Partito

Bragaglio: il valore nazionale del voto lombardo - per un nuovo PD e la modifica dell’Italicum

Il voto di Milano ed in Lombardia ha un valore nazionale. Da laboratorio politico. Ma non per ribadire l’ovvio, e cioè che, persa Roma, il PD s’è salvato almeno con Milano, l’altra Capitale.  Intanto, tra flussi e riflussi di commenti, ritengo la lettura data da Prodi la bussola più convincente. E, su un punto, richiamo anche Chiamparino quando, sul voto nazionale e di Torino, allarmato vede  un PD che si stacca dai cittadini per trasformarsi in una macchina di potere.
Il tutto nella tormenta populista – da Trump alla Brexit – e con l’Europa squinternata. Mille le cose da cambiare. Anche per la sinistra interna del PD. Ma partendo da una prima scelta: stabilizzare o meno il Governo ed il PD che è alla guida? Se per me scontata è una risposta affermativa – quindi su una linea diversa da D’Alema – non altrettanto le risposte al come, con chi, per cosa. Per esempio, sulla correzione dell’asse sociale proposta da Prodi che ne pensa Renzi?
Sapendo che per stabilizzare una nave nella tempesta è il capitano a dover proporre un cambio di rotta e di rapporti con l’equipaggio, tutto.
Sul Referendum costituzionale ci si gioca – analogamente a Cameron – tutta quanta la partita. Renzi l’ha immaginato come un costantiniano “arco di trionfo”, ma con le amministrative c’è chi  l’ha già con successo sperimentato come una “forca caudina”.
Parto dalla posizione di Scalfari sul Referendum, ben più diffusa di quanto si pensi. Più o meno del tipo: “ ‘O presepe nun me piace”. Ma per carità di patria lo si può comunque fare…ma mai e poi mai, può starci con l’Italicum per gli effetti devastanti sugli equilibri costituzionali. E di potere.



Bragaglio:un voto che richiede cambiamenti del PD e anche dell’Italicum

Nel mare mosso dei commenti c’è una boa che non va smarrita. Pur sballottati, già dal primo turno elettorale. Una boa che riguarda un possibile – nonché auspicabile - nuovo posizionamento del PD renziano nel sistema politico. Dopo l’obbiettiva crisi del “Partito della Nazione”, con questo voto. E che è già motivo di valutazione critica dello stesso segretario Renzi. Un segnale che va colto anche dalla sinistra del PD, finora divisa proprio su questo punto essenziale. Avendo ritenuto - almeno una parte di essa - che Renzi e il Pd fossero ormai oltre le colonne d’Ercole.
Non che m’illuda. Applico però, con realismo,  ad una certa politica quello che l’economista Adam Smith diceva del mercato. Non è dalla benevolenza del fornaio o del macellaio che ci aspettiamo il pranzo, ma dai vantaggi che essi sperano di ricavarne. Quindi si è indotti  a parlar bene del loro egoismo e non già della loro umanità.
Alcune cose sono evidenti. L’area del centro destra si mantiene ampia anche dove è divisa. Direi vantaggiosamente “articolata”, a maggior ragione, come a Milano, dove trova anche una leadership come Parisi. Con il partito di Alfano che segue il richiamo di madre natura. Il Pd renziano non sfonda al centro. Il sistema è tripolare, con il M5S, che gioca una partita di primo piano. Il PD renziano paga invece un’oggettiva (e dirompente) schizofrenia: è un partito solitario e maggioritario (nelle aspirazioni) a livello nazionale ma, nel contempo, un partito coalizionale di centro sinistra ulivista (da Milano con Sala, a Cagliari con Zedda). Il bipartitismo infatti non è mai nato. Né nascerà.




4 aprile 2016 - Darfo Boario Terme ore 20.30

SINISTRA RIFORMISTA DI BRESCIA
ASSOCIAZIONE CAMUNA SEBINA “ENRICO  BERLINGUER”
 

Lunedì 4 aprile, ore 20.30
presso la “Sala ’89”, in vicolo Oglio 10, Darfo B.T.


