per il suo esempio. Mi piacerebbe poter spendere un po’ più tempo a parlare della sua biografia, della sua parabola da figlio della classe operaia in Via Milano, cresciuto durante il fascismo, sempre fermamente opposto da lui, e dal suo amatissimo papà Vincenzo, Cenci, al diploma di perito industriale, alla laurea alla Bocconi, alla quale si era iscritto quasi per caso, alle tante soddisfazioni professionali, come uno dei primi commercialisti a Brescia, e tanto altro, ma non ho il tempo, e probabilmente non ne vale la pena. Perché quello per cui credo tutti lo ricorderemo di più, sono il suo carattere ed il suo esempio, e di quelli voglio parlare un attimo.
Ci sono tanti aggettivi che mi vengono in mente quando penso a mio papà, molte qualità che lo contraddistinguevano, e che immagino siano familiari alla maggior parte di voi. La grinta, determinazione, coraggio, che per esempio gli hanno permesso di superare un grave incidente in bici all’età di 80 anni, alla faccia del medico che gli disse che si doveva accontentare di andare in giro in sedia a rotelle. Invece lui è tornato in bicicletta e sugli sci, fino a questo passato Febbraio, alla soglia dei 90 anni, quando abbiamo sciato insieme in Alta Badia! E poi la saggezza, l’esperienza, la pacatezza, la pazienza, la vivissima intelligenza. E potrei continuare per molto.

"CRISTIANESIMO, POVERTÀ, POLITICA" - incontro martedì 3 dicembre 2019

"CRISTIANESIMO, POVERTÀ, POLITICA"

In occasione dell’uscita del libro "POVERI E CAPITALE. LA POVERTÀ NELLA POLITICA" Prefazione di Mario Tronti (Ed. Scholé- Morcelliana, Brescia)

Incontro sul tema "Cristianesimo, povertà, politica"

con PAOLO SORBI, Autore
PAOLO CORSINI, Storico, già Sindaco di Brescia
ILARIO BERTOLETTI, Direttore di Morcelliana.
Coordina il dibattito CLAUDIO BRAGAGLIO, Nuova Libreria Rinascita.
Introduce DINO SANTINA, direttore dell’AAB.

AAB associazione artisti bresciani, vicolo delle Stelle 4, Brescia, 3 dicembre, ore 17.30


Il libro: dall’antico grido di libertà del gladiatore e schiavo ribelle Spartaco alle nuove lotte nelle fabbriche moderne: secoli di storia della povertà. Di quei poveri che si auto-organizzano per liberarsi dallo sfruttamento, per il potere dei poveri, dei proletari, fino a uccidere e uccidersi tra loro, come testimonia la storia. I conflitti dei poveri sono descritti attraverso le storie di insurrezioni medioevali, rivolte, manifestazioni, proteste, di atti di pace e dialogo ed episodi come le guerre dei contadini durante la Riforma protestante tra fine Quattrocento e Cinquecento, le dinamiche dei rivoluzionari del 1789 a Parigi, dei proletari nella Russia del 1917. Non una sola storia, ma differenti interpretazioni. In “Poveri e capitale. La povertà nella politica” l’analisi viene condotta alla luce delle scienze umane: vengono descritti i complessi meccanismi della psicologia politica e dei raccordi con la sociologia nei processi di urbanizzazione e secolarizzazione, con la genesi antropologica del “capro espiatorio”.
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L’autore: Paolo Sorbi, sociologo laureatosi a Trento alla fine del’68, è stato tra i protagonisti del movimento di lotta antiautoritario degli studenti di Sociologia. Professore straordinario di Sociologia, per quasi quindici anni, all’Università Europea di Roma, dirige il CRIPPEG (Centro di Ricerche di psicologia politica e geopolitica) di quell’Università con una sede anche a Gerusalemme.
Tra i suoi testi: Emergenza antropologica. Per una nuova alleanza tra credenti e non redenti (con P. Barcellona, M. Tronti e G. Vacca, Guerini, 2012). Collabora con «Avvenire» e «Vita e Pensiero» sui temi della globalizzazione e dell’ebraismo contemporaneo.

