Partito

Proposte vere di riforma per la Lombardia prima di spendere 30 milioni per il referendum

Da giorni s’è riaccesa l’attenzione sul Referendum, proposto dal presidente Maroni, per maggiori poteri alla Lombardia. E su cui già si sono opportunamente soffermati  - seppure con alcune tonalità diverse - il sindaco Emilio Del Bono ed il segretario del Pd Michele Orlando.

Che vi sia un intento strumentale della Lega è evidente. Anche perché finora essa s’è sottratta ad un confronto stringente in Parlamento sulla riforma del Titolo V della Costituzione, riguardante appunto i poteri delle Regioni. Poi capisco la tentazione - persino ‘voluttuosa’ per troppi politici -  di considerare le istituzioni una variabile dipendente dalla loro collocazione di governo e di potere. Al punto d’essere scatenati ‘autonomisti’ quando sono all’opposizione e ferrei ‘centralisti’ quando hanno in pugno le redini del governo. Ciò vale  pure per la Lega, in prima fila a sostegno d’un proprio centralismo regionale contro province e comuni. Come avvenuto anche di recente sulle deleghe, sollecitate dal presidente Mottinelli per Brescia.

Contento della vittoria nel Labour di Corbyn il rosso? no e..sì.

Il ‘No’ è presto detto: è probabilmente una scelta elettorale perdente.

Il ‘SI’ è un po’ più complicato. Richiede un giro di riflessione piuttosto  lungo, che ha a che fare con l’onda dei populismi e dei radicalismi. Al plurale, sempre. Perché nella storia anche recente non esiste populismo o radicalismo al singolare. Stando sul versante della sinistra Spagna, Grecia e la stessa Italia, con il M5S, ci dicono di un populismo/radicalismo figlio della crisi economica e della rottura degli equilibri geopolitici. Dell’incapacità del riformismo socialista-progressista di farvi fronte. Dell’Europa stessa, nello scacchiere mediterraneo, con guerre e migrazioni bibliche. Il tutto ben prima di Renzi.

Le risposte? Più o meno tutte in una rincorsa al ‘centro’. O con governi di solidarietà o con partiti che – come il PD renziano – inseguono il ‘centro’. Per identificarsene come 'partito della nazione'.

Mi si obietta: il solito politicismo. Stupidaggini. Cinici propagandisti od anime candide all’unisono ripetono sempre il solito 'refrain': prima i programmi, poi ne consegue il posizionamento politico ed elettorale.

Una riflessione sulla scelta dell'amico on. Lussignoli di lasciare il PD

Ho letto con molta attenzione la lettera aperta, ripresa dal Giornale di Brescia, che l’on. Piero Lussignoli ha inviato al segretario provinciale del PD, Michele Orlando. E con la quale egli comunica di lasciare il PD. Una lettera che addolora profondamente, ma che non mi sorprende. Che venga poi da una persona come Lussignoli – per la grande stima di cui gode, per la sua biografia, per il valore del suo impegno sociale, politico, amministrativo e parlamentare – è motivo di ulteriore riflessione. E – mi auguro - non di rimozione. Ma – con tutta sincerità – non mi va di fingere stupore, perché egli ha espresso motivazioni sulle scelte del segretario e del presidente Renzi, nonché sullo stile della sua direzione del partito, che sono molto diffuse e che stanno alla base d’un distacco che si è già ampiamente registrato sia nel voto che nelle iscrizioni al PD. Anche nella nostra Provincia.
Si tratta della “scissione silenziosa”, di cui si parla. Che poi tanto silenziosa non è, se consideriamo i dati dell’astensione nel voto e il calo vertiginoso degli iscritti. Per molti di noi questo è un problema enorme. Allarmante. Per altri lo è molto meno, calcolando solo il numero attivo dei votanti, sia nelle assemblee elettive che nel partito. Ritenendo che: tanto chi non vota non conta. Anche se la storia, in fasi di crisi e di rotture, s’è spesso incaricata di dimostrare proprio il contrario. Colmando vuoti, costruendo alternative.

