Partito

Coalizione a trazione PD, ecco il partito della città

L’INTERVISTA. Tra scenari nazionali e locali, parla il Presidente della Direzione  regionale.
“COALIZIONE A TRAZIONE PD, ECCO IL PARTITO DELLA CITTA’ ”.
Bragaglio: “Del Bono tra due versioni Dem: nazionale territoriale. E’ sulla via di Martinazzoli e Corsini”.

di Mauro Zappa. Bresciaoggi 02.07.2017

Ci sono due Pd. Uno nazionale, votato all’idea di una propria autosufficienza a dispetto delle sonore sconfitte inanellate nell’ultimo anno e già pericolosamente avviato lungo una strada che lo porterà all’isolamento. L’altro territoriale, radicato in città e in regione, rappresentato da esperienze amministrative che si reggono su grandi coalizioni capaci di raccogliere l’insieme del centrosinistra e del civismo. La situazione attuale del partito democratico Claudio Bragaglio, presidente della direzione regionale, la fotografa così. Invoca da parte di Renzi una riflessione approfondita, propiziatoria a un’inversione della sua rotta politica. Nel contempo si compiace per il “non diserto” pronunciato in San Cristo da Del Bono perché disponibilità declinata nel solco di quella continuità “ulivista” che prima dell’attuale sindaco è stata rappresentata da Martinazzoli e da Corsini.
La tornata amministrativa restituisce un Pd in evidente difficoltà. E’ una lettura corretta o il recente test elettorale non è da considerarsi probante?
Esprimo seria preoccupazione, sia per il risultato conseguito, sia per la rottura nel gruppo dirigente nazionale che ne è derivata, espressa attraverso le prese di distanza di Franceschini, Prodi e Veltroni nei confronti di Renzi, il quale ha cercato di dare una lettura non così drammatica del momento. Sbagliando, perché il momento drammatico lo è davvero, testimoniato dal fatto che in precedenza anche altre realtà amministrative molto rilevanti e lo stesso referendum del 4 dicembre hanno certificato un Pd nazionale fuori sintonia rispetto al Paese.

La festa del 'Brescia Pride': unire la citta'. Un successo di partecipazione e...oltre

All’indomani del ‘Brescia Pride’ polemiche ed antipolemiche non mancheranno. Uno scorrere di ruscelli fino – forse – ai fiumi in piena. E il Sindaco Del Bono che per Luxuria non rappresenterebbe la città. E un Pd piuttosto scarso in manifestazione. E il mancato patrocinio della Loggia…e così via. Non ritorno sulle mie opinioni, già espresse per l'adesione e confermate. Mi limito invece a brevi considerazioni, ottimistiche sul futuro più che sul recente passato. Dal parto con il travaglio annuale d’una Petizione in Loggia che sulle famiglie anagrafiche poteva risolversi positivamente nel giro di poche settimane, alle titubanze ed incertezze di questi mesi sul ‘Brescia Pride’. Vicenda poi conclusa, col fiatone tirato al 90° minuto, ma in modo positivo e soddisfacente. Come il Vicesindaco Castelletti e l'Assessore Fenaroli hanno poi ben esplicitato. Esiste la storia fattuale e pure quella controfattuale. Ovvero anche la ‘storia dei se’. Che non aggiusta certo il passato, ma che ha molta importanza per poter evitare gli errori del futuro.
Il ‘Brescia Pride’ è stata una gran festa dei diritti civili. Di Brescia e non solo. Festa, insisto, il modo come la gente s'è raccolta in piazza Vittoria all'ombra delle statue di Paladino, come s'è snodata in città tra musei ed antiche vie, come è stata accolta col sorriso partecipe delle persone sulle porte spalancate dei negozi. Intelligente anche nella scelta del percorso, comprese alcune limitazioni accolte con rispetto dei luoghi.





Bragaglio: finalmente una buona notizia, anche Franceschini e’ per il… centro sinistra!

