Partito

La trama d’un thriller anche per il PD

L’occasione, fortuita come un fuorionda, s’è presentata a Librixia durante la presentazione dell’intrigante thriller: “Lo stiletto d’argento” di Alessio Merigo, accompagnata dalle interessanti riflessioni dei “discussants”, Anita Ronchi e Carlo Piccinato. L’Autore aveva richiamato, con riferimento alla trama ed all’incipit del libro, la “teoria dei giochi” di John Nash.
Un Nobel per l’economia da Merigo stesso incontrato nel 2008 a Brescia, invitato per gli incontri con i “Premi Nobel” dall’Istituto ISEO. Ma alla trama del thriller – con scontato assassinio – inaspettato è stato l’accostamento anche di avvenimenti politici recenti. Con rimandi a vittime - tra queste anche il PD - con acidità di commenti anche tra i presenti al dibattito in Piazza Vittoria. E persino con un improvviso e rumoroso scroscio d’acqua sul tendone a far da sfondo, con qualche brivido.



“Modello Brescia”: il Centrodestra contro le scelte più innovative

In questa campagna elettorale – il cui esito riguarderà anche la Loggia - il “modello Brescia” è motivo di grande interesse per le sue realizzazioni. Il Termovalorizzatore è un esempio nazionale anche per gli onn. Renzi e Gelmini. In occasione del Forum Ambrosetti di Cernobbio la politica energetica di A2A, player nazionale, con le valutazioni dell’AD ing. Mazzoncini, perno d’una economia circolare. Un Metrò all’avanguardia della mobilità sostenibile, presto integrato con il Tram proposto dall’assessore Manzoni. Una A2A, nata tra Brescia e Milano, con servizi di prim’ordine e risorse dai 50 ai 70 mln di euro annui per il Comune capoluogo, con un dividendo frutto della fusione di ASM con AEM.
Che la Destra tenti il salto su questi carri in velocità non sorprende. Ma si dà il caso che il Centro Destra bresciano – tutto od in buona parte - su tutte queste scelte s’è schierato contro. Proprio così! Storia ormai sepolta? Tutt’altro. Perché essa ci dice di partiti, ceto politico ed eredi che, pur con diverse nomenclature, sono in campo ancora oggi. L’on. Paroli ha richiamato in questi giorni la sua Giunta in Loggia. Già…ma sorvola sul dettaglio che son bastati solo 5 anni per ritrovarsi con il suo vicesindaco Rolfi all’opposizione. E che nel decennio di Del Bono un ulteriore lungo cammino è stato compiuto, come in questi giorni il Sindaco ha efficacemente illustrato anche negli incontri con il ministro Orlando ed il segretario del PD, l’on. Letta.
Si prenda il Termovalorizzatore, proprio quello d’una motivata polemica che vede Brescia contrapposta ai gravi ritardi di Roma. Già, ma non può farla il Centro Destra bresciano, perché la Lega Lombarda, per voce del capogruppo Molgora (poi Presidente della Provincia) e l’allora MSI-AN in quel decisivo Consiglio Comunale del 28 luglio del 1992, votò contro.



Referendum sulla Giustizia: VOTO NO o NO VOTO? Legittimità e motivazioni del NO VOTO

