Partito

Un Pd pluralista alla prova delle varie "anime" nazionali e territoriali

Dopo i Congressi: regionale, provinciale e cittadino, si può aprire a Brescia una nuova e positiva fase per il PD. All’insegna d’un percorso unitario che ha eletto i rispettivi Segretari: Roggiani, Zanardi e Cammarata. Ma tutto ciò sollecita anche una riflessione più ampia. Il Congresso nazionale con l’elezione della Segretaria Schlein ha sì segnato una discontinuità nel PD, ma non ha ancora gettato l’arcata del ponte sul futuro. Ci troviamo ancora in bilico sia sulla strategia politica che sulle alleanze. Quindi sul ruolo stesso del nuovo PD.
Ma qual è oggi la natura plurale del PD? Quella “bipolare” del Congresso nazionale, con Schlein contrapposta a Bonaccini? O quella successiva ed unitaria in Lombardia? O con in campo entrambe le diverse opzioni? Visto che anche in Lombardia lo schema nazionale è stato pur tentato con la candidatura a segretario regionale di Del Bono. Ma che poi è rientrata.
Il pluralismo del PD fotografa non solo la sua organizzazione interna, ma ancor più la sua linea, le sue alleanze politiche e sociali.


https://bsnews.it/2023/11/08/pd-futuro-congresso-nazionale-claudio-bragaglio/

La vicenda Moratti in Lombardia - la politica non è aritmetica!

C’è un efficace proverbio – cosa fatta, capo ha!- che nella riflessione politica dovrebbe esser...bandito. Certo, nella vita reale spesso è risolutivo di molti problemi perché su un passato travagliato, ma rimasto irrisolto, mette almeno una pietra sopra per non esser continuamente risucchiati in un vecchio e pericoloso gorgo, facendo peraltro poi anche una brutta fine.
Ma sul piano della riflessione critica è tutt’altra storia.
Parlo di Letizia Moratti, della sua candidatura alla presidenza di Regione Lombardia, delle posizioni assunte allora a suo sostegno da parte di alcune forze del Centro Sinistra e di settori dello stesso PD.
Certo, adesso con una Moratti che ritorna in Forza Italia con incarichi nazionali tutto è più chiaro. Compresa allora la rottura-non rottura con il Centro Destra, dovuta alla mancata candidatura a Presidente della Lombardia, ma da parte di quel suo versante. E non certo per un suo progressivo spostamento su un fronte centrista e progressista.
Immaginiamoli oggi il Centro Sinistra ed il PD lombardo, divisi già allora sulla Moratti, con quel suo Terzo Polo ora spaccato a metà, con questa “nostra Leader” (!!!) sulla sponda d’un fiumiciattolo come il Rubicone, mai da lei per davvero oltrepassato e che ci saluta, ritornando sui suoi passi, peraltro mai disconosciuti!
Ma allora per taluni, anche di casa nostra, l'aritmetica andava per la maggiore: tot di qui, più tot di là, ce la possiamo fare con la Moratti contro Fontana! Rileggiamoli i giornali, con il pressing sul e nel PD. Ma pure sulla tenuta d'una giusta posizione della Segreteria di Vinicio Peluffo e della Direzione regionale del PD, sulla scelta poi della candidatura di Majorino e l'alleanza da cui poter ripartire dall'opposizione.