Ovvero quel che dovrebbe esser l’ovvio del PD, ma che invece è una gran bella…novità! Proprio così, anche se la novità va accompagnata con l’aceto dell’ironia, necessario per render più gradito il condimento. Condivido questa sua intervista sulla Repubblica di oggi, 28 maggio. Ma in precedenza altro si era letto e detto. Del tipo: “Renzi gela Pisapia: non farò coalizioni con i traditori del PD” (7.4.17). O, da parte del presidente Matteo Orfini: "No alle coalizioni che hanno rovinato il Paese. Con Pisapia intesa complicata" (1.5.17).  Per non dire poi sul fonte opposto, da parte dell'Articolo 1 MDP con il puntuale 'pendant iperantirenziano' a far da inaccettabile contrappunto: “l’accordo col PD è possibile ma solo senza Renzi”. O la recente intervista al Corriere, in cui D’Alema non vede l’ora d’un PD alleato a Berlusconi per poter intensificare, insieme a Grillo, la ‘caccia grossa’ al PD ed allargare così dall’opposizione lo spazio al suo nuovo partito. Nella speranza anche di nuove scissioni. Speranze, in caso d'un accordo di ferro Renzi-Berlusconi, in verità tutt'altro che infondate. Stamattina in piazza Loggia per il 28 maggio molte le chiacchierate e le riflessioni sulle varie iniziative per le commemorazioni, ancora sulla sentenza, sullo spostamento d’un Prefetto di grande valore come il dott. Valenti…e le preoccupazioni sulla situazione politica del governo, del PD e delle prossime elezioni di Lombardia e di Brescia.

Caccia al cinghiale nella maremma toscana

Nell’offensiva violenta, velenosa, da vero e proprio bracconaggio in atto contro Renzi  ed il PD c’è un intreccio complesso tra il merito della critica politica ed il risvolto di torbide vicende. Un nodo da recidere rapidamente per poter separare le fondate ragioni dell’una, la critica politica, dai torti delle altre. Evitando così che si stringa pericolosamente  un nodo scorsoio al collo del PD. Per quel che ha fatto in questi tre anni, allo spregiudicato cacciatore toscano di ieri nulla verrà risparmiato, essendo  diventato –  per molti ambienti dell'establishment e non solo  - la preda  ora da braccare con mute da caccia sempre più aggressive nella boscaglia politica sempre più profonda.
Quindi non parlo degli oppositori politici da sempre espliciti, conseguenti  e coerenti. Dentro e fuori dal PD. Compreso l' MDP.  Quanto sta avvenendo mi ricorda, per molti aspetti, il torbido periodo conclusivo di Craxi. Il periodo della caccia al “cinghialone”. Si diceva.


PD in mezzo al guado…. ma come nella favola della rana e lo scorpione

In politica si possono avere idee diverse, ma non al punto da capovolgere la realtà. Allo stato dell’arte il PD sta gestendo due linee opposte tra loro.  A livello nazionale un PD sempre più solitario che non vuole la coalizione di centro sinistra, ma con l'ambiguità di possibili future aperture verso Berlusconi. A livello territoriale (Regioni e Comuni) un PD che per vincere è invece (e giustamente) coalizionale (Centrosinistra e Civismo) . Come a Milano con Sala e auspicabilmente l’anno prossimo con Del Bono a Brescia.
Può reggere una simile situazione  così contraddittoria e schizofrenica? Semplicemente no.  O si modifica la prima o il rischio è che si sfasci pure  la seconda.
A mio parere sono ormai troppo evidenti le pulsioni - temo sempre più  incontrollabili - di Renzi verso il nuovo ‘plebiscito’ sul PD, con l’anticipo delle elezioni politiche. Lasciando logorare il governo Gentiloni. O, come taluni sostengono, mettendoci pure del suo. C'è chi è convinto, che ci sarà una prossima svolta di 180° della politica renziana. Da parte mia invece il timore che l’unica svolta che gli viene d’istinto è quella di 360°. Ovvero quella che lo riporta sempre allo stesso punto di prima. Quello già visto. Quello delle molteplici varianti, ma tutte e sempre d'un medesimo gioco. Ma a quel punto pure con lo stesso risultato del referendum del 4 dicembre scorso.  Renzi come un moltiplicatore di avversari, tutti da sbaragliare, ma altrettanto puntualmente e variamente schieratiglisi contro.


