Partito

Le nuove sfide per una Lombardia sostenibile - Convegno sabato 9 novembre 2019

Incontro organizzato a Brescia dal PD lombardo sul tema:

LE NUOVE SFIDE PER UNA LOMBARDIA SOSTENIBILE
SABATO 9 Novembre  2019, dalle 8.45  alle 13.30.
ISTITUTO ARTIGIANELLI, via Piamarta 6, Brescia.

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9.15 Saluti:
MICHELE ZANARDI segretario PD Provincia di Brescia
VINICIO PELUFFO segretario PD Regione Lombardia
SAMUELE ALGHISI Presidente Provincia di Brescia

9.45 Introduzione:

CHIARA BRAGA Responsabile PD  Sviluppo Sostenibile
ALESSANDRO BRATTI Direttore generale ISPRA

13.00 - 13.30 Conclusioni:
ROBERTO MORASSUT
Sottosegretario Ambiente

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5 PANEL TEMATICI (10.30- 13.00)

1) ECONOMIA CIRCOLARE E POLITICHE ENERGETICHE
MARCO BONOMETTI Presidente Confindustria Lombardia
GIOVANNI VALOTTI Presidente A2A
MARCO CIPRIANO Presidente CORE, Consorzio Recuperi Energetici
PIER LUIGI MOTTINELLI Coordina

2) AGRICOLTURA E AMBIENTE
CLAUDIA SORLINI  Casa dell’Agricoltura
MIRIAM COMINELLI Assessore all’Ambiente del Comune di Brescia
ALBERTO MASSA SALUZZO Presidente Distretto neo rurale di Milano
ANTONELLA FORATTINI Coordina

3) MOBILITÀ
GLORIA ZAVATTA Ceo di AMAT, Agenzia mobilità, ambiente, territorio
CLAUDIO BRAGAGLIO Presidente Agenzia del Trasporto pubblico (TPL)
FEDERICO MANZONI Assessore alla Mobilità del Comune di Brescia
GIAN ANTONIO GIRELLI Coordina

4) TERRITORIO E CAMBIAMENTO CLIMATICO
MATTEO PILONI Consigliere regionale PD comm. Territorio
SERENA GIACOMIN Italian Climate Network
ALESSANDRO RUSSO CAP Holding
SERENA RIGHINI Coordina

5) DISUGUAGLIANZE
VALERIA NEGRINI Portavoce Forum Terzo Settore
PAOLA GILARDONI  Alleanza contro la povertà
MISHA MASLENNIKO di OXFAM Italia, Rapporto sulle Disuguaglianze
FABIO PIZZUL Coordina



Sindaci come migliori interpreti d’un nuovo progetto di Centro Sinistra. La scissione? Un “deo gratias” da Salvini.

Messo un punto fermo col nuovo Governo s’impone una riflessione. L’emergenza s’è affrontata - con Zingaretti alla guida PD - bene e con coraggio, anche se ricorrendo ad un “testa-coda” con il M5S. Ma l’eccezione non è ancora regola. Prioritaria, quindi, è la verifica della natura politica della alleanza con il M5S, sia per durata che per estensione anche a livello locale.  Nervo scoperto. Anche il condivisibile Documento dei 18 Sindaci, proposto da: Sala, Del Bono, Gori…, rivendica il ruolo delle città. Ma che c’è di nuovo sotto il loro sole rispetto ad analoghi appelli, fatti da vent’anni in qua? Rispetto all’ambizione d’un “partito dei Sindaci” e con città di Centro Sinistra allora ben più numerose? Ciò che è mancato - e temo ancora manchi - è la convinzione del valore nazionale che può scaturire da un “progetto politico” che derivi dalla rappresentanza territoriale nel Paese. In ciò vedo anche una qualche rinuncia dei Sindaci ad esercitare l’autonomia d’un ruolo politico, che comporti scelte chiare e relativi rischi. Preferendo, spesso, un tranquillo primato locale, ciascuno nel proprio villaggio delle lontane Gallie.La conferma d’un acritico allineamento - con qualche eccezione – s’è riscontrato anche nei rapporti con il M5S. Dove, a fronte d’una equiparazione nazionale tra Lega e M5S, non mi pare si siano levate molte voci contro una visione che non aveva riscontro nei territori. Compresa Brescia. Penso a ciò che il sindaco Del Bono – intelligentemente – aveva detto con spirito di apertura sull’esperienza grillina in Loggia dell’avv. Gamba e poi sul neo candidato Ghidini. Constatando poi nel suo successo del 54% in città come vi fosse anche una parte del voto M5S.