La candidatura di Cappato e la “trappola” dei collegi uninominali

La candidatura di Marco Cappato è criticata da settori dell’area cattolica. Penso alle dichiarazioni dell’on. Bazoli e del vicesindaco Manzoni. Da parte mia ritengo che tale candidatura sia condivisibile in base al pluralismo del Centro Sinistra. Anche se non nascondo le mie obiezioni su una visione “radicale” dei diritti.
Valuto con serietà le critiche. Analoghi problemi di candidature ci derivano dalla riforma elettorale del ’94. Come quando tra l’Ulivo e Rifondazione ci si è accordati nel 1996 sul “patto di desistenza” nei collegi uninominali. Ma che – ieri come oggi - rimanda sempre al seguente quesito: in un Collegio uninominale il candidato unico, indicato da vari partiti alleati tra loro, è poi votato dai loro elettorati? Mentre per la Destra direi di sì, per il Centro Sinistra la risposta è molto incerta! Infatti, in alleanza col PD i vari Renzi, Bersani, Fratoianni o Bonino sono tutt’altro che certi d’esser votati, come candidati unici, dall’insieme del Centro Sinistra. Anzi! A conferma direi che il M5S ha fatto la fortuna del suo 33% anche su questo.
Provocando un po’, se immagino un voto uninominale con i Capilista delle liste in Loggia, suddivisi in otto ipotetiche circoscrizioni in città, non avremmo avuto certo lo stesso voto del 55% per Castelletti. Stessa Alleanza e stessi Candidati, ma cambia radicalmente la “offerta” della rappresentanza politica!
In un sistema pluripartitico, com’è il nostro, ho sempre ritenuto che il voto per Collegi uninominali fosse per il Centro Sinistra una…“follia”. La stessa che ci ha spinti a sostenere il sistema uninominale per poter costringere – ope legis - il sistema politico italiano verso il bipartitismo. Inseguendo il mito del partito unico del Centro Sinistra. Con relative “vocazioni maggioritarie”, ma poi con i risultati che sappiamo.
La legge elettorale del ’94 è bicefala. Con due principi opposti. Per Regioni ed Enti locali ognuno vota il suo partito che si allea con altri. Come s’è fatto in Loggia, con la Sinistra che s’è alleata con Calenda-Renzi. Ma ognuno votando il proprio simbolo. Ed insieme – ma distinte! - le otto Liste hanno vinto, cogliendo il cuore d’una rappresentanza differenziata della città.
A livello nazionale no. C’è un candidato unico e con vari cambiamenti in 30 anni: dai 2/3 dei seggi per Collegi uninominali col Mattarellum, del 1994, ridotti a circa un 1/3 con il Rosatellum.
Ma che c’entra tutto ciò con Cappato? Tutto, perché la politica tutta e sempre si tiene. Perché nell’ambiguità del PD sui Collegi uninominali – dove tutti gli elettori dell’alleanza votano un candidato, ma d’un solo partito - entra in crisi il Centro Sinistra. Mentre il Centro Destra fa la sua politica. Infatti, nel 2020 ha pure tentato il colpaccio col Referendum, promosso dalle otto sue Regioni, per avere il voto espresso solo sulla base di Collegi uninominali, senza neppure il 25% proporzionale. Tentativo poi respinto, ma dalla Consulta.
Con un sistema elettorale più simile a quello di Regioni e Comuni il Paese avrebbe avuto un’altra storia. Come peraltro diversa è stata la storia tra Governo nazionale e Territori, con il Centro Sinistra allora al Governo in 15 Regioni (e non le 4 di oggi) e nel 65% dei Comuni!


Pd: la rifondazione è appena cominciata

Ho trovato l’intervento dell’amico Elio Marniga molto interessante, seppur non condivisibile. Interessante perché dice d’un suo malessere nel PD. Non condivisibile, perché è una critica senza proposte. Uno sfogo. Ma se mi fermassi qui barerei al gioco perché proposte possono certo venire da tutti. Ma, in primo luogo, sono l’ubi consistam d’un gruppo dirigente di partito. Se è per davvero tale! Ma su questo punto dolente Marniga ha una qualche fondata ragione di critica.
Conosco e stimo Elio da tempo. Più volte mi ha fatto anche gradito omaggio di sue pubblicazioni. Molti anni fa abbiamo sui primi Social incrociato le lame della polemica, pur non sapendo chi fosse, perché trincerato dietro un intrigante “nom de plume”, di rimando ebraico. Per questa stima prendo in grande considerazione i suoi “umori neri”, che lo han portato in parte fuori dal PD. Aggiungerei che vedo in lui anche una lunga storia democristiana, tutta “bresciana”. Con quella connotazione positiva che ha dalle nostre parti. Anche se, già in un lontano 2011, criticavo quel suo inquieto “zigzagare” e pure la sopravvalutazione della “Officina della Città” di Francesco Onofri in Loggia!
Ma, con amichevole franchezza, gli chiedo che rapporto c’è tra le sue idee politiche degli anni passati e l’attuale situazione critica del PD? Di mio penso che questo sia per molti il nodo solitamente evitato nello stabilire un qualche nesso tra il proprio dire col proprio fare.