Condivido il voto unanime che il PD ha espresso per i Referendum sulla giustizia: 5 NO, con possibili distinzioni personali. Anche da Presidente della Direzione Lombarda del PD ho molto apprezzato linea e capacità unitaria del Segretario Letta, come pure il senso di responsabilità delle varie componenti del PD. Un segnale forte che riguarda non solo i Referendum, ma le difficili scelte a sostegno del Governo Draghi e per la drammatica guerra in Ucraina.
La riflessione svolta sia in Direzione regionale che provinciale dall’on. Alfredo Bazoli ha poi evidenziato il rilevante contributo da lui dato per questa soluzione come Capogruppo PD nella Commissione Giustizia.
Ma mi interrogo se, ben oltre i quesiti, non sia il caso di spingersi con coraggio ai confini d’una ulteriore riflessione che esprima una contrarietà anche alla radice politica di quei Referendum.
Che la stagione dei Referendum – dal 1974 sul divorzio in poi - sia stata molto positiva per lo stesso sistema democratico è di tutta evidenza. Ha rotto anche i sigilli arrugginiti d’un sistema bloccato. Ma, a volte nella storia, sullo stesso tronco di grandi operazioni di partecipazione, se ne innestano anche di opposto segno. Il virus del populismo è la conferma di tutto ciò. Così, o per scelte di valore o per strumentalità di vario tipo sono stati promossi, dal 1974 ad oggi, ben più di cento quesiti per 67 Referendum. Con obbiettivi certo tra loro contrastanti, ma segni anche d’una inflazione referendaria che dice d’una crisi della politica e non solo d’una effettiva partecipazione civica. Come quando negli ingranaggi dell’economia si butta anche “cattiva moneta”, non per produrre ricchezza, ma per svalutarla con l’inflazione a danno delle classi sociali meno abbienti. Quindi, al di là dei formalismi da legulei, i vari Referendum vanno ben valutati e tra loro distinti per merito ed opportunità. E se sono trappole politiche ben congegnate, l’interrogativo non dovrebbe limitarsi al dubbio se infilarvici il dito oppure no.
Voto NO o NO voto? In talune occasioni, quindi, riterrei del tutto legittimo e motivato, per l’elettore, anche il non partecipare al voto. E, nella coincidenza con il voto amministrativo che ora ci riguarda, il non ritirare le schede del Referendum, per non concorrere al quorum.



L’incomprensibile immobilismo del Centro Sinistra a Brescia

Si trascina da tempo un incomprensibile immobilismo nel Centro Sinistra a Brescia, con riferimento al prossimo futuro. Nonostante numerose sollecitazioni provenienti dall’interno del PD e dal Centro Sinistra. Da varie realtà sociali, civiche e –puntualmente – anche dalla Stampa locale.
La recente vicenda della Provincia ci ha consegnato il coraggio – in particolare anche del PD provinciale - d’una Coalizione ampia, con voti anche del M5S. Quando: Piano Cave, Ciclo Idrico e Depuratore del Garda si paravano di fronte come inaggirabili “cavalli di Frisia”. Ma l’esito del voto è stato comunque problematico. E tale rimane per il futuro, anche sulla Presidenza Alghisi. Come problematici sono stati gli esiti di vari Comuni – anche dell’Hinterland – che risultano allarmi finora inascoltati anche per il futuro della Città. E la stessa “Giunta dei Sindaci”.
Eppure tutte le esperienze precedenti - compresa quella del 2013 con la vittoria del Sindaco Del Bono - sono state ben preparate nel tempo con numerose iniziative, di cui però oggi non risulta traccia. Eppure, diversamente dal 2018, oggi ci si ritrova la candidatura d’un nuovo Sindaco. Con ciò che ne consegue, anche per la Coalizione. Perché, a Brescia come a Roma, molto è cambiato – rispetto al 2013 e 2018 - con liste sparite e liste nuove. Ma finora – pur sollecitato, da più parti - non si è ancora attivato un vero percorso di tavoli programmatici e di scelte politiche. Con la sensazione di “Partiti” che son sì …partiti, ma per mete ancora sconosciute.


Presentazione libro di Gianfranco Pasquino - 14 aprile 2022

Gianfranco Pasquino
Libertà inutile. Profilo ideologico dell’Italia repubblicana
(UTET 2021)

presentazione del volume
giovedì 14 aprile alle ore 18.00
Auditorium Fondazione DS, via Metastasio 26 – Brescia

l’autore Gianfranco Pasquino
dialoga con il giornalista Marcello Zane

introduce Boretti Nicoletto Presidente Fondazione DS Brescia

Gianfranco Pasquino, accademico italiano, Professore emerito di Scienza politica all’Università di Bologna, già direttore della rivista “Il Mulino”, docente presso l’Università di Firenze, Harvard e Ucla in California, socio dell’Accademia dei Lincei dal 2005, è autore di numerosi volumi oltre che condirettore con Norberto Bobbio e Nicola Matteucci, del prestigioso “Dizionario di Politica”.