Andrea Orlando a Brescia per un PD del Centro Sinistra

Gli incontri del ministro Andrea Orlando a Brescia ed in Lombardia hanno rappresentato una convincente saldatura tra il “modello di centro sinistra” dei governi locali – da Milano a Brescia, da Bergamo ad altre città lombarde – e la sua proposta di governo nazionale. Un PD non più solo, leaderistico ed isolato, ma posto al centro della ricostruzione d’un ampio campo politico e sociale progressista. Con positivi riferimenti anche a Pisapia. Quindi, nettamente distinto dalle ambiguità che attraversano il resto del PD.
Si rende così ancor più esplicita l’insostenibile schizofrenia tra l’attuale linea nazionale del PD e la costruzione di ampie coalizioni politiche e sociali nelle comunità e nei governi territoriali. Dopo il No al Referendum tutto è cambiato. Renzi - dice Orlando – non è più il “dominus”. Ed anche a me pare che, dopo quel traumatico cambio di fase politica, ci si debba attestare ben oltre il dilemma renzismo-antirenzismo, come s’attardano invece a fare sia la “guardia pretoriana dell’Augusto” che, sul fronte opposto, gli indomiti “spartachisti”. Ma con Renzi e D’Alema che si sorreggono per contrapposizione. Di conseguenza, chiarezza anche per la riforma elettorale, necessaria per restituire vita democratica al Paese con il superamento dell’Italicum e la perversa logica d’un futuro Parlamento ingovernabile, fatto da nominati e da trasformisti.


13 03 2017 Il Ministro Anna Finocchiaro a Brescia per Mozione PD di Andrea Orlando

IL MINISTRO ANNA FINOCCHIARO A BRESCIA

per Mozione PD di Andrea Orlando
Lunedì 13 marzo 2017 ore 18.00
presso la sede PD
in via Risorgimento 18 a Brescia

Comitato Andrea Orlando - Brescia


Care amiche e cari amici, care compagne e cari compagni,
Quello che vi propongo è di ridurre le distanze. Quelle economiche, sociali, culturali. E anche le distanze tra di noi. Non è semplice perché viviamo in un mondo lacerato, in una società divisa e alla fine queste divisioni si sono proiettate anche su di noi. In un tempo nel quale il Presidente della Cina comunista fa l’elogio della globalizzazione e il Presidente degli Stati Uniti si pone alla testa dei suoi detrattori non ci sono ricette semplici e non basteranno slogan efficaci. Io avanzo alcune proposte e un percorso per costruirne insieme altre. Sì, perché vorrei che questi giorni che ci separano dal congresso siano anche l’occasione per far crescere dal basso un progetto, coinvolgendo quella parte del Paese che può guardare a noi e riconoscersi. L’Italia è un Paese bellissimo, l’abbiamo detto tante volte, ma è anche un Paese che continua a soffrire. Ha grandi risorse inespresse, il nostro lavoro è farle uscire allo scoperto, mobilitandole verso una riscossa civile e sociale. E questa riscossa può avvenire soltanto con i piedi ben piantati in Europa. “Se costruiremo soltanto amministrazioni comuni, senza una volontà politica superiore, rischieremo che l’Europa appaia senza calore, senza vita ideale”. Tenendo a mente queste parole di Alcide De Gasperi, vorrei che il nostro sguardo fosse costantemente rivolto all’Europa, non solo perché là si collocano le nostre radici, ma soprattutto perché là sta il nostro avvenire, la dimensione minima per combattere l’ingiustizia e difendere la pace.


leggi la Mozione
www.unita.tv/focus/mozione-congressuale-andrea-orlando/





Bragaglio: nel PD con Andrea Orlando

Rimango nel percorso congressuale - diversamente da altri amici con i quali ho condiviso impegni e battaglie politiche - per sostenere una prospettiva di cambiamento del PD renziano. In continuità, per quanto mi riguarda, con un cambiamento di linea e di politiche sociali sostenuto in questi anni, in modo da poter ancorare il PD al centro sinistra. Verificandone poi l’esito. Con un’ispirazione che mi ostino a definire “ulivista”, intesa come il riconoscimento del pluralismo dei riformismi (di sinistra, cattolico democratico e laico) come ha riproposto Romano Prodi. E come Brescia – da Martinazzoli in poi - ci ha insegnato. Paolo Corsini ha parlato d’un “arrivederci”. Auspicabile, anche da parte mia, per quanto siano incerti i futuri approdi, ma consapevole che sarà il cammino stesso a determinarne la meta. Non mi affido solo a speranze, in questi anni spesso vanamente consumate. Tantomeno a chi ritiene che questa dolorosa rottura rappresenti una liberazione da zavorre e dai nostri problemi.