Congresso regionale PD: politica e sfide del Centro Sinistra

La direzione regionale del partito democratico venerdì 7 luglio ha stabilito le regole e il giorno per l’elezione del nuovo segretario regionale, A votare, domenica primo ottobre, saranno i 21. 471mila iscritti al partito in Lombardia, di cui 2.897  a Brescia  (seconda provincia come sostenitori dopo Milano che ne ha quasi settemila). Le candidature dovranno essere presentate entro il 26 agosto. Anche a Brescia sono previsti congressi per il rinnovo del direttivo e del segretario provinciale e di quello cittadino.  
Congresso che riuscirà a sanare la doppia anima presente nei dem, quella progressista di sinistra e  quella cattolica? Ne parliamo con il presidente della direzione regionale Claudio Bragaglio.

Il PD, una generosità nelle alleanze

Cosa insegnano la storia delle radici dell'Ulivo
e la vittoria di Laura Castelletti?

Nel condividere le proposte sociali dell’on. Bersani alla festa del PD di Nave, mi scorrevano in testa le opposte parole di Conte (Paolo!) che, sulle note di “Azzurro”, dicono d’un “treno che nei miei pensieri all'incontrario va”. Convinto da sempre che sia la politica a dar corpo ai programmi. E non il contrario.
Aiutato in ciò persino da Archimede con quel suo famoso “punto di appoggio” per poter sollevare il mondo! Nella metafora: la politica, appunto! Proprio quello che ci spinge ad individuare anche gli errori politici fatti, per evitarli in futuro.
Il primo errore è stata la presunzione, con relativa sconfitta, dei “Progressisti” nel ‘94. Quindi il mancato accordo tra PDS e Popolari. Ma, a fine ’94, c’è invece l’alleanza per la Loggia, con la vittoria di Martinazzoli-Corsini, che apre la via dell’Ulivo.
Ma nell’Ulivo di Prodi vi sono poi tre tendenze: chi è per un Ulivo come alleanza strategica, chi per un Partito Democratico americano (Prodi e Veltroni), chi per un Partito Socialista europeo (D’Alema e Amato). Ma un convegno, nel ’97 a Gargonza, preannuncia la rottura, tra chi riteneva l’Ulivo una alleanza strategica e chi una rapida fase di passaggio verso un partito. Questa la vera causa della crisi del Governo Prodi. Con Bertinotti a far da cavia.
Da lì prese vita l’ambaradan per referendum, leggi ipermaggioritarie e collegi uninominali che ci han portato fino al disastro del Rosatellum. Col mito del “Sacro Graal” d’un PD, unico e maggioritario, che ha soppiantato l’Ulivo plurale e l’alleanza tra diverse forze.
Ma la miopia nazionale fu tale da far convivere i due opposti principi, lacerando quindi il cuore stesso del PD. Infatti in Comuni e Regioni il PD si ritrova in un sistema simil-proporzionale, con premio di maggioranza per la coalizione vincente. Quindi con un modello ulivista. Mentre per il Parlamento viene premiato il partito maggioritario, ma a danno degli alleati. Quindi con un modello…antiulivista!
Un sistema, quello locale delle alleanze, che ha portato un PD al governo del 65% dei Comuni e in 15 Regioni, mentre quell’altro PD perdeva a livello nazionale! Ed i programmi? Non più che lo zigzagare tra opposte scelte politiche e dieci segretari del PD. Con tutti quegli opposti “punti di appoggio” del PD che avrebbero fatto sclerare persino quel genio di Archimede.
E le vicende di M5S e Renzi? Il frutto vien dalle radici, quindi da dove son sbucate, se non da quella storia del PD? Non è forse dalla reazione ad un anomalo bipartitismo – già dall’accordo Veltroni/Berlusconi del 2007- che è cresciuto fino al 33% il M5S di Grillo? Non è per un tale bipartitismo che si fa la “battaglia al centro” da cui è poi nato Renzi, con 70% del consenso in un PD “neocentrista”?