Bragaglio: la giusta vocazione del PD? Un Centro Sinistra unitario e plurale!

Con la polemica di Renzi e le risposte – condivisibili - di Gentiloni e Minniti verrebbe da dire - con la saggezza della Bibbia - “nihil sub sole novum”. Ma oggi non mi limiterei a questo. Si tratta invece di abbandonare tale campo di gioco per dare una risposta di diverso profilo. Trappole da aggirare per andare oltre.
Quindi niente commenti sulla psicopatologia d’una aggressione, o su un ego smisurato che dopo le sconfitte vaga come un fantasma senza alcun corpo in cui ritrovarsi. Niente Giglio che da magico, rischia di ritrovarsi tragico, con la chiusura del sipario su Luca Lotti. Niente cattiverie sui “social” per mesti cortei di prefiche in lutto o per tifoserie sgonfiate. Niente di tutto ciò.
Ritengo infatti si debba uscire dalla morsa di simili contese. Con un PD che discute anche nei suoi organismi dirigenti, oltre che sventagliato sulla stampa. Quasi ci fosse una “veritas duplex”. Quella degli “iniziati” che dottoreggiano su nuovi partiti o sulle spoglie del PD. Mentre partito ed organismi dirigenti del PD fan finta di nulla. Come nell’ultima Direzione nazionale.
Posso sbagliare e me lo auguro. Ma il Renzi di oggi mi pare si muova sulla scacchiera come un replicante del D’Alema di ieri. Qualcosa di speculare li accomuna. Con un Renzi – sia detto con benevola ironia – sempre più… “dalemizzato”.
Punti decisivi sono la salvezza del PD e l’alternativa democratica per il Paese. Quindi non se Renzi riguadagni o meno il palcoscenico, con la polemica. Cosa che gli si è ritorta pure contro, a danno del Renzi-sosia, già segretario del PD. E poi contro un Minniti ed un Gentiloni, fino a ieri icone d’un renzismo d’alto rango. Il primo addirittura candidato renziano alla segreteria del PD, seguito da una strambata su Giacchetti. E l’inarrestabile deriva.


La sconfitta di Orzinuovi metafora d’un centro sinistra non voluto

Leggo d’un agguerrito altolà di Ambrogio Paiardi al nuovo sindaco di Orzinuovi, Gianpietro Maffoni, in fatto di Assessorati. Artiglio appuntito – almeno in apparenza – d’una sorprendente opposizione da parte di Paiardi, noto esponente d’antico rito democristiano. Per di più proprio ad Orzinuovi, nella memoria dei molti il Comune di Mino Martinazzoli. E dove spesso si celebra il padre nobile dell’Ulivo.
Dopotutto, l’aspirante candidato-sindaco Paiardi, già collaudato ex sindaco orceano, con la sua lista ha preso il 15%. Non proprio un successo. Per lui, come per le due liste in cui lì s’è diviso il Centro Sinistra, che era alla guida del Comune fino a pochi giorni fa. Persino l’aritmetica ha congiurato contro una tale sciagurata divisione, perché una semplice somma avrebbe riconsegnato la vittoria ad un Centro Sinistra unito, con un buon 52%. Perdere si può, dato anche il vento nazionale. Ma conta molto anche il “modo”. Perché in taluni casi si è registi, e non solo vittime, della propria disfatta. Quindi, non c’entra il famoso “destino cinico e baro”. Non a caso, vi son stati vari comuni vinti a Brescia, anche dove il voto europeo favoriva la Destra. Poi vi son Comuni, a partire da Mazzano, dove neppure s’è presentata la Lista. Ed il tutto non per colpa di Renzi o Zingaretti.