Meeting della Sinistra Riformista di Brescia con il ministro Maurizio Martina

Sabato, 18 luglio 2015, ore 16.45 -21.00

presso il Bistrò Popolare, via Industriale 14, Brescia

RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI  E LEGGE DI STABILITÀ:

PER UNA NUOVA STAGIONE DI COMUNI E PROVINCE

partecipano:

Carlo Fogliata -  apertura  dei lavori, Paolo Pagani – Coordinatore Sinistra Riformista, Michele Orlando – Segretario Provinciale PD, Miriam Cominelli – Deputata PD, Pier Luigi Mottinelli – Presidente della Provincia, Antonio Bazzani – Consigliere Provinciale Fabio Capra – Capogruppo PD Loggia, Elvio Bertoletti – Assessore Villachiara Massimo Ottelli – Responsabile Enti locali PD, Massimo Reboldi – Ufficio Presidenza ACB, Monica Peci - Conferenza dei Sindaci ASL, l’Eurodeputato Antonio PANZERI

Intervento conclusivo del ministro, MAURIZIO MARTINA, Ministro Politiche Agricole

Il Renzi 2 è sbarellato? 'Io speriamo che me la cavo', ma con un....Renzi 3

Ho persino l’impressione di confidare nell’intelligenza (ma soprattutto nello spirito di autoconservazione) di Renzi più di quanto stiano facendo molti inquieti renziani che vedono letteralmente sbarellare il 'loro' leader.

Prima la beatificazione delle primarie, da lui ficcate poi nel girone più profondo  dell’inferno.

Prima il povero Orfini a sostenere che il sindaco Marino era da difendere, senza se e senza ma, perché era l’antimafia capitale, poi con una battuta renziana un Sindaco da affossare.

Prima scuola e  precari subito, poi  invece  il tutto va slittato al prossimo anno con la scusa di 3 mila emendamenti fotocopia che verrebbero  bellamente scavalcati in aula persino dal più ebete dei canguri.

Dopo le regionali Renzi davanti ad un bivio. Dalla luna di miele a quella… di fiele?

Siamo ad un bivio: aut…aut.

O – in preda ad un irrefrenabile renzismo d’antan -  Renzi, con i renzisti a far da pretoriani, avanti tutta e per tirar diritto. Con un po’ d’aritmetica a dar loro il fondamento della ragion pura. Ma molto meno - penso – quello della ragion pratica. “Tot Regioni prima di me, dopo tot Regioni con me…”. Ed il conto  dei numeri torna. Se qua e là si perde è solo per colpa della sinistra interna-esterna, della Bindi, di Cofferati,  quindi avanti tutta con gli asfaltatori. Con la pretesa singolare di esigerne i voti, da quelli di sinistra, ma pure il loro inerte e sofferente silenzio, quindi… rottamiamoli ben bene. Alla svelta, prima che abbiano il tempo d’accorgersene e di gridare.

O viceversa – consapevoli che l’aritmetica non sostituisca la politica - non privarsi d'un qualche pensiero più realistico e d'una qualche preoccupazione in più.

Del tipo:

Nel triangolo delle Bermuda (che ruota attorno alla Presidenza del Consiglio) spariscono i problemi politici del Paese, di Regioni e di Città? C’è o no un calo vero del PD rispetto alle europee?  De Luca, con i De Mita ed i Cosentiniani, ed i prossimi guai con la Severino, ha un qualcosa a che vedere per davvero con il renzismo?  Emiliano, poi, renzista pure lui con la sua grande coalizione dall’Udc a Sel, e la sua propensione per un governo coi grillini?  E che dire della candidatura d’una renzista imposta, squalificata ed insulsa come la Moretti? A bella posta questa Ladylike, pretesa dagli avversari di Renzi e dalla lobby degli Inestetisti,  pur di far stravincere Zaia?  E della Paita, poi, con relativo capolavoro ligure già dalla primarie?

E via via elencando...

INCONTRO CON BERSANI, LUNEDI’ 18 MAGGIO, ORE 17.45, A BRESCIA

La Sinistra Riformista del Partito Democratico di Brescia promuove per  Lunedi 18 maggio, alle ore 17.45 presso l’Accademia LABA, via don Vender 66 (zona Urago Mella) Brescia,  un incontro con l’on. PIERLUIGI BERSANI.  Introduce PAOLO PAGANI, coordinatore provinciale della Sinistra Riformista. Interviene CHIARA BELOTTI, candidata PD al Consiglio Comunale di Lonato.

La difficile situazione politica ed economica, in Italia ed in Europa,  il dibattito sulle riforme costituzionali ed elettorali, le prospettive del PD e della sinistra italiana, nonché le politiche e le scelte del Governo Renzi costituiscono elementi di valutazione e di impegno per il cambiamento,  su cui approfondire la nostra riflessione ed avanzare proposte programmatiche e di iniziativa politica.