Per un nuovo PD: alleanze, pluralismo, collegialità

Nasce un’area Bonaccini nel PD? Per me è un bene! Tutti pronti a criticare – giustamente - il correntismo, ma esso si espande proprio perché mancano le…correnti! Diciamo meglio: mancano aree politiche definite e chiare. Legittimate da Mozioni e da Congressi. Solo un PD che regola la dialettica delle sue componenti può mettere a freno il correntismo più deteriore. La balcanizzazione. Infatti il pluralismo del PD è quello degli iscritti che si riconoscono in aree culturali e politiche.
Bersani sbagliò a fare il “Segretario di tutti”, senza un’area propria, tra le diverse aree. Schlein rischia su questo stesso punto. E’ quindi meglio definire in modo democratico e con politiche chiare le varie componenti che si confrontano, assumendo responsabilità in una cornice unitaria del PD. Piuttosto che avere dei pretoriani a difesa della “Tenda del Capo” di turno, nel campo d’un Agramante, con tutti contro tutti. Da non dimenticare i 10 generali/segretari liquidati nei 15 anni di vita del PD! A cui aggiungere i “101 congiurati", nel 2013, contro Prodi!
E’ meglio infatti un pluralismo trasparente piuttosto che un correntismo sregolato. Personalizzato spesso sugli “eletti” - dai Sindaci ai Parlamentari - che si fanno partito nel…partito! Con proprie finanze e strutture. Quindi un PD degli eletti “versus” un partito-società!
Tutto ciò che va nella giusta direzione è il benvenuto! A partire da aree, come il riformismo di sinistra, il cattolicesimo democratico ed altre ancora, ma che nel vecchio PD si sono purtroppo scomposte e spesso...imboscate. Aree distinte non perché “l’una contro l’altra armate”, ma per assumere responsabilità anche d’una gestione unitaria del PD. Come mi auguro per i prossimi Congressi del PD in Lombardia e a Brescia. Evitando tentazioni - già affiorate - di mettere in campo ristrette logiche di potere o di candidature personali.
Quindi un augurio all’area di Bonaccini, anche se non è certo la mia area di riferimento! Ma è un segnale anche per chi ha vinto un Congresso, ma non s’è ancora mosso a sufficienza. Anche sulla collegialità della guida politica. Sapendo che le vittorie van da subito “messe a terra” perché comportano responsabilità a 360°. Sapendo che ad una travolgente azione - se poi mal gestita - corrisponde un’analoga, ma opposta forza di…reazione! In politica, come in fisica, vale il “terzo principio della dinamica”. Come quella, ci direbbe Schlein, d’una slavina che t'arriva addosso senza neppur averla avvistata!
Si crede che l’ultimo congresso del PD sia nella norma e non – come ritengo – un’eccezione. La vittoria di Schlein non è la conferma d’un moto ormai pendolare dell’ennesimo cambio di segretari e di linee nel PD. Ne è invece la sua più radicale sconfessione, che parte da Letta, per risalire fino a Veltroni. Nessun segretario escluso.