Il PD per un nuovo Centro Sinistra e non un gioco dell’oca

Ciò che più temo, all’indomani delle elezioni europee ed amministrative, è un inconcludente gioco dell'oca. Con analisi di flussi, riflussi e… deflussi elettorali. Quindi lo studio attento degli elaborati dei vari Istituti di ricerca. Poi l’analisi sociale, con l’immancabile richiamo alle ingiustizie che alimentano populismi e sovranisti. Nei mesi prossimi a seguire i Forum programmatici da cui far scaturire nuove idee di governo. Ed, infine, il richiamo alle convergenze politiche che diano corpo ai programmi del Centro Sinistra. Mentre, nel frattempo, il campo del Centro Sinistra rimane un cantiere confuso e contraddittorio, ancora tutto da progettare come se avessimo davanti a noi le calende greche.
Le analisi ci stanno tutte e son doverose, intendiamoci. Ma spesso sono pure fine a loro stesse. Infatti chiusa l'analisi, si chiude pure bottega, senza mettere in campo, qui e subito, un chiaro progetto politico. Sì, proprio quello che richiede anche le tanto vituperate “formule politiche”, senza le quali è tutto un fumoso ed inconcludente agitarsi, senza alcun chiaro sbocco politico.
Il precipitare della situazione politica e di governo ci sottrae spazio e tempo. Anzi direi che il tempo ci è sempre più nemico e va quindi rovesciato il percorso canonico, producendo subito scelte politiche “come se” votassimo tra pochi mesi. Con la costrizione da rendere più forte della stessa, e magari anche opposta, convinzione.
Con tale urgenza! “Etsi Deus daretur”, tanto per far nostre antiche sapienze, ovvero come se il "giudizio di Dio" delle elezioni politiche fosse vicino. E in tempi di emergenza democratica, quali sono i nostri, la politica non può che partire dalla politica. Non da altro. Impedendo a se stessa l’alibi di dover ripartire dal giro largo ed inconcludente della società civile. Che si traduce oggi, più che altro, in una maschera demagogica indossata per nascondere le proprie paralisi ed incapacità.

CANDIDATURE PER UN PD UNITO E PLURALE IN EUROPA ED IN ITALIA

Un po’ sorprendente - per taluni - una mia “preferenza” all’on. Patrizia Toia per l’Europa, pur potendo scegliere tra candidature “al femminile”, laiche e di sinistra, a me più vicine. Una scelta convinta e motivata. Presupposto ovvio è il requisito essenziale in fatto di stima, competenza ed autorevolezza, ma tale mia scelta per l’on. Toia s’è accompagnata anche ad altri tre pensieri di natura politica, resi possibili dal clima inclusivo del nuovo PD di Nicola Zingaretti.
Molto è ormai cambiato ed in meglio. Lo stesso percorso delle candidature, promosso in Direzione Lombarda del PD dal segretario Vinicio Peluffo, s’è svolto in modo costruttivo.
Il primo pensiero riguarda una Lista del PD che ha saputo saldare una giovane e promettente generazione politica con esperienze già autorevolmente consolidate, indispensabili a livello d’un Parlamento europeo. Penso quindi, a riprova, a due validi parlamentari, di diversa generazione, come Brando Benifei e, appunto, Patrizia Toia. Penso, inoltre, all’apertura verso altre realtà, ben oltre il PD, come nei due collegi del Nord con capilista Giuliano Pisapia e Carlo Calenda. Una Lista rappresentativa, altresì, anche della territorialità, come è per Brescia la candidatura unitaria di Pierluigi Mottinelli, già presidente della Provincia.