Un augurio a Guindani e Galperti per il nuovo Gruppo Civica Italia Viva

Mi è già capitato di esprimere pubblicamente una valutazione positiva, con riferimento alla iniziativa assunta mesi fa da alcuni amici (Benzoni, Avanzini, Coen ed altri) per una aggregazione “liberal” a Brescia, avente a riferimento nazionale Calenda e Renzi.
Altrettanto positivo - ma con caratura accresciuta per i ruoli amministrativi ed istituzionali ricoperti - mi sembra la costituzione d’un gruppo consiliare Civica Italia Viva, quale quello promosso da Guindani e Galperti in Loggia.
Per ciò che mi riguarda non avendo mai condiviso l’idea fondativa del PD inteso come partito unico maggioritario di Centro Sinistra, non posso che vedere positivamente tutto ciò che si muove invece nella logica di una alleanza convergente, ma tra forze distinte e diverse, di Centro e di Sinistra.
Il tutto fatto con la chiarezza programmatica necessaria. Ma – ritengo - anche a vantaggio dello stesso PD. Di una propria maggiore identità politica e programmatica. Di un ruolo coalittivo, ma ben lontano dalla presunzione d'una propria scontata autosufficienza.
Una chiarezza ed una novità, al passo con i tempi politici, che si rendono quanto mai opportune anche sul piano locale. Infatti per quanto positiva e condivisa sia stata l’esperienza in Loggia con sindaco Del Bono, quella del 2013 e riconfermata nel 2018, risulta del tutto evidente come ogni passaggio di Sindacatura comporti anche un necessario cambiamento.

Draghi per il Quirinale un pilastro per il futuro del paese

Rimango convinto che, se non ci fosse il “miracolo” della conferma del Presidente Mattarella, la soluzione più opportuna per il Quirinale sia quella di Mario Draghi. Si sfida un possibile caos con altre soluzioni del tutto deboli. O finalizzate ad operazioni neocentriste, contro il bipolarismo. O che - destabilizzanti - ci portano dritti alle elezioni in primavera. Procedendo quindi bendati verso l’ignoto d’una “tempesta perfetta”. Le tensioni di recente registrate – proprio contro Draghi – anche in merito alle nuove misure per l’emergenza Covid ci dicono molto. Persino troppo, nel prefigurare anche prossimi cambi di maggioranza da parte della Lega di Salvini. E non solo. Pensando, ma illudendosi, che il Presidente Draghi rimanga comunque incatenato alla “macina” del Governo, mentre una “guerriglia” apre brecce nelle mura di difesa in Parlamento e nel Paese. Per non dire poi dell’uscita dell’on. D’Alema, che mette nel bersaglio, con un sol colpo: Draghi, Bersani e Speranza, Letta. Un capolavoro! In particolare, contro la sinistra riformista e lo stesso Governo Draghi, visto che essi sono saldi punti di tenuta, per quanto non unici, evidentemente.
Mi auguro che il segretario del PD, Enrico Letta, confermi le sue recenti posizioni già assunte e che siano fatte proprie dalla prossima Direzione Nazionale del PD. Ma che, se si dovesse riattivare nel PD un ambiguo “doppiogiochismo” contro il segretario Letta - come è già avvenuto - vi sia un’adeguata reazione, anche da parte della sinistra interna, in suo sostegno. Perché non si può giocare con il fuoco, a fronte del futuro non solo del PD, ma dell’intero Paese.


Con Draghi al Colle al sicuro l'Italia, una doppia prospettiva per il PD

Fin troppo facili  i pronostici  sbagliati,  per due opposte  scelte  sulla Presidenza della Repubblica.
La prima, rischiosa e da evitare, una soluzione fintamente unanime, su una candidatura “debole” e condizionata. Che sia il giovane o la donna…o i vari nomi di Casini, Cartabia, Amato, Pera,…che in un’Aula divisa avranno i loro padrini determinanti – già facili da individuare – con la messa all’angolo del PD. E non solo. Con lo stesso Draghi che figurerà tra gli sconfitti e che si ritroverà nel Vietnam d’un anno elettorale. Di cui si son già avuti i segnali con la recente sconfessione della sua maggioranza e lo sciopero di Cgil e Uil, motivato da quello stesso sfregio. Al punto da immaginarci anche un benservito dello stesso Draghi, richiamato dall’Europa.
La seconda, di Draghi Presidente – e a mio parere da sostenere - motivata da un punto di vista sul futuro del Paese, più che sugli interessi di partito – PD incluso – per il periodo del ’22-’23.
Tutti i dati dell’emergenza – dalla pandemica a quella economica - impongono la priorità della “messa in sicurezza del Paese”, sul medio periodo. Anche a fronte d’una possibile vittoria della Destra. Mentre il ricatto d’un voto contrario a Draghi – se candidato - non esiste perché tutti i Parlamentari - della migliore o della peggior specie – sperano di tagliare il traguardo del '23, visto che la maggioranza di loro non rivedrà più il proprio scranno.