PD, la lezione di Brescia, ora Congressi unitari

In cosa consiste il valore nazionale del voto per Castelletti Sindaco? L’essere tra gli ultimi fortini del passato o l’avamposto del futuro? Son credibili entrambe le risposte. Una vittoria scontata? In realtà il Centro Sinistra ha rischiato di finire a pezzi. Basta rileggere le cronache d’un…calvario. Anche se per tutto ciò sta pure il valore in più d’una grande  vittoria. S’è detto del buon decennio di Del Bono Sindaco. Vero. Come pure dei rilevanti risultati dell’Ulivo di Martinazzoli-Corsini. Ma d’un buon governo va detto anche di altre Città, che son però capitolate sotto l’urto della Destra!
Ora si scopre che il PD senza alleanze perde! Dopo aver sostenuto il mito fondativo d’un PD maggioritario e solitario antitetico ad un PD coalizionale. Il Centro Sinistra dei Comuni ha sviluppato una politica opposta a quella nazionale, con ampie alleanze anche civiche. Ma adesso cede e soccombe. Così per le stesse Regioni progressiste che son passate in pochi anni da 15 a 4!
Ora s’impalca un processo per la sconfitta alla Schlein, l’ultima arrivata. Ha del grottesco. Ma già questo dice d’un “virus” che serpeggia in una parte del PD. Quello d’uno “scaricabarile” di alcuni  dirigenti che non sono all’altezza del proprio ruolo.
Un PD che, con poche eccezioni, in questi 15 anni ci ha portato  anche sconfitte locali ed al governo del Paese la Destra…Destra! Sentire alcuni responsabili degli errori di ieri ergersi contro la Schlein ad implacabili “giudici” di oggi mi risulta insopportabile. Una parte minoritaria, ma che s’immagina di rovesciare l’esito congressuale. Ma con quale credibilità se ci porta in dote le cocenti sconfitte del PD e la “roulette” di 10 Segretari?
Il voto dato alla Schlein  ha assunto persino una valenza contro un “vecchio PD”. Vero. Ma da quel bivio non si torna indietro, se non mettendo in gioco la sopravvivenza stessa del PD. Cosa ben diversa, invece, è un confronto anche se critico per correggere errori e limiti della stessa Schlein.
Assumono importanza i Congressi in Lombardia ed a Brescia. Si tratta intanto di non fare la fotocopia del Congresso nazionale. Da replicanti. Quando è indispensabile collocarci dentro il nuovo mainstream, ma ricercando con chiarezza – per programmi e leadership – la via di congressi unitari, raccogliendo il meglio delle diverse Mozioni e dei gruppi dirigenti. Sembra una formula salomonica, mentre è la soluzione auspicabile anche a garanzia del pluralismo nel PD.


Il Centrodestra in Loggia: è da sempre e solo un “partito…contro”!

Come evitare le insidie elettorali? Di certo non fidandosi della produzione di parole a mezzo di parole. Quindi allineando le parole ai fatti! Come per i contratti di casa nostra, verificando l’affidabilità dei proponenti. A maggior ragione per un “contratto sociale”, riguardante Brescia, mettendo a confronto i due opposti contraenti, vale a dire Castelletti e Rolfi, e verificando la loro affidabilità! Ben sapendo che chi quell’allineamento tra parole e fatti non l’ha mai praticato, di certo anche in futuro non lo farà! Castelletti rivendica la continuità del buon decennio del sindaco Del Bono. Con fatti che son lì da vedere. Rilancia e ne amplia il valore. E la sua è una continuità che ha radici profonde a Brescia.

Altri fatti ci dicono invece d’un Centrodestra molto contraddittorio.
Risalendo persino alle opposte anime della DC. Pensiamo ad un Prandini contro Padula e Martinazzoli, per la conquista della Loggia, nella crisi degli anni ‘80/90. Ebbene tale Centrodestra ha rappresentato nei fatti e negli anni un freno - persino un deragliamento - sulle scelte più importanti in città. Infatti, il Centrodestra s’è quasi sempre collocato sul versante della contrarietà. Come un partito del no! Persino quando era parte del governo in Loggia. Per esempio, contro la politica urbanistica di Bazoli, contro il progetto culturale del socialista Frati portandolo alle dimissioni, contro il Metrò con la segreteria DC di Baronio e poi con due Referendum per il no. Contro anche il Termovalorizzatore, poi, tentando di affossarlo durante la Giunta Panella, nel 1992, con l’assessore prandiniano Corbelli a far leva persino sul PCI-PDS, allora all’opposizione.