Un sentito ringraziamento ed un sincero apprezzamento per l’on. Luigi Morgano Il sostegno unanime alla candidatura di Pierluigi Mottinelli

Desidero esprimere un sentito ringraziamento ed un sincero apprezzamento per la posizione personalmente assunta dall’on. Luigi Morgano, all’indomani della Direzione nazionale del PD sulle liste per le elezioni europee. Quand’anche il risultato conclusivo sia stato non del tutto coincidente con le indicazioni assunte dalla Direzione provinciale di Brescia, dalla Direzione regionale e coerentemente sostenute in sede di Direzione nazionale dalla rappresentante bresciana, l’on. Miriam Cominelli.
L’inclusione nella proposta di Lista, in sede di Direzione nazionale, della candidatura di Luigi Morgano ha sicuramente rappresentato la conferma d’un giudizio positivo espresso nei suoi confronti per l’attività svolta come parlamentare europeo e, mi permetto di sottolineare, anche per il ruolo svolto anche in rappresentanza d’una sensibilità del PD, quella cattolico-democratica, e di valorizzazione in sede europea di politiche riguardanti anche meritorie istituzioni sociali, culturali e scolastiche.
Non possiamo che prendere atto di ciò che l’amico Morgano ha pubblicamente affermato nel motivare il ritiro della sua candidatura. Ovvero che non che vi fossero condizioni da lui ritenute necessarie per riconfermare il suo impegno anche per la prossima tornata elettorale. Con valutazioni anche di carattere più generale. D’altronde sappiamo quanto difficile sia un lavoro di rappresentanza in una Lista di quattro Regioni. In presenza oltretutto di una necessaria apertura ad altre realtà, oltre il PD.


Il PD e gli…illusionisti

L’amico Celso Vassalini ha scritto su Bresciaoggi del 27 marzo alcune considerazioni, talune serie altre solo divertenti. Diciamo un suo “potpourri”. Appunta la sua critica anche sul sottoscritto, con tono amichevole, che contraccambio. “Il PD non torni al passato”, sostiene Celso. Cosa che condivido. Per quanto abbia criticato a suo tempo la formazione del PD, un ritorno a DS e Margherita sarebbe un imperdonabile errore. Le ruote della politica non retrocedono mai. Se non con l’imbroglio d’una… magia.
Ma, a tale riguardo, Celso mi permetta una piccola digressione. Lui parla di “caminetti” ed ironicamente ci mette pure le “sedute spiritiche e magie” per l’elezione del segretario cittadino, non eletto dai Circoli. Si narra… sostiene sempre il nostro Celso. A me non sembra, ma sul caso specifico dovrebbe informarsi meglio!
Di mio, ma solo parlando in generale, gli consiglierei di seguire la bellissima rubrica di Alex Rusconi su Bresciaoggi (un grazie al giornale), riguardante la magia. Quella non degli imbroglioni, ma del gioco intelligente e divertente. Che da sempre tocca pure le mie corde. È materia istruttiva, oltretutto, e ti abitua ad una “forma mentis”, critica ed indagatoria. Alla scoperta del trucco!