Bragaglio: una sollecitazione a Del Bono per riaggregare un nuovo Centrosinistra

L’INTERVISTA A BRESCIAOGGI. L’esponente del PD Claudio Bragaglio interviene sul momento difficile che sta attraversando il partito: "il rischio della scissione è reale, scenario indecifrabile". "Tocca al Sindaco esprimere una leadership in grado di avviare un percorso di alleanze in vista del voto del 2018 allargando l’area politica pronta a sostenere la sua rielezione".

di Mauro Zappa
Si dichiara contrario a ogni ipotesi di scissione, pur reputandola probabile: «Forse è stato varcato il punto di non ritorno. Se ciò accadesse, avrebbe i connotati di un’autentica esplosione, da qui la drammaticità del passaggio». Nel caso, lo scenario che si aprirebbe secondo Claudio Bragaglio, esponente del Partito Democratico della cui direzione regionale è componente, sarebbe «indecifrabile». In ragione di ciò e in vista delle elezioni in città nel 2018, «il mare che si dovrà solcare sarà tempestoso e la rotta controvento, occorre quindi attrezzare il veliero per una navigazione che si annuncia difficile». Come? Affidando a Del Bono «un ruolo politico volto a costruire un’aggregazione, sempre nell’ambito del centrosinistra, nuova rispetto al 2013»…

MAH...CI SI METTE PURE LA CORTE A FARE UN PO' DI MESTIERE CHE NON È PROPRIO IL SUO!

L’impressione è netta. Sperando da parte mia di sbagliare. Con la crisi delle istituzioni e paventando il rischio del vuoto di potere la Corte Costituzionale prova - su certi passaggi delicati ed importanti - a fare supplenza politica al Parlamento e pure ai Partiti.
Absit iniuria…ma se osservo anche nomi e cognomi di alcuni giudici non mi sorprendo di certe intenzioni e di quest’ambizione, persino vocata ad un azionismo…interpartitico.
Leggeremo le motivazioni per poter cambiare - se del caso - opinione. Ma contro precedenti sentenze, si mantiene pure un buon 65 per cento di Deputati nominati (I Capilista).  Ma non è che i “deputati nominati” dai segretari di partito andassero bocciati nel “Porcellum” di Calderoli, mentre possono passare indenni – e son la maggioranza degli eletti della Camera – nel nuovo Italicum.
Dopo tale sentenza, nelle intenzioni che traspaiono, l’alternativa mi sembra piuttosto chiara.
Chi vuol votare subito pensa ad un PD solitario, più o meno al 30-33%, o mal accompagnato ed alleato in futuro a Berlusconi, con un Patto del Nazareno bis. Ed un sistema politico-istituzionale di tipo neocentrista e tolemaico.
Chi punta al voto del 2018 pensa invece alla scommessa di ricostruire un Nuovo Ulivo. Ovvero una coalizione di centro sinistra che  mediamente ha viaggiato attorno al 45 per cento dei voti. Ed un sistema di alternanza di tipo bipolare.
Tertium non datur!
Tanto valeva, ed era molto meglio, non togliere il ballottaggio, rendendo però possibile il ballottaggio anche tra coalizioni (ch’era impedito dall'Italicum). Come avviene da più di vent'anni nei Comuni medio grandi, con evidenti effetti positivi di rappresentatività e di stabilità di governo.
Se le intenzioni, poi, son quelle di tagliar le gambe in questo modo al populismo salvinian-grillino - con l'azzardo di elezioni precipitate ed una spericolata operazione neocentrista - resta da vedere nelle prossime settimane le reazioni della politica e quanto di ciò si avveri...
Sapendo però che ormai da tempo tra intenzioni e realizzazioni della 'politique politicienne' son saltate tutte quante  le...congiunzioni! brg

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