Pure un "partito dei sindaci" nel PD? Meglio un PD federativo di un ampio campo progressista

La vittoria del Centro Sinistra e del PD indica la strada per un ampio “campo progressista”. Anche per Brescia, pensando al prossimo voto per la Provincia, il Comune Capoluogo e la Regione.
Leggo quanto sostiene con tono perentorio il Presidente dell’Anci nazionale, Antonio Decaro: “Se Letta ci trascura siamo pronti a fare nel PD il partito dei Sindaci”. Dice alcune cose vere, ma con il sincronismo d’un orologio inceppato. Senza rendersi conto di ciò che è già cambiato. Compresa la liquidazione d’un “congresso straordinario” evocato contro Letta. Per non dire poi del “refrain - anche a Brescia - della carovana in viaggio per il lancio d’una leadership nazionale di Stefano Bonaccini. E che, non a caso, anche Decaro richiama. Parlo non di legittimità, ma di politica visto che l’ultima sua proposta era il rientro di Renzi e di Bersani nel PD, ovvero la paralisi del “rigor mortis”!
Ma là dove arrancava una tale politica è arrivata risolutiva la cogente verità dell’urna elettorale. Che poi questo comporti anche una valorizzazione dei Sindaci è così evidente da non dover attendere lo slancio spericolato d’un Decaro verso porte già spalancate. Ma che ciò avvenga con forme lobbistiche – com’egli evoca, ma nel vuoto d’una politica alternativa a Letta - non mi sembra il massimo, data anche l’alta responsabilità che dovrebbe ricoprire.
Intanto non è possibile immaginare un “partito nel PD” di tali Sindaci che, quand’anche iscritti, son Sindaci non del solo PD, ma d’un ampio Centro Sinistra Civico. Ma, ancor più incomprensibile, è l’aspetto politico, ben sapendo che i Sindaci iscritti appartengono a tutte le componenti del PD: dal sopravvissuto renzismo a posizioni opposte. Quindi questo suo partito di Sindaci nel PD dovrebbe prescindere dalle loro idee politiche nel …partito stesso! Mi paiono contorsioni su un filo appeso al vuoto.


21 gennaio 1921 – 21 gennaio 2021 "Il centenario del Pci VENTIVENTUNO"

Il centenario del Pci - VENTIVENTUNO
Mostra documentaria
COMUNISTI! Volti e simboli di un’appartenenza

mostra promossa da
FONDAZIONE  LUIGI  MICHELETTI

MA.CO.F.  CENTRO  FOTOGRAFIA  ITALIANA
FONDAZIONE  DS  BRESCIA

Sabato 16 ottobre - Domenica 21 novembre 2021
Dal giovedì alla domenica dalle ore 15,00 alle ore 19,00
Spazio Contemporanea - C.to sant’Agata, 22 - Brescia

Sabato 16 ottobre 2021 ore 17,30 Inaugurazione mostra
Partecipano: Ugo Sposetti, Orietta Truffelli, Boretti Nicoletto, Aldo Rebecchi

Incontri in Mostra

Mercoledì 20 ottobre 2021 ore 17,30
Presentazione volume
“Il nostro incrocio con la storia. Il racconto di quattro comunisti bresciani: Giuseppe Sartori, Mario Tambalotti Franco Torri, Giuseppe Paderno”
Partecipano: Mauro Baioni, Flavio Piardi, Claudio Bragaglio

Mercoledì 27 ottobre 2021 ore 17,30
Dibattito
La transizione “lunga”: dal Pci ai nuovi partiti
Partecipano: Pierangelo Ferrari, Mirko Lombardi, Carlo Fogliata
Coordina: Gherardo Ugolini

Mercoledì 3 novembre 2021 ore 17,30
Dibattito
Uno sguardo di genere: la militanza al femminile
Partecipano: Piera Bonetti Manuela Vespa, Grazia Longhi Meazzi, Donatella Albini
Con proiezione documentario Nilde Iotti (20 min.)