PD: CHI NEL CONGRESSO E CHI NO. Una riflessione su “La Leonessa” di BresciaOggi

A cose fatte – ma citando ancora il Congresso del PD - m’ero ripromesso di riprendere alcune critiche de “La Leonessa”, su BresciaOggi, del 2 marzo ’19, Con ironia, in tale rubrica, si chiedeva il perché d’una “paura del coming out”, nella scelta del Segretario nazionale. Un perché rivolto al Sindaco Del Bono e ad Assessori, nonché a Zanardi, Segretario PD e ad Alghisi, Presidente della Provincia. Per concludere in modo caustico: “Se non si esprimono i leader perché mai la base dovrebbe riconoscerli come tali”?
Per quel che mi riguarda - e senza intenzione di far l’avvocato di chi non ne ha bisogno - mi limiterei ad un aspetto critico più generale che, a mio parere, ha un qualche serio fondamento.
Infatti il Congresso del PD – e nel momento più acuto per la propria sopravvivenza - ha registrato un certo disimpegno di vari esponenti. Di Sindaci, Assessori e quant’altro. D’un Veltroni stesso, a differenza persino d’un Prodi e d’un Letta. Da questa mia riflessione escludo i “cerchiobottisti” o i “donabbondio”. Che neppure considero. Come pure chi ritiene il carro della politica come quella tal cosa su cui saltare, ma senza fatica e rischio di doverla poi anche tirare. In questo caso stigmatizzo un qualcosa d’allarmante che ha irretito anche il PD. Ovvero l’idea d’un partito inteso come un motore di propaganda, ma da riaccendere solo quand’è un possibile Comitato elettorale. Magari anche solo per se stessi. Mentre ben altri sarebbero i luoghi deputati per le scelte importanti del governo reale, dal Parlamento all’ultimo dei Consigli. Con la politica poi affidata solo agli eletti. O al ristretto cerchio delle “lobby”.


Il nuovo PD di Zingaretti non solo “oltre il renzismo”

Sulla vittoria di Zingaretti son diverse le interpretazioni, anche del senno di poi. Ma, a mio parere, vanno individuate le ragioni di fondo. Guardando l’albero del PD, al di là dell’estetica della sua chioma, dalla parte delle radici più profonde. Quindi ben oltre la frattura stessa tra pro e contro Renzi, che s’è risolta nelle Primarie. Senza “vis polemica”, ma neppure con le reticenze di taluni: “renziani” di ieri e “zingarettiani” d’oggi.
Ciò che oggi risulta acquisito - penso anche a recenti interviste del Sindaco Emilio Del Bono, fatte dopo l’esito pro Zingaretti – è il cambiamento della linea politica del PD. Infatti, il ritenere indispensabile il sistema delle alleanze politiche e civiche, che trascina con sé anche quelle sociali, significa modificare l’atto fondativo del PD. Quello della “vocazione maggioritaria”, dell’autosufficienza, del bipartitismo e d’un sistema elettorale ad esso funzionale, della coincidenza del leaderismo di partito e di governo.
Si dirà: è solo un problema di diversi, ma opinabili “modelli” politici. No. Si tratta invece d’un diverso modo d’intendere i rapporti tra politica e società, tra sistema partitico ed il Paese. Si tratta del cuore d’una diversa rappresentanza politica. Del valore delle mediazioni sociali. Del rifiuto d’una “autonomia del politico”, del tutto “disintermediato” dalle forze sociali, produttive e sindacali, in un quadro - per quanto soft - di tipo neoliberista.



Primarie Pd. Franceschini: con Zingaretti si allarga il campo

di Mauro Zappa
Bresciaoggi 01 marzo 2019
“In queste ultime ore dobbiamo trasmettere l’importanza fondamentale che riveste l’appuntamento del 3 marzo, la fase di riscossa insieme all’avvio di recupero della nostra credibilità non possono che essere innescate da un PD forte e motivato, in grado di spazzare via la rassegnazione e la depressione che ne hanno caratterizzato la vita di questi mesi”
L’appello lanciato ieri da Dario Franceschini ha il sapore della chiamata alle armi per un popolo che questa volta sembra meno interessato alla celebrazione del rito delle primarie. L’ex ministro della cultura dei governi Renzi e Gentiloni ha segnalato il rischio insito in una possibile scarsa affluenza ai seggi, eventualità che rischierebbe in qualche modo di azzoppare da subito Zingaretti, il cavallo su cui il politico ferrarese ha scelto di scommettere.

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