Presentazione del libro di Iginio Ariemma

Segnaliamo la presentazione del libro di Iginio Ariemma "IL TRAMONTO DI UNA GENERAZIONE. Dalla fine del PCI al Partito Democratico di Renzi"  Lunedì 27 aprile alle ore 18 presso la LABA via Don Vender 66, Urago Mella, Brescia. Partecipano i senatori Vannino Chiti, Alessandro Maran, Paolo Corsini e con Claudio Bragaglio, Pierangelo Ferrari, Iginio Ariemma, autore del libro.

Incontro organizzato e promosso da Fondazione DS Brescia

Documento della Sinistra Riformista del PD bresciano

Noi della Sinistra Riformista del Pd bresciano guardiamo con grande interesse, e soddisfazione, all’iniziativa unitaria di tutte le aree della sinistra interna del Pd che si è svolta sabato 21 Marzo a Roma, a cui abbiamo partecipato con una nostra delegazione. L’unificazione, anche organizzativa, della sinistra del Pd, come abbiamo ribadito e più volte sollecitato nei mesi scorsi, costituirebbe un fatto positivo sia per rafforzare ulteriormente il ruolo del Pd, sia per dare più forza al superamento di alcuni limiti di questa stagione di riforme. Una stagione che costituisce  un merito evidente del Governo Renzi, che ha introdotto elementi di cambiamento nella politica italiana. Mettendo a frutto, cosa che non va dimenticata, l’affermazione del centrosinistra alle elezioni del 2013 e l’azione del Governo Letta.

Riteniamo che alla Riforma costituzionale vadano apportati ulteriori significativi correttivi quali il rafforzamento del ruolo di terzietà del Presidente della Repubblica, i diritti delle minoranze parlamentari e una migliore definizione delle competenze di Stato e Regioni, attenuandone l’impianto troppo centralistico. La riforma elettorale, già significativamente cambiata rispetto alla proposta originaria, necessita, in rapporto alla riforma costituzionale, di almeno due modifiche sostanziali: la drastica riduzione dei capilista bloccati (o l’introduzione dei collegi uninominali) e la possibilità del collegamento tra liste fra primo e secondo turno, come peraltro avviene già nelle elezioni comunali.

 

Ruolo dei cattolici e identità politica del PD

Difficile sottrarsi alle suggestioni dell’on. Alfredo Bazoli esposte in: “La solitudine dei cattolici in politica”, sul Giornale di Brescia del 2 dicembre. Anche per chi, come me, esprime un diverso punto di vista. Bazoli si interroga sui silenzi che hanno accompagnato varie scelte su temi sociali, economici ed istituzionali, evidenziando come l’area cattolica possa rimanere “confinata” solo ai temi eticamente sensibili. Ma con il rischio d’essere percepita come una “lobby”. Il problema posto da Bazoli è di tutta importanza e mi permetterei di coglierlo nello specifico sul ruolo dei cattolici nel PD.  Così posto il problema, non mi risulta però evidente il percorso da lui proposto. A mio parere la riflessione  meriterebbe di spingersi oltre un confine culturale, per guadagnare in concretezza politica. Affrontando di petto anche il “perché” d’una tale situazione nel PD.
Singolare, per esempio, è rilevare uno scarso ruolo dei cattolici, quando il vertice “reale” del PD è oggi per lo più di ascendenza cattolica. A partire dal segretario-presidente Renzi. Singolare, ma in apparenza, in quanto la riflessione dell’on. Bazoli mi pare alluda a questioni più di fondo che riguardano la natura politica ancora irrisolta del PD.



Renzi dal 41,2 al 36,3%, meno 5 punti in un solo mese

Renzi: dal 41,2 al 36,3%. Meno 5 punti in un solo mese, per colpa di quel  ‘gran gufo’ di Ilvo Diamanti.  Vero che è solo un sondaggio, per fortuna. Ma è pure il segnale d'una crepa, anche se non ancora d’un allarme. Per questo può essere un segno di tempi, seppur modesti, da salutare e da rilevare - per lui e per tutti noi - per capire quel che finora Renzi non ha capito e per far  risalire la china sua e del Paese. Quindi per ‘cambiare il verso ’ di questi suoi deludenti mesi di governo!“Cambiamento” è stata finora la magia della parola di Renzi.  A volte, per l’opinione pubblica, come la polverina magica di Trilli, la fatina di Peter Pan. Spesso, per i 'nemici' di cui ha bisogno ogni giorno in overdose, come una frusta.  Bene. Ma, come direbbe il Qoelet biblico, c’è un tempo in cui il cambiamento (come una frusta) vale per gli altri ed  un tempo in cui il cambiamento (sempre come una frusta)  deve valere pure per se stessi. Renzi incluso.

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