Venerdì 5 novembre 2021 - ore 17,30
Conferenza
Il Pci e l’ambiente, una dialettica fertile ma faticosa
Prof. Luigi Piccioni, Università della Calabria - Rivista “Altro900”
Introduce e conclude: Miriam Cominelli, Assessore all’Ambiente Comune di Brescia

Venerdì 12 novembre 2021 ore 15,00-18.00
Convegno (presso Fondazione “Luigi Micheletti”)
Popolo, classe operaia, masse. Il Pci e la società italiana nel Novecento
 
Manlio Calegari: “Comunisti e partigiani”

Gianfranco Quiligotti, Mariuccia Salvati: “Danilo Montaldi e la politica comunista”
Antonio Fanelli: “A casa del popolo”
René Capovin: “Populismo e Pci. Una lunga storia”
Stephen Gundle: “La sfida della cultura di massa”

Venerdì 19 novembre 2021 - ore 17,30
Convegno: Gramsci plurale

Prof. Daniele Balicco, (Università Roma Tre)
Global Gramsci. Geografie di un’eredità mondiale

Prof. Paolo Corsini (storico, già sindaco di Brescia)
Nell’anno Dantesco: la prigione di Gramsci, il carcere di Farinata



Il cammino verso la Loggia del 2023

Candidature autorevoli e credibili per un Centro Sinistra Civico

C’è tempo, ma…è da sempre complicato il cammino verso la Loggia. Mentre c’è chi avrebbe già allineato al traguardo del ‘23 una propria candidatura a Sindaco, ma fingendo il contrario. Eppure la storia bresciana è buona maestra, almeno per chi la sa ascoltare.
Si dice che per conoscere un viandante Freud chieda: “da dove vieni?”, mentre Jung gli si rivolge con un “dove vai?”. Due diverse domande, ma per sapere per davvero dove vada il viandante non si può ignorare anche da dove venga. Nella vita, ma pure nella politica. Anche locale.
Ogni passaggio, ha sempre vissuto discontinuità, dal dopo Boni in poi, quand’anche mimetizzate da apparenti continuità. Con pretese, anche di ristrette conventicole di potere, spesso scompaginate.
Infatti contro la designazione di Ciso Gitti, nel 1975 s’impose quella di Cesare Trebeschi. Il dopo Trebeschi, nel 1985, vide la scelta dell’on. Padula, del tutto estraneo alla Giunta uscente, come peraltro sempre avverrà, nonostante ricorrenti auspici di Sindaci uscenti in favore dei propri delfini.
Nel terremoto del 1990-92, le candidature delle segreterie del pentapartito saltarono in aria o durarono poco – come il Sindaco Panella – a favore d’un outsider PCI-PDS come Corsini, nel 1992. Con una spericolata operazione poi, nel 1994, lo scioglimento - in tre giorni tre! - del Consiglio Comunale, promosso dal Sindaco Corsini contro lo stesso PPI alleato ed il suo vicesindaco Odolini. In modo da impedire a Brescia ciò che il PPI aveva fatto in Regione, ovvero una Giunta con la Lega, con Presidente il leghista Arrigoni e vice il bresciano Marchioro.
Una scelta per lo scioglimento ad alto rischio, ma che ha poi  reso possibile eleggere Martinazzoli Sindaco, con una Giunta – ante litteram- dell’Ulivo.
Nel 1998 vennero accantonate ben tre proposte di Martinazzoli e per la sua successione si fece una scelta - in emergenza - con il “richiamo alle armi” di Corsini, parlamentare da soli due anni. Che vinse il ballottaggio con il 53% contro il 47% di Della Bona, con il voto della Destra al 52,7%!
Ma il rischio del vento cambiato s’è poi visto poco dopo, quando vi fu – nel dopo Lepidi - la vittoria della Destra con Cavalli in Provincia. Infine il dopo Corsini, nel 2008, ed anche in quel caso una svolta rispetto alla Giunta uscente. Venne infatti proposto l’on. Del Bono, mentre Gruppo e Segreteria dell’ex Margherita, sostenevano il vicesindaco Morgano.
Questo il cammino del nostro viandante. Nei momenti di cambiamento s’impone lo slancio coraggioso della novità d’una testa rivolta al futuro. Non già il trascinamento della coda d’un passato, per quanto sia condiviso ed importante. Tanto meno il gioco pericoloso delle mosse con teste di legno sulla scacchiera.


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