elezioni amministrative 2023 - QuiBrescia 09 05 23

La politica ed il… biliardo

Mi capita nelle discussioni riguardanti il PD  ed i suoi Congressi – tra quello nazionale appena fatto ed quelli regionale e provinciale ancor da fare – che emerga a volte un  certo semplicismo. Del tipo: il considerare detta-fatta una cosa perché semplicemente s’è enunciata, oppure che basti esser l’ultimo arrivato per immaginarsi il PD già bello che rifondato… e così via. Con me che mi figuro invece la differenza tra le canne del fucile e del biliardo. Me ne guardo bene dal tarpar le ali alle “new entry”. Anzi. Anche perché mi rivedo – arrossendo ancor oggi - quando polemizzai a Nave nel ‘70 contro l’on. Adelio Terraroli del PCI, ad un’iniziativa promossa dall’avv. Ugo Negroni, indimenticabile sindaco di Nave e… gran democristiano. Ricorro piuttosto – in fatto di realismo -  alla storia più recente del PD ed alle sue illusioni. Del tipo: a fronte delle divisioni dell’Ulivo s’è fatto in quattro e quattr’otto un partito unico con dentro cattolici e sinistre varie, mentre ci siam poi trovati non la valorizzazione delle due componenti, ma al livello più basso della loro vitalità e  con il peggior correntismo. Col corredo poi di leggi elettorali ipermaggioritarie per penalizzare liste alleate. Si son inventate pure le primarie, ma non per i Parlamentari che vengono decisi invece dalla segreteria nazionale. Com’è avvenuto nel 2018 con proposte unanimi da Brescia, ma con Renzi e Boschi che han bocciato in una notte ben due dei tre nostri candidati!
Ma che c’entrano le canne d’un fucile o d’un biliardo? E’ presto detto. Nell’un caso tra la canna del fucile e l’obbiettivo c’è – almeno nelle intenzioni - un rapporto diretto tra la direzione della canna e l’obbiettivo da colpire. Quindi è il detto-fatto. Nell’altro caso no, perché c’è tutto un complicato gioco angolare di sponde che fa muovere la palla persino all’opposto rispetto al tiro della canna di biliardo. La politica – da sempre - è come un complicatissimo biliardo. E Machiavelli il suo gran maestro! In ragione non d’un imbroglio, ma delle regole diverse del suo gioco. Infatti c’è tutta una eterogenesi dei fini come regola – fisiologica e quindi non patologica - della lotta politica e delle sue alleanze. Dove il detto è spesso il diverso e persino il non-fatto. E viceversa. Ha quindi molto a che fare con le regole della guerra, ed è meglio saperlo per non soccombere.



Perchè oscurare da destra il ruolo dei socialisti bresciani? Dalla Loggia un nuovo progetto progressista

Ringrazio il dott. Franco Spedale - esponente tempo fa del PSI bresciano - per la sua lettera del 28 marzo pubblicata da BresciaOggi, ma con una precisazione.
Il mio cenno alla crisi in Loggia del ’90-94 con relativi protagonisti - tra cui l’on. Prandini - segnalava l’importanza di quella crisi, da cui è poi nato un nuovo Centro Sinistra. Ma considerando Prandini – ovviamente – tra gli aspiranti affondatori e non già tra i …fondatori di quel soggetto politico!
Una fase che ha visto la sconfitta del “preambolo” DC-PSI, il primo scioglimento traumatico del Consiglio e la sindacatura di Paolo Corsini di fine ’92.
Il secondo trauma è stato lo scioglimento del ’94. Poi a dicembre l’elezione di Mino Martinazzoli, con quel nuovo Centro Sinistra, antesignano dell’Ulivo nazionale. Per cui rivendicare ancora oggi la continuità, con un’autorevole presenza socialista. Certo non tutta, perché una parte ha seguito l’onda berlusconiana e si ritrova oggi con la Meloni.

In evidenza

Cerca nel sito

Fotografia del giorno

Delegazione PD....

Nuova Libreria Rinascita