Bragaglio: la strage di Piazza Loggia dopo la sentenza. I poteri occulti del “doppio Stato”. 12 07 19

Con la pubblicazione dell’interessante libro di Paolo Barbieri: La morte a Brescia. 28 maggio 1974: storia di una strage fascista (edizioni Red Star Press, Roma, 2019) l’ampia bibliografia riguardante la drammatica vicenda della strage di Piazza Loggia si arricchisce d’un nuovo ed importante contributo. Un contributo, peraltro, d’un testimone – allora giovane diciottenne – che in quella drammatica mattinata era tra i manifestanti in Piazza Loggia e che, già dalle prime pagine, descrive il momento drammatico dello scoppio, la reazione dei partecipanti alla manifestazione, il rischio della vita per l’Autore stesso che, solo per un fatto del tutto casuale, si era da poco allontanato dal luogo dello scoppio.
Barbieri cattura così, fin dalle prime pagine, l’emozione del lettore, restituendoci la memoria di quei drammatici momenti che Brescia, ogni anno da quel 1974, rivive ogni 28 maggio con i ritocchi lenti della campana, nel silenzio assorto di piazza Loggia, alle 10.12 del mattino, prima di dar corso alla manifestazione pubblica.
Nelle pagine scorrono ricordi, riflessioni, stati d’animo ed eventi: la bomba, le parole spezzate dell’oratore, il sindacalista della Cisl, Franco Castrezzati, la piazza atterrita, gli otto caduti ed i cento feriti, la descrizione dei funerali con la risposta politica di massa della città e del Paese intero. Il corteo immenso che in profondità attraversa nei giorni successivi il dolore immenso della città.
Ed ancora il clima di rabbia, di contestazione, di ribellione contro la strage fascista. “La città – scrive Barbieri – per diversi giorni sarà autogestita ed il servizio d’ordine più che dalle forze dell’Ordine sarà garantito dal Sindacato e dai Partiti” (P. Barbieri, cit., p.50).
In nessuna città d’Italia, dove sono avvenuti analoghi drammatici eventi della sanguinosa strategia della tensione, ogni anno si rivive con eguale intensità, e per la durata d’un mese intero, il ricordo di quel 28 maggio. Con molteplici iniziative – nelle piazze, in sedi civiche, istituzionali, sindacali, in teatri, scuole ed università – che ripropongono il significato di quell’evento, per Brescia ed il Paese intero. Alla luce del passato e d’un impegno rinnovato nel presente e per il futuro.
Merito di tutto ciò, in particolare, va ascritto in grande misura a “Casa della Memoria”. Una realtà viva ed attiva - partecipata dalle istituzioni locali, nonché da realtà culturali, politiche, sindacali e sociali - presieduta da Manlio Milani, il marito d’una delle insegnanti cadute nella strage.



In ricordo di Mario Tambalotti

Ci siamo ritrovati, oggi, per rendere l’estremo saluto a Mario, un amico stimato e a tutti particolarmente caro. Desideriamo, da parte nostra, esprimere una commossa e sentita partecipazione al dolore di Rosa, di Lucia e di Andrea, della sorella Franca, dei carissimi nipoti e di tutti i familiari. Per molti di noi, Mario è stato anche un compagno d’un lungo cammino di ideali, d’un impegno politico, sociale e civico, di speranze condivise.
Dalle parole, rese ancor più intense dalle emozioni e dai ricordi che abbiamo appena ascoltato, ed espresse dai suoi figli Lucia ed Andrea, emerge il profilo di un padre affettuoso e di un uomo che ha profuso intelligenza, passione ed impegno, oltre che per la propria famiglia, anche nella sua professione, che per lui ha rappresentato la realizzazione di un’etica di responsabilità e di convinzione. Una vera e propria etica del lavoro.
Molti i riconoscimenti pubblici. Testimonianze che si sono manifestate sulla stampa ed anche nei numerosi necrologi di amici, esponenti istituzionali, professionisti, ordini professionali. Ma, in particolare, vorrei ringraziare Rosa, Lucia e Andrea per quel loro affettuoso pensiero: “dopo una vita lunga e felice è mancato Mario”. Una vita appunto felice, quella di Mario, il cui ricordo, pur nel dolore nostro, ci aiuta ad alleviare il peso della sua mancanza. Un ricordo che ci riporta in vita l’immagine sorridente di Mario, con quella sua affabilità, quel suo stile inconfondibile, quella sua felicità, quella sua fiducia e quell’ottimismo nella vita condiviso con familiari ed amici. E, per molti di noi, anche l’immagine sportiva, come quella sua pedalata in bicicletta verso il lago di Iseo. Penso anche alle parole, poi, della sorella Franca che ha immaginato il proprio cuore che si allarga per poter comprendere, accanto ad altri suoi cari che sono già scomparsi, anche questo suo caro “fratello gentile”. Particolare è poi il ricordo dei genitori suoi e di Mario.

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