INCONTRO PUBBLICO IN VALCAMONICA
sul tema:

IL PD ED UN NUOVO CENTRO SINISTRA
Introducono:

PAOLO PAGANI  e GIUSEPPE GALLI

Partecipano:

CLAUDIO BRAGAGLIO, NADIA FACCHINI, CARLO FOGLIATA,
DANIELE GAZZOLI, MONICA PECI, MASSIMO REBOLDI

Conclude  il sen. PAOLO CORSINI

I temi di maggiore attualità (Europa, terrorismo, crisi economica, lavoro, immigrazione, riforme costituzionali, riassetto di Regione, Enti locali e nuova Provincia…) rappresentano - in particolare considerando gli sviluppi più recenti  e preoccupanti - una sfida molto impegnativa anche per il futuro del PD e del Centro Sinistra.

L’incontro  si propone di approfondire una riflessione e di motivare il senso di un impegno nel PD e del PD per costruire, anche in Valcamonica, risposte politiche, sociali ed istituzionali più adeguate di cambiamento e di rinnovamento.

Sala: una candidatura per Milano anche da... bresciano

Varie le valutazioni su Giuseppe Sala, sindaco di Milano. Ma vorrei subito deludere un amico del PD che considera il mio sostegno a Mr. Expo come tardiva confessione - parafrasando il filosofo – del fatto che ‘non possiamo non dirci renziani’. Non è così.
Per me la sfida di Milano era obbligata per Pisapia. Dunque un errore il suo ritrarsi. Da ciò i nostri problemi.
Perché Sala? Per diverse ragioni, già motivate. E senza nulla togliere ad altre candidature. A mio parere v’è poi anche una ragione ‘bresciana’: la convinzione che il nostro futuro passerà, ancor più di prima, da Milano. Questione che va oggi ri-focalizzata, anche alla luce delle novità legislative.
Il voto dei cittadini si sa è decisivo. Ma dopo la vittoria c’è pure il governo d’una metropoli complessa. Ciò significa rapporti anche con soggetti sociali, sindacali, economici, finanziari. Significa ‘governance’ con varie realtà, altro che ‘disintermediazione’ renziana. Su questo piano Sala potrebbe avere una marcia in più.
Ma di che Milano stiamo parlando? Non del solo Comune, ma d’una ‘Città metropolitana’, che comprende un terzo della Lombardia. Tre milioni di persone e la concentrazione economica più rilevante del Paese. La terza in Europa. Non d’un rito solo ambrosiano, tanto meno meneghino. Con il Sindaco di Milano che, per la legge Delrio (l.56/2014), è anche il Sindaco metropolitano. E domani – come da Statuto – da eleggere, a suffragio universale, e che adotta un ‘Piano strategico generale’, con funzioni ancor più rilevanti di quelle regionali. Sullo sfondo, invece, le nostre ex Province derubricate dal nuovo Titolo V della Costituzione.

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Utile per Brescia non sbagliare il sindaco di Milano (BsOggi) 15 12 15
Il sindaco metropolitano e il lavoro nelle Aree Vaste (BsOggi) 22 12 15

Per Milano (e la Lombardia) Giuseppe Sala il sindaco giusto

Alcuni esponenti del Centro Sinistra sostengono che Giuseppe Sala non vada bene perché è il Sindaco del 'partito della nazione'. Chi, come me, è contrario ad una tale trasformazione centrista del PD e pensa che il PD debba essere una forza di  centro sinistra, deve in primo luogo non subire una perversa logica di spauracchi e di autolesionismi. E quindi debba guardare al senso politico più generale che assume una candidatura per Milano, per la Lombardia, per il Paese. Consegnare poi una figura di amministratore indipendente come Sala al progetto d'un 'partito della nazione' mi sembra un regalo immeritato, un capolavoro di masochismo, tipico d’un minoritarismo cronico, che possiamo risparmiarci.

Sala è un amministratore di valore, serio ed affidabile. Ed ha anche il merito di non far parte dell'orchestra di tromboni e di trombette che troviamo spesso in giro. Anche nel PD purtroppo. Candidabile, Sala, anche (e soprattutto) da una sinistra riformista e di governo, come spesso abbiamo fatto, e con successo, nei decenni in molte città, con amministratori indipendenti. Con in testa anche il valore più generale di queste operazioni